CONCORRENZA: critiche e proposte sul ddl
Per l’UNC il ddl concorrenza è una vergogna, quando non, addirittura, dannoso, come nel caso dell’abolizione del regime di maggior tutela su energia e gas.
Di seguito alcune delle critiche dell’UNC rispetto agli argomenti trattati nel ddl:
1) Energia. “Il passaggio obbligato al mercato libero dell’energia è un sopruso ed un gentile omaggio alle imprese, non certo ai consumatori” ha dichiarato Massimiliano Dona, Segretario dell’Unione Nazionale Consumatori. Basti pensare che dopo oltre 7 anni da quando il mercato dell’energia è stato liberalizzato (1° luglio 2007) il primo operatore detiene circa il 50% dei volumi serviti ed i principali 3 oltre il 70%.
“Come può pensare il Governo che in 3 anni si possa improvvisamente realizzare quell’effettiva concorrenza con non si è ottenuta in 7 anni?” si è domandato Dona.
L’UNC ricorda che secondo i dati dell’Authority chi è passato al mercato libero ha pagato prezzi superiori del 15-20% rispetto a quello tutelato. Dato ancora più assurdo se si considera che quasi il 60% di chi è passato al libero ha scelto il venditore dello stesso gruppo che aveva in tutela, il che vuol dire che è stato ingannato dalla sua stessa compagnia che, ovviamente, avrebbe dovuto conoscere i suoi consumi.
Per il gas è ancora peggio. E’ dal 1° gennaio 2003 che i consumatori possono scegliere il proprio fornitore di gas naturale. Eppure, dopo oltre 12 anni, solo 4 venditori hanno quote di mercato significative in più di 5 regioni e, di questi, solo 2 sono presenti in più di 15 regioni.
2) Taxi spariti. “Non che sia un tema importante per le famiglie che non arrivano a fine mese, ma è indicativo. Anche il Presidente del Consiglio Renzi ha dovuto cedere alla lobby dei tassisti, come era già successo a Prodi e Monti. E’ dal 2006, con l’allora ministro Bersani, che non si riesce a riformare il settore e aggiornare una normativa così antidiluviana che non tiene conto dell’esistenza dei cellulari e della sharing economy” ha dichiarato Dona.
3) Penali telefoniche reintrodotte. Vengono reintrodotte le penali per chi abbandona la compagnia telefonica. Invece di eliminare del tutto le spese di chiusura del conto telefonico (salvo smartphone in omaggio e promozioni particolari), realizzando la vera portabilità, come c’è ad esempio per i conti correnti, il Governo prima partorisce un topolino: le spese e gli altri oneri restano e l’unico obbligo è quello di commisurarle al valore del contratto e renderle note al consumatore e all’Agcom. Troppa grazia! Poi inserisce un tetto al contratto di 2 anni perché il consumatore possa liberarsi della compagnia. Altro che mobilità dei fattori! E se abbandoni prima? E’ qui che il Governo Renzi compie il suo capolavoro, dato che fa addirittura passi indietro rispetto alle vecchie lenzuolate Bersani. Nel testo, infatti, si riparla delle penali formalmente eliminate dalla legge 2 aprile 2007, n. 40: “l’eventuale penale deve essere equa“ si legge nel testo. Grazie Renzi!
Di seguito solo alcune delle cose che potrebbero essere facilmente fatte e di cui non c’è traccia nel disegno di legge:
1) Liberalizzare le vendite sottocosto. Ossia abolizione dell’art. 1 comma 4 e 5 del DPR n. 218 del 6 aprile 2001 che prevede che non si possono fare vendite sottocosto per più di 3 volte all’anno, per una durata superiore a 10 giorni, per più di 50 prodotti, se non sono passati almeno 20 giorni dall’ultima vendita sottocosto, e, come se non bastasse, che lo devi pure comunicare al sindaco.
2) Eliminazione delle spese di spedizione delle bollette a carico degli utenti. Oggi con la scusa che sono servizi a favore del consumatore, le compagnie telefoniche, elettriche, del gas ecc ecc, fanno pagare al consumatore la spedizione della fattura, anche se, per l’art. 21 del D.P.R. n. 633/1972 sono a carico di chi le emette (“non possono formare oggetto di addebito a qualsiasi titolo”). Erano nella famosa terza lenzuolata Bersani, mai approvata. Ecco il testo che potrebbe essere inserito nel ddl concorrenza: “è fatto divieto assoluto di addebitare spese di qualsiasi natura o contributi comunque denominati anche inerenti alla predisposizione o produzione oppure alla spedizione o riscossione della fattura o della bolletta”.
3) Liberalizzare i saldi. Non più le regioni che fissano le date, ma libertà di scelta per il commerciante.
4) Definizione prezzo anomalo. L’assurdità è che oggi non puoi vendere sottocosto, ma né i consumatori né gli organi e le istituzioni di controllo sono in grado di impedire speculazioni dovute a ricarichi eccessivi e anomali. Sarebbe, quindi, utile fissare criteri per legge in modo che, oltre una certa percentuale di ricarico osservata in concomitanza di particolari eventi, come ad esempio scioperi dei trasporti o maltempo, si possa realmente intervenire per impedire le speculazioni.