Cose da non credere 2019, investigando sul nuovo consumatore
Settima edizione di “Cose da non credere”, l’evento organizzato da Unc e dedicato alla consapevolezza dei consumatori. Nuova location, il We-Gil di Roma, struttura di architettura razionalista degli anni Trenta, utilizzata come palestra dai giovani del tempo, ma soprattutto format del tutto innovativo: i partecipanti (addetti ai lavori, portatori di interesse, protagonisti della comunicazione, rappresentanti delle aziende, etc.) si sono messi in gioco in una vera e propria investigazione da film giallo per scoprire l’”assassino”, cioè le nuove tendenze di consumo.
Divisi in quattro investigation room contraddistinte da un colore, gli ospiti hanno lavorato in gruppi per un’ora, seguendo gli indizi messi a disposizione per delineare l’identikit del “nuovo” consumatore e i suoi stili di acquisto. A vivacizzare la discussione, la presenza degli attori della “Compagnia della farfalla” che con le loro incursioni hanno dato un tocco artistico al pomeriggio, ma anche un contributo all’indagine portando alcuni indizi fisici.
Alla fine dell’investigazione il Presidente di Unc Massimiliano Dona e il professor di marketing all’Universita Roma Tre, Carlo Alberto Pratesi hanno svelato il volto e le caratteristiche dei quattro personaggi su cui i presenti hanno ragionato (anche in maniera molto fantasiosa!) per tutta l’ora precedente; ecco dunque materializzarsi in plenaria il giovane startupper italo-filippino Bryan Natavio, ideatore di un software che semplifica ai ristoratori la gestione del food delivery; la mamma blogger Flora Pellino appassionata di sport e moda, ma con un occhio al risparmio; la manager Stefania Sammartano, donna in carriera attenta all’alimentazione, che si muove in bicicletta o monopattino elettrico e quando è il caso di festeggiare predilige lo champagne; l’avvocato over 60 Fabio Pulsoni, amante della buona cucina e delle auto di lusso con una predilezione per la tecnologia fuori e dentro casa.
Non è stato facile per i nostri detective scoprire chi ci fosse dietro gli indizi e proprio questo era il senso del gioco: non esiste più un consumatore stigmatizzato dentro gli schemi (dal canale di acquisto alle marche a cui è affezionato, passando per l’utilizzo dei social network e il tipo di alimentazione), ma siamo di fronte ad una tale segmentizzazione che può capitare ad esempio che un’appassionata di shopping consideri suoi marchi di riferimento Louboutin e H&m, così come un ventenne non sia interessato ai social e un sessantenne sia entusiasta della tecnologia e dialoghi con la sua a casa attraverso l’assistente vocale di Amazon
Per dovere di cronaca ad aggiudicarsi il premio in palio è stata la squadra viola che ha investigato per scoprire l’identikit di Fabio Pulsoni (che era in incognito nel suo gruppo!).
Al professor Pratesi il compito di concludere questo pomeriggio di investigazione, di gioco, di ricerca ma anche, come consuetudine, di confronto e crescita con una relazione dal titolo “Il poco che spiega il tanto: dal marketing al customering passando per gli small data”.
Per rivivere le emozioni di “Cose da non credere” 2019 guarda le foto
Autore: Simona Volpe
Data: 9 luglio 2019