La “Legge annuale per il mercato e la concorrenza” (legge n. 124 del 4 agosto 2017), pubblicata sulla Gazzetta ufficiale n. 189 del 14/8/2017 ed entrata in vigore il 29/8/2017, rappresentava l’unica possibilità di aiutare concretamente le famiglie ad arrivare alla fine del mese senza oneri aggiuntivi da parte dello Stato, senza gravare sui conti pubblici, senza incidere sulla pressione fiscale. Sarebbe stato sufficiente stare dalla parte dei consumatori, invece che dalla parte delle banche, delle compagnie assicurative, delle compagnie telefoniche e di chi si approfitta di rendite di posizione sul mercato.
Invece, non solo si tratta di un’occasione perduta, ma di una legge vergognosa che è addirittura dannosa per i consumatori, dato che gli aspetti negativi sono sicuramente superiori ai piccoli miglioramenti. E’ questo il giudizio dell’Unione Nazionale Consumatori.
Ecco solo alcune delle tante cose che l’Unc ha proposto di inserire nella legge e che si sarebbero potute facilmente fare se non fosse mancata la volontà politica:
1) Eliminazione delle spese di spedizione delle bollette a carico degli utenti. Oggi con la scusa che sono servizi a favore del consumatore, le compagnie telefoniche, elettriche, del gas ecc ecc, fanno pagare al consumatore la spedizione della fattura, anche se, per l’art. 21 del D.P.R. n. 633/1972 sono a carico di chi le emette (“non possono formare oggetto di addebito a qualsiasi titolo”). Erano nella famosa terza lenzuolata Bersani, mai approvata. Ecco il testo che potrebbe essere inserito nel ddl concorrenza: “è fatto divieto assoluto di addebitare spese di qualsiasi natura o contributi comunque denominati anche inerenti alla predisposizione o produzione oppure alla spedizione o riscossione della fattura o della bolletta”.
2) Abolizione penali telefoniche. Le “penali” telefoniche per chi cambia compagnia telefonica andavo eliminate. Ricordiamo che le penali erano state ufficialmente abolite dalla prima lenzuolata Bersani (legge n. 40/2007), che fece però l’errore di lasciare all’operatore la possibilità di far pagare spese giustificate da costi. Così le penali, formalmente eliminate, rientrarono dalla finestra sotto forma di spese. Ora l’unica cosa seria che andava fatta era di azzerare qualunque spesa per il recesso, anche anticipato, da contratto telefonico e questo anche in caso di offerte promozionali legate a sconti tariffari. Unica eccezione possibile, se viene offerto un bene in omaggio o scontato, come uno smartphone. In tal caso, a fronte di un recesso anticipato, è giustificabile che il consumatore versi una spesa commisurata al valore del bene. Invece nulla di tutto questo è stato fatto.
3) Liberalizzare i saldi. Non più le regioni che fissano le date, ma libertà di scelta per il commerciante.
4) Liberalizzare le vendite sottocosto. Ossia abolizione dell’art. 1 comma 4 e 5 del DPR n. 218 del 6 aprile 2001 che prevede che non si possono fare vendite sottocosto per più di 3 volte all’anno, per una durata superiore a 10 giorni, per più di 50 prodotti, se non sono passati almeno 20 giorni dall’ultima vendita sottocosto, e, come se non bastasse, che lo devi pure comunicare al sindaco.
5) Definizione prezzo anomalo. L’assurdità è che oggi non puoi vendere sottocosto, ma né i consumatori né gli organi e le istituzioni di controllo sono in grado di impedire speculazioni dovute a ricarichi eccessivi e anomali. Sarebbe, quindi, utile fissare criteri per legge in modo che, oltre una certa percentuale di ricarico osservata in concomitanza di particolari eventi, come ad esempio scioperi dei trasporti o maltempo, si possa realmente intervenire per impedire le speculazioni.
6) Taxi spariti. Non che sia un tema importante per le famiglie che non arrivano a fine mese, ma è indicativo. Anche i Presidenti del Consiglio Renzi e Gentiloni hanno dovuto cedere alla lobby dei tassisti, come era già successo a Prodi e Monti. E’ dal 2006, con l’allora ministro Bersani, che non si riesce a riformare il settore e aggiornare una normativa così antidiluviana che non tiene conto dell’esistenza dei cellulari e della sharing economy.
L’Unione Nazionale Consumatori nel corso del lunghissimo iter parlamentare necessario per approvare il ddl concorrenza, durato ben due anni e mezzo, con ben 4 passaggi tra Camera e Senato, una navetta interminabile, ha più volte sollecitato sia la Camera che il Senato a modificare il pessimo testo del ddl concorrenza, non solo attraverso numerosi comunicati stampa, ma anche presentando ufficialmente e ripetutamente in Parlamento osservazioni al testo del disegno di legge.
Di seguito solo una delle tante osservazioni inviate al Parlamento che proponevano modifiche al testo all’epoca in discussione:
Osservazione inviate al Senato in data 4 novembre 2015
Autore: Unione Nazionale Consumatori
Data: 7 agosto 2017
Legge annuale della concorrenza: cosa si poteva fare
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