CORONAVIRUS: poco logico chiudere i centri commerciali nel week-end
Comunicato stampa Unione Nazionale Consumatori
Decisione attesa, ma poco logica. Chiusura centri commerciali crea assembramenti nelle vie centrali delle metropoli.
Roma, 17 dicembre 2020 – “Decisione attesa. Il fatto che a giudizio del Tar non si ci siano i presupposti legali per sospendere il Dpcm, non vuol dire che quanto previsto sia giusto, saggio e condivisibile. Sfugge, infatti, la logica e l’utilità di un Dpcm che finisce per concentrare le persone in un minor numero di negozi aperti, aumentando il rischio di assembramenti. Vorremmo capire che beneficio si ricava dal costringere il consumatore a passare da una via all’altra alla ricerca vana del negozio che serve, intasando le vie delle città, quando in un centro commerciale li trova tutti insieme, posto che all’ingresso misurano la febbre e, soprattutto, che c’è un numero chiuso fissato dai Dpcm per garantire la salute dei consumatori” afferma l’avv. Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, commentando la decisione del Tar del Lazio di non sospendere il Dpcm del 3 dicembre che prevede la chiusura dei negozi all’interno dei centri commerciali.
“Lo abbiamo denunciato da sempre che con la chiusura dei centri commerciali i consumatori si sarebbero ammassati nelle vie centrali delle città, senza la possibilità materiale di rispettare le regole sul distanziamento. Sabato scorso c’è stata la dimostrazione pratica di quanto era facilmente prevedibile” prosegue Dona.
“Per questo il Governo, invece di porre rimedio dando un stretta per Natale in tutta Italia, quando gli assembramenti ci sono stati solo nelle grandi metropoli, per i quali potrebbero e dovrebbero intervenire i sindaci, forse farebbe meglio a capire che i centri commerciali sono posti fuori dalle città e, quindi, disperdono la gente dal centro alla periferia” conclude Dona.