Comunicato stampa dell’Unione Nazionale Consumatori
Roma, 19 ottobre 2012 – “L’incondizionata passione dei consumatori per il biologico è l’ennesima prova del loro disorientamento”. E’ quanto dichiara Massimiliano Dona, Segretario generale dell’Unione Nazionale Consumatori (UNC), commentando le numerose richieste di informazioni sui prodotti bio che giungono agli sportelli dell’associazione.
“Molti consumatori ci chiedono se possono fidarsi dei prodotti biologici e se è giustificato il prezzo più alto rispetto agli alimenti convenzionali” afferma Dona, che aggiunge: “Con carrelli della spesa sempre più magri in effetti fa riflettere che questo è uno dei pochi settori che regge alla crisi”.
"A chi predilige il biologico perché lo considera più sicuro -spiega Agostino Macrì, esperto di sicurezza alimentare dell’UNC- rispondiamo che indubbiamente ha caratteristiche di qualità che permettono di ritornare ai valori della tradizione, ma il livello di sicurezza è analogo a quello degli alimenti convenzionali. In concreto, le produzioni biologiche seguono cicli produttivi naturali senza il ricorso a sostanze chimiche ‘xenobiotiche’ e quindi viene evitata la presenza di residui di pesticidi, fitofarmaci, farmaci veterinari; negli alimenti convenzionali, in ogni caso, l’eventuale presenza di questi residui è molto contenuta e comunque sempre al di sotto dei limiti di sicurezza che sono stati stabiliti dalle autorità sanitarie nazionali e comunitarie. Il vero problema -spiega l’esperto- è che le sostanze chimiche naturali (micotossine, prodotti di degradazione) ed i microrganismi (virus, batteri, parassiti, funghi) di origine ambientale (che possono essere alla base delle tossinfezioni alimentari) possono essere presenti sia negli alimenti biologici sia in quelli convenzionali”.
“A far lievitare i costi del biologico -aggiunge Macrì- contribuiscono le norme comunitarie che impongono una ‘certificazione’, le cui spese devono essere sostenute direttamente dai produttori. Ridurre i costi per le certificazioni (rendendole anche più efficienti), contenere le spese di gestione per i produttori e accorciare ulteriormente la filiera aiuterebbe, perlomeno, a rendere il biologico meno elitario”.
Roma, 19 ottobre 2012 – “L’incondizionata passione dei consumatori per il biologico è l’ennesima prova del loro disorientamento”. E’ quanto dichiara Massimiliano Dona, Segretario generale dell’Unione Nazionale Consumatori (UNC), commentando le numerose richieste di informazioni sui prodotti bio che giungono agli sportelli dell’associazione.
“Molti consumatori ci chiedono se possono fidarsi dei prodotti biologici e se è giustificato il prezzo più alto rispetto agli alimenti convenzionali” afferma Dona, che aggiunge: “Con carrelli della spesa sempre più magri in effetti fa riflettere che questo è uno dei pochi settori che regge alla crisi”.
"A chi predilige il biologico perché lo considera più sicuro -spiega Agostino Macrì, esperto di sicurezza alimentare dell’UNC- rispondiamo che indubbiamente ha caratteristiche di qualità che permettono di ritornare ai valori della tradizione, ma il livello di sicurezza è analogo a quello degli alimenti convenzionali. In concreto, le produzioni biologiche seguono cicli produttivi naturali senza il ricorso a sostanze chimiche ‘xenobiotiche’ e quindi viene evitata la presenza di residui di pesticidi, fitofarmaci, farmaci veterinari; negli alimenti convenzionali, in ogni caso, l’eventuale presenza di questi residui è molto contenuta e comunque sempre al di sotto dei limiti di sicurezza che sono stati stabiliti dalle autorità sanitarie nazionali e comunitarie. Il vero problema -spiega l’esperto- è che le sostanze chimiche naturali (micotossine, prodotti di degradazione) ed i microrganismi (virus, batteri, parassiti, funghi) di origine ambientale (che possono essere alla base delle tossinfezioni alimentari) possono essere presenti sia negli alimenti biologici sia in quelli convenzionali”.
“A far lievitare i costi del biologico -aggiunge Macrì- contribuiscono le norme comunitarie che impongono una ‘certificazione’, le cui spese devono essere sostenute direttamente dai produttori. Ridurre i costi per le certificazioni (rendendole anche più efficienti), contenere le spese di gestione per i produttori e accorciare ulteriormente la filiera aiuterebbe, perlomeno, a rendere il biologico meno elitario”.