
Oltre cinquanta giornalisti hanno preso parte al
Corso di formazione: “Consumatori tra informazione on line e fake news” (accreditato dall’Ordine dei giornalisti del Lazio), promosso dall’
Unione Nazionale Consumatori in collaborazione con
Facebook Italia.
Tra gli
speaker del corso, che si è tenuto a
Binario F presso l’Hub di LVenture Group e LUISS EnLabs (Stazione Termini di Roma), sono intervenuti: rappresentanti dell’
Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato e dell’
Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, del
Reputation Institute, della
RAI, di
Facebook Italia e della stessa
Unione Nazionale Consumatori.
Massimiliano Dona, Presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, ha aperto i lavori con una relazione focalizzata su
pubblicità, influencer marketing e
comparatori on line: sono proprio questi (ha spiegato) alcuni dei canali attraverso cui si diffonde buona parte delle informazioni scorrette che raggiungono i consumatori e rischiano di influenzarne le scelte. “Il fenomeno delle
fake news è complesso: si può trattare di
notizie inventate,
esagerazioni,
manipolazioni,
leggende metropolitane,
pubblicità ingannevole, ma anche gli immancabili
sistemi piramidali,
virus,
falsa solidarietà,
click bait,
phishing, per arrivare poi ad uno dei fenomeni della moderna comunicazione commerciale: l’
influencer marketing.” Attraverso il racconto di storie di consumatori pervenute agli sportelli dell’Unione, l’avvocato Dona ha suggerito alcune chiavi per combattere il problema delle false informazioni
online:
confrontare i prodotti su diverse piattaforme,
resistere all’emotività,
verificare la url (l’indirizzo del sito), non credere alle
foto (sono il grande inganno: attirano, ma spesso sono distoniche rispetto al contenuto), non fermarsi al
titolo, verificare le
fonti, non essere
pigri, rafforzare le proprie convinzioni (
empowerment).
Marco Delmastro, Direttore del Servizio Economico Statistico di AGCOM, ha spiegato nel suo intervento in che cosa consiste l’impegno di Agcom per le corrette informazioni. L’economista ha precisato che l’Autorità è perlopiù preoccupata di quelle che sono vere e proprie
strategie di disinformazione, che possono essere di matrice ideologica o commerciale: un
business e un
pericolo. “L’informazione ormai è un prodotto che ha per quasi tutti i media
prezzo zero e se è vero che generalmente il prezzo definisce l’equilibrio tra domanda e offerta, nel caso del prezzo zero è difficile che ci sia un equilibrio, quindi è molto facile che ci sia uno scompenso tra domanda e offerta. Proprio perché non è nota la reazione da un punto di vista economico dei consumatori alle notizie, è facile produrre una crescente offerta di
hard news”, ha spiegato Delmastro. Pertanto, c’è bisogno di una solida
specializzazione da parte dei giornalisti, per fornire quella base informativa corretta rispetto alla quale ognuno poi si forma le proprie opinioni e fa le sue scelte. La
post verità è tutto ciò che circonda la verità: tutte le
opinioni, i
pregiudizi su un determinato fatto, che -diventando grandi, cioè trovando riconoscimento da parte di altri- diventano più importanti della verità stessa. In un’epoca in cui la
post verità spodesta il valore del fatto, i giornalisti hanno in un certo senso il dovere di leggere la realtà in modo complesso e tutti noi dovremmo rifuggire dalle interpretazioni facili della realtà.
Il Vicepresidente del Reputation Institute, Fabio Ventoruzzo, ha messo al centro della sua relazione il legame
emotivo del consumatore con l’impresa, che si forma sulla base di ciò che le persone
percepiscono dell’azienda, del
racconto che ne fanno gli altri. La
reputazione ha un forte impatto sul
business delle aziende stesse. È per questo che tutte le aziende dicono che la reputazione è una priorità. Tuttavia, sottolinea Ventoruzzo,:“sono poche le aziende che, oltre a
preoccuparsi della reputazione, si
occupano anche della propria reputazione per costruirla con i migliori strumenti e intenzioni”. Le
fake news possono inquinare la reputazione dell’azienda perché agiscono con facilità “sulla pancia” delle persone e ne influenzano rapidamente l’
opinione.
Roberto Sommella, giornalista e Direttore Relazioni Esterne e Rapporti Istituzionali dell’AGCM, ha sottolineato il ruolo dell’Autorità nel monitorare e sanzionare le pratiche commerciali scorrette, quindi la falsa informazione commerciale. L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, afferma Sommella, ha in Italia una doppia funzione: tutela la concorrenza (attraverso la legge Antitrust, 1990) e tutela i consumatori (con il Codice del Consumo). Ogni informazione di un prodotto e delle sue caratteristiche deve essere
trasparente,
non discriminatoria e
non omissiva: quest’ultimo è il punto: “noi stiamo attenti anche dove non c’è notizia, dove l’informazione divulgata è incompleta”. Il giornalista ha commentato che i
diritti dei consumatori che l’Autorità tutela nello spazio comune europeo sono, a suo parere, dei
diritti di cittadinanza. “È fondamentale che i consumatori conoscano i propri diritti. Io li chiamo diritti di cittadinanza e non c’è cittadinanza senza
consapevolezza”. La consapevolezza dei propri diritti scaccia la paura e questo dinamizza il mercato, favorisce l’economia.
Fabrizio Ferragni, Direttore Relazioni Istituzionali della RAI, ha posto l’accento sul fatto che il corto circuito nel sistema delle informazioni (il problema delle
fake news) risiede nel fatto che “il giornalista oggi non è più un
testimone, un
cronista di un
fatto che vede e racconta, ma è il certificatore della
verosimiglianza di una notizia”. In questo scenario –ha spiegato il giornalista– servono dei giornalisti più
preparati,
esperti,
attenti a
verificare costantemente le
fonti, in modo da saper
presidiare la circolazione di notizie non controllate, che potrebbero rivelarsi false, e con prontezza saper dare la propria
certificazione.
Laura Bononcini, Public Policy Director di Facebook Italia, oltre a fare gli onori di casa (Binario F è stato inaugurato da Facebook), ha incentrato il suo
speech sulle iniziative delle piattaforme
on line nel contrasto delle
fake news. Le norme oggi vigenti per reagire alla circolazione delle false informazioni –spiega Bononcini– non sono strumenti sufficienti. La disinformazione è un problema per il quale Facebook ha attivato
policies specifiche: spesso però un contenuto è rubricabile come
disinformazione non illegale e qui il lavoro di gestione delle notizie diventa complicato. In altre parole, se la disinformazione è illegale, come la diffamazione nel caso dell’Italia, questa viene rimossa. “Ma nel caso di disinformazione non illegale –ha precisato Bononcini – possiamo solo cercare di ridurla, grazie al lavoro dei
fact checkers e attraverso lo strumento dell’
educazione delle persone: fornire ai consumatori informazioni e contesto per permettere loro di capire in prima persona se una notizia è falsa”.
Come sgombrare dunque il campo dalle
fake news? E’ stato questo l’interrogativo che ha fatto da filo conduttore alla mattinata di confronto: dalle
Istituzioni alle
aziende, dagli operatori dell’
informazione ai
consumatori siamo chiamati tutti a maggiore
senso di responsabilità, soprattutto in questo periodo che chi ci separa dalle elezioni europee di maggio. Non sorprende, che nei mesi scorsi
Federica Mogherini, Alta rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, nel commentare l’impegno dell’Europa a contrastare le
fake news, abbia dichiarato : “u
na democrazia sana si basa su un dibattito pubblico aperto, libero ed equo. È nostro dovere proteggere questo spazio e non permettere a nessuno di diffondere disinformazione che alimenti l’odio, la divisione e la sfiducia nella democrazia.”
Non possiamo che fare nostre le parole della Mogherini e continuare a lavorare per fornire ai consumatori un’
informazione trasparente.
Autore: Unione Nazionale Consumatori
Data: 21 gennaio 2019