DDL CONCORRENZA: più obblighi per i call center fuori dall’Ue, ma non basta
Comunicato stampa Unione Nazionale Consumatori
Secondo il DDL concorrenza, le società che delocalizzano i call center in Paesi extra-europei saranno soggette a maggiori obblighi di comunicazione e dovranno comunicarlo al ministero del Lavoro, al Mise e al garante della Privacy. Per Unc si tratta di misure insufficienti.
Roma, 25 maggio 2016 – “Si tratta di misure insufficienti. Non basta comunicare. Va introdotto un meccanismo di responsabilità solidale tra l’azienda che commissiona la campagna di telemarketing ed il gestore del call-center che fa materialmente le telefonate, per evitare rimpalli di responsabilità e consentire ai trasgressori di nascondesi dietro call center localizzati all’estero” ha dichiarato Massimiliano Dona, Segretario dell’Unione Nazionale Consumatori.
L’UNC, che ha lanciato nei giorni scorsi la campagna #nondistubarmi per dire basta alle chiamate indesiderate e una petizione contro il teleselling selvaggio (sul sito www.consumatori.it ), ricorda che il Registro delle opposizioni non funziona, visto che si possono iscrivere solo gli utenti che hanno il loro numero sugli elenchi telefonici. Chi non è sull’elenco ed i cellulari sono esclusi. Su 115 milioni di linee telefoniche, tra fisse e mobili, solo 13 milioni, l’11,3%, sono negli elenchi telefonici, e solo poco più di 1 milione e mezzo, circa l’1,3%, è iscritto al Registro.
Inoltre il sistema è concepito in modo da disincentivare le buone pratiche. Per accedere al Registro, gli operatori devono pagare e più numeri controllano, più pagano. Bisogna, quindi, che gli operatori paghino una quota fissa, definita sulla base del fatturato.
L’iscrizione, inoltre, deve consentire la cancellazione contestuale di ogni eventuale consenso pregresso, per consentire al cittadino di riprendere il pieno controllo dei propri dati.