Per i condomìni il mercato tutelato finisce tra 2 mesi. Famiglie discriminate a seconda che abitino in una villa o in un condominio.
Roma, 2 novembre 2022 – “I condomìni sono considerati, inspiegabilmente, microimprese, quindi per le utenze condominiali il mercato tutelato della luce non finisce il 10 gennaio 2024 ma tra meno di due mesi, il 1° gennaio 2023” è la denuncia di Marco Vignola, responsabile del settore energia dell’Unione Nazionale Consumatori.
“Una disparita di trattamento illegittima, assurda e inspiegabile tra chi abita in una villa e chi abita in una palazzina, che chiediamo di correggere immediatamente sia al Governo che ad Arera, insieme al rinvio della fine tutela del gas, prevista sempre per la fine di quest’anno” prosegue Vignola.
“Nel silenzio generale, gli amministratori di condominio stanno ricevendo lettere di avviso in cui si preannuncia “lo sfratto” anticipato dal mercato di tutela. Insomma, per la luce delle parti comuni di chi abita in un palazzo (non per l’interno dei singoli appartamenti), ossia per scale, giardino, ascensore, garage e cantine, l’utenza non è considerata a uso domestico, a differenza di chi abita in una villa. Un’interpretazione che cozza frontalmente contro la tesi dell’Agenzia delle Entrate che con l’interpello n. 142 del 3 marzo 2021 aveva consentito l’applicazione dell’Iva agevolata al 10% sulle bollette dell’elettricità anche per il funzionamento delle parti comuni di condomini composti da unità immobiliari esclusivamente residenziali che prima pagavano l’Iva al 22, ritenendo che le parti comuni condominiali non possono essere considerate “come distinte e autonome rispetto alle proprietà dei condòmini“, ma sono “strumentali all’utilizzazione o al godimento delle parti individuali” e perciò “si ritiene che l’aliquota Iva ridotta” vada applicata anche “alle forniture di energia elettrica di condomini composti esclusivamente da unità immobiliari residenziali, ossia da abitazioni private che utilizzano l’energia esclusivamente a uso domestico per il consumo finale“. Un’interpretazione logica e innovativa di cui però Arera non si è fatta carico, modificando di conseguenza le sue delibere, e di cui non fa minimamente cenno sul suo sito dove si limita a parlare, nella pagina dedicata all’argomento (https://www.arera.it/it/consumatori/finetutela.htm), solo di microimprese e famiglie e non di condomìni, a fronte di un legislatore che con l’articolo 16 ter del decreto legge 6 novembre 2021, n. 152 ha rinviato la fine della tutela della luce al 10 gennaio 2024, senza però specificare altro, limitandosi a parlare di clienti domestici. Un pasticcio al quale chiediamo che il Governo Meloni e Arera pongano subito rimedio” conclude Vignola.