Comunicato stampa dell’Unione Nazionale Consumatori
Roma, 11 novembre 2011 – Le Associazioni dei Consumatori presenti nel Consiglio Nazionale Consumatori e Utenti denunciano l’ennesimo scippo perpetrato dal ministro Tremonti ai danni dei consumatori. Nel Maxiemendamento presentato ieri sera alla Legge di stabilità, è prevista l’acquisizione definitiva al bilancio dello Stato delle somme versate entro il 31 ottobre 2011 e non ancora riassegnate alle pertinenti unità previsionali, relative alle sanzioni dell’Antitrust e dell’AEEG (emend. 5.2000), e cioè oltre 24 milioni del 2010, i 70 dell¹Antitrust e i 4 dell’Autorità per l’energia.
In tal modo il Governo impedisce che si realizzino i programmi di informazione e assistenza ai consumatori che vengono finanziati con i proventi delle multe Antitrust.
Da molti mesi sul tavolo di Tremonti giaceva il Decreto Ministeriale di riassegnazione degli oltre 29 milioni di multe Antitrust del 2010, a cui si aggiungono 70 milioni di euro delle multe Antitrust e 4 dell’Autorità per l’energia per il 2011, senza che il ministro procedesse ad un atto dovuto, nonostante i ripetuti solleciti del Presidente della Conferenza delle regioni, Errani, e dello stesso Ministro dello sviluppo economico, Romani.
Tremonti non è nuovo a questi scippi, in quanto varie volte negli anni non ha proceduto a questa riassegnazione dei fondi Antitrust, utilizzati per molte decine di milioni di euro per mettere le “toppe” alle situazioni più diverse.
Questi Fondi sono dei cittadini-consumatori, non fanno parte del bilancio dello Stato.
L’esproprio realizzato ancora una volta con questo emendamento è solo l’ultimo atto di una gestione fallimentare della cosiddetta “finanza creativa”, che ha condotto il Paese sull’orlo del baratro e giustamente viene sanzionata con le dimissioni obbligate del Governo e di Tremonti.
Rammentiamo al Governo che le multe Antitrust ci sono anche grazie alle denunce delle associazioni e che in questo modo si vuole impedire ai consumatori di avere associazioni in grado di competere coi grandi poteri economici che sono i maggiori responsabili della crisi.