Esiste un
diritto al cambio merce nei negozi fisici? Molti consumatori sono convinti di
poter cambiare idea dopo un acquisto. Ma è davvero così? Insomma, il
diritto di recesso vale anche per la merce acquistata in negozio? La
politica di reso è un diritto per il consumatore?
Si tratta di domande all’ordine del giorno che possono capitare per gli acquisti di tutti i giorni, dai capi di abbigliamento ai prodotti di elettronica, dall’arredamento per la casa alle calzature. Eppure spesso i consumatori fanno confusione: quante volte restiamo perplessi all’interno di un negozio davanti al cartello
“la merce non si cambia”… Sarà vero? In quali casi possiamo cambiare un prodotto? Esiste un termine per fare il reso e quali condizioni può imporre il negoziante per consentire il cambio merce? Il prodotto deve avere l’etichetta o posso toglierla? Serve lo scontrino per il cambio del prodotto?
Se provate a chiedere in giro, scoprirete che la maggior parte dei consumatori crede che il
cambio merce ci spetti per legge, ma è davvero così? Sono i negozianti a dimenticare i propri obblighi verso i consumatori oppure questi ultimi a lasciarsi andare a richieste impossibili? Facciamo un po’ di chiarezza su tutte le regole che devono seguire negozianti e consumatori riguardo al cambio merce.
Posso cambiare la merce in negozio?
Dipende. Ci sono delle regole precise che consentono il
cambio merce, ma in linea generale (anche se può sembrare ingiusto)
l’acquirente non ha il diritto di ottenere il cambio della merce se ha acquistato all’interno di un negozio!
Negli acquisti tradizionali, infatti, la legge stabilisce che, una volta stipulato il contratto, questo
“ha forza di legge tra le parti”: ciò vuol dire che non può sciogliersi se non per le ragioni previste dalla legge! Quindi, se le
motivazioni del consumatore sono d’ordine “personale” (ha sbagliato la taglia, il colore oppure il destinatario di un regalo per qualunque ragione non lo gradisce),
non esiste per legge un diritto al cambio della merce!
A questo punto, in molti si chiedono come mai, allora, nella maggior parte dei negozi, una volta effettuato il pagamento ci viene ricordato di
conservare lo scontrino per eventuali cambi: in questi casi, si tratta di
politiche discrezionali del singolo negozio o della catena (pensiamo a quando per un regalo ci viene dato lo “scontrino di cortesia”).
E’ chiaro che spesso gli esercenti decidono liberamente di consentire il cambio del prodotto per
strategia commerciale, per
fidelizzare in qualche modo la clientela, ma proprio perché si tratta di
scelte discrezionali è lo stesso commerciante a stabilire delle regole del gioco! Così, alla cassa, l’addetto ci spiega che il
cambio sarà possibile entro un certo termine o a determinate condizioni che il consumatore dovrà rispettare se vuole approfittare della possibilità di cambiare il prodotto!
Ed infatti, tornando ai cartelli, spesso troviamo scritto
“la merce venduta in promozione non si cambia” oppure “
i saldi non si cambiano durante il weekend”. Si tratta di limitazioni perfettamente legittime considerato che il reso, in queste situazioni, come detto, rientra nelle
politiche del venditore che quindi può comunicare eventuali limitazioni: spesso, oltre allo scontrino fiscale si richiede che la merce sia perfettamente integra, munita delle etichette o del cartellino originale!
Quando il negoziante è obbligato al cambio merce?
Il
Codice del Consumo prevede che il
diritto alla sostituzione o alla riparazione (nei casi più gravi, si può persino richiedere la restituzione dei soldi) diventi però obbligatorio per il commerciante nel caso in cui la
merce sia difettosa o
presenti dei malfunzionamenti. Insomma, ogni prodotto di consumo ha una
garanzia di 2 anni e il venditore è obbligato ad adempiere gratuitamente ai suoi doveri verso il cliente (ciò significa, ad esempio, che non può addebitargli dei costi di riparazione né sostituire la somma spesa con un voucher).
Naturalmente deve trattarsi di un
difetto “congenito” del prodotto, cioè sussistente già al momento della consegna: vale a dire che se il danno è stato causato dal cliente, magari lavando in modo sbagliato un capo di abbigliamento o facendo cadere in acqua un dispositivo elettronico, il consumatore non avrà diritto al cambio merce.
Il diritto di recesso per gli acquisti online
Una disciplina completamente diversa si attua nel caso di
acquisti online. Com’è noto, infatti, nel caso di
“acquisto di consumo” effettuato su internet (quindi non vale per le compravendite tra privati) l’acquirente ha
14 giorni di tempo dalla consegna del prodotto per esercitare il ripensamento!
Ma qui non parliamo di
cambio merce: si tratta del cosiddetto
“reso” che spetta per legge al
consumatore che acquista a distanza (e ricorda vale anche per gli acquisti effettuati presso l’abitazione del consumatore o sulla pubblica via): in questo caso il compratore potrà restituire il prodotto e riavere indietro i suoi soldi, semplicemente perché hai cambiato idea!
Ma magari ne parleremo un’altra volta… Adesso è importante ricordare una volta ancora che, al di fuori di queste due situazioni (prodotto difettoso o acquisto online),
non abbiamo come consumatori il “diritto” di pretendere il cambio merce.