1133 (Sdc – nov. 2015) – Scaldarsi in inverno davanti a una camino o a una stufa a legna osservando le fiamme e i giochi di luci e ombra ci fa sentire a contatto con la natura. Eppure questa pratica così amata dai nostri nonni – e tornata in voga recentemente anche a causa della crisi economica – presenta degli elementi di rischio per l’ambiente ma soprattutto per la salute delle nostre famiglie. A lanciare l’allarme sugli effetti nocivi del riscaldamento domestico a biomasse sono in tanti, in primis il Ministero della Salute, le Arpa regionali e l’Enea che ha presentato l’ultimo studio sull’argomento (“Gli impatti energetici e ambientali dei combustibili nel settore residenziale”) mercoledì 11 novembre in un evento promosso a Roma da Assogasliquidi e Anigas, le associazioni rappresentative dei settori gas naturale e liquefatto. La combustione delle biomasse legnose, infatti, se è considerata neutra dal punto di vista delle emissioni di anidride carbonica è invece molto dannosa per la salute umana e la qualità dell’aria a causa delle emissioni di particolato, ossidi di azoto e composti organici volatili, sostanze molto pericolose che provocato malattie respiratorie anche mortali e che sono cancerogene. È stato dimostrato che il 99% delle emissioni di particolato del settore civile è dovuto proprio alla combustione delle biomasse legnose. L’incidenza delle concentrazioni di inquinanti e composti tossici (fra cui particolato e benzoapirene) nella diffusione di patologie dell’apparato respiratorio è riconosciuta da diverse indagini epidemiologiche a livello mondiale. Il progetto VIAAS del Centro Controllo Malattie del Ministero della Salute valuta per l’Italia in circa 30.000 decessi l’anno l’impatto del solo particolato fine sulla salute, pari al 7% di tutti i decessi, esclusi gli incidenti. Secondo l’OMS il particolato assume particolare rilevanza per la sua patogenicità a concentrazioni maggiori 10 ug/m3. La situazione diventa quindi critica in alcune aree sensibili, con conseguente aumento delle patologie per l’apparato respiratorio, come Pianura Padana, Roma e Napoli, dove le concentrazioni di particolato restano superiori non solo ai 10 UG/M3 considerati dall’OMS, ma anche ai limiti europei. Per tali aree, è necessaria una riduzione delle concentrazioni, attraverso standard emissivi più stringenti sui piccoli impianti a biomasse o misure che scoraggino l’uso delle biomasse nel residenziale, a favore della sostituzione di camini aperti/chiusi con tecnologie a gas o con produzione di calore tramite altre rinnovabili (elettriche o termiche). Ma, nonostante questi dati autorevoli e comprovati, le biomasse legnose godono addirittura di politiche fiscali che ne incentivano la diffusione. Inoltre la Legge di Stabilità su cui il Parlamento sta lavorando prevede l’inserimento di ulteriori incentivi. Tale trattamento preferenziale accordato alle biomasse dovrebbe invece esser riequilibrato, per tener conto degli impatti negativi sulla salute umana e sull’ambiente. Sarebbe poi indispensabile introdurre standard emissivi più rigorosi da applicare alle tecnologie incentivabili, in modo da costituire un’ulteriore spinta all’accelerazione tecnologica necessaria per la transizione verso sistemi energetici meno carbon intensive. I dati presentati dallo studio ENEA hanno trovato conferma anche nei dati di diverse ARPA regionali intervenute all’evento e da INSERM (Institut National de la santè et de la recerche medicale) che confermano gli impatti ambientali e sanitari derivanti dall’impiego delle biomasse nel settore del riscaldamento.
Per saperne di più:
http://assogasliquidi.federchimica.it/AreaStampa/dettaglio-news/2022/08/12/da-studio-enea-l’allarme-sulle-biomnasse-legnose
Autore: Assogasliquidi
Data: 18 novembre 2015
Riscaldamento: legno e pellet sono un rischio per salute e ambiente?
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