COMMERCIO: evitiamo dietrofront su orari
L’Unc appoggia la posizione del Presidente dell’Antitrust Pitruzzella contro il disegno di legge sugli orari di apertura dei negozi, in discussione al Senato.
Roma, 1 luglio 2015 – “Giusto il parere del presidente dell’Antitrust Pitruzzella. Il disegno di legge rappresenta un dietrofront rispetto all’unica effettiva e reale liberalizzazione intervenuta dopo il periodo delle cosiddette lenzuolate Bersani. Una restaurazione inaccettabile ed anacronistica, indicativa di una incapacità di progredire verso un libero mercato, svincolato da restrizioni e regole assurde che certo non perseguono l’interesse dei consumatori e che non rappresentano la volontà degli italiani” ha dichiarato Massimiliano Dona, Segretario dell’Unione Nazionale Consumatori.
Per l’Unione Nazionale Consumatori, nulla delle proposte contenute nel ddl è accettabile. Né la solita trovata burocratica e formalista che, per restare aperti, bisogna perdere tempo per darne preventiva comunicazione al sindaco, né la logica di vietare 12 date, salvo poi concedere 6 deroghe (e perché non 8 o 4 ?), né la solita esigenza di moltiplicare le competenze e le sovrapposizioni, per cui bisogna attendere l’ennesimo decreto attuativo, tanto per cambiare, di qualche ministero, in questo caso dello Sviluppo economico, previo parere, ovviamente, di qualcuno, nella fattispecie l’Anci. Insomma la solita complicazione, burocratica e statalista.
Gli accordi territoriali, poi, non si capisce quale utilità abbiano e perché debbano essere fatti, non essendo vincolanti e non potendo derogare alle nuove restrittive norme proposte. Accordi che ripropongono il vecchio superato e fallito schema di consultazione (organizzazioni dei commercianti, lavoratori e consumatori), riunioni dove si sa già ora perfettamente cosa ognuno andrà a dire, visto che lo hanno detto per anni.
Bizzarro e paradossale, poi, appare il ricorso alla consultazione della popolazione residente: da un lato ci si rivolge al popolo sovrano, dall’altro si stabilisce a priori, per legge, che il popolo non conta nulla, sia perché l’accordo non è vincolante, sia perché i cittadini non possono decidere nulla di quello che vorrebbero, ossia negozi aperti 365 giorni all’anno, dato che non si può derogare all’art. 3, comma 1, lettera d-bis del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223 nella sua nuova formulazione.
Assurdo e del tutto inutile anche l’osservatorio regionale, che non si capisce cosa debba osservare, visto che ci sono già