BANCHE: i correntisti non possono pagare il salvataggio
Comunicato stampa dell’Unione Nazionale Consumatori
Dal 1° gennaio 2016 in caso di crisi bancaria anche i correntisti dovranno pagare il salvataggio; “è una vergogna”, commenta l’Unc.
Roma, 11 settembre 2015 – “E’ una vergogna nazionale ed europea che anche i correntisti siano chiamati a pagare di tasca loro in caso di salvataggio di una banca. Un conto è che paghino azionisti e obbligazionisti che, in quanto tali, vantano almeno qualche minimo diritto, nonostante siano molto meno rispetto a quelli che sarebbe giusto avere, un conto è che paghino i correntisti, che non hanno mai visto un bilancio della banca e non ricevono alcuna informativa” ha dichiarato Massimiliano Dona (segui @massidona su Twitter), Segretario generale dell’Unione Nazionale Consumatori, commentando il recepimento, da parte del Governo, della direttiva europea 2014/59/UE sulla risoluzione delle crisi bancarie.
Dal 1° gennaio 2016 i salvataggi delle banche non saranno più finanziati dallo Stato ma dagli istituti stessi, risolti dall’interno, cioè in prima battuta dagli azionisti degli istituti di credito coinvolti, poi dagli obbligazionisti che hanno sottoscritto bond dell’istituto, infine, se necessario, dai correntisti con depositi superiori ai 100mila euro (al di sotto di quella cifra vige la garanzia sui depositi). Il coinvolgimento degli investitori avverrà, però, solo dopo che sia stato utilizzato tutto il capitale e dopo che la Banca d’Italia abbia percorso altre strade, come la vendita di una parte degli attivi della banca. Solo se tutto ciò non bastasse, allora toccherà allo Stato intervenire con i soldi di tutti i contribuenti.
“Se così deve essere, allora anche i correntisti devono avere un loro rappresentante nei Consigli di amministrazione delle banche, avere diritto d’intervento e di voto nelle assemblee, scegliere l’amministratore delegato, approvare il bilancio e così via. Altrimenti è evidente che la disparità di trattamento diventa un sopruso bello e buono, dove a pagare non sono mai i dirigenti delle banche che le fanno fallire o chi li sceglie, ma le persone innocenti, che non c’entrano nulla. Lo ripeto: una vergogna!” ha concluso l’avv. Dona.