Basta con questi “patteggiamenti” dell’Antitrust. Società Ferragni pagheranno 1,2 milioni in beneficenza, ma una condanna sarebbe stata meglio
Roma, 5 luglio 2024 – “Pessima notizia! Basta con questi “patteggiamenti” davanti all’Antitrust!” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, commentando la chiusura da parte dell”Antitrust dell’istruttoria sulle uova pasquali, in cambio dell’impegno da parte delle società di Chiara Ferragni di versare 1,2 milioni di euro all’impresa sociale “I Bambini delle Fate”.
“Era importante, se c’erano i presupposti, ci fosse una condanna perché questa avrebbe potuto costituire un precedente per futuri casi analoghi. Inoltre avrebbe dato la possibilità ai singoli soggetti danneggiati di agire a tutela dei loro diritti, mentre così facendo passa il messaggio che basta pagare per risolvere tutto” prosegue Dona.
“Sono troppe le chiusure con impegni di procedimenti che interessano milioni di consumatori, ma questa procedura è troppo comoda per tutti: da un lato l’Antitrust non deve approfondire le indagini, dall’altro l’indagato se la cava con poco, evitando così una condanna” prosegue Dona.
“Non ha poi alcun senso l’impegno di separare attività commerciali e finalità benefiche. Si rischia, se fosse preso d’esempio, di togliere in futuro risorse alla beneficenza. Infatti le due cose si possono tranquillamente abbinare, basta dare informazioni corrette, esaustive e veritiere, indicando sui prodotti le finalità dei proventi, il destinatario della beneficenza, l’importo o la quota destinati a quel fine” conclude Dona.
L’impegno, reso ora vincolante dall’Antitrust, prevede che siano devoluti a “I Bambini delle Fate”, nell’arco di tre esercizi finanziari, almeno 1,3 milioni (ovvero il 5% dei rispettivi utili distribuibili, con un minimo complessivo di 1,2 milioni per il triennio, da parte delle società Fenice e TBS; 100.000 euro da parte di Cerealitalia).
Le società si sono inoltre impegnate a separare in modo netto e permanente le attività con finalità commerciali (promozione e vendita di prodotti e/o servizi) da quelle con finalità benefiche, in modo da eliminare alla base ogni rischio di diffondere comunicazioni commerciali non corrette sull’eventuale contributo che i consumatori possono fornire a iniziative benefiche tramite l’acquisto di prodotti o servizi.