LAVORO: si rispetti la Consulta sulle retribuzioni
Secondo gli ultimi dati Istat sono aumentati i tempi di attesa per il rinnovo dei contratti dei lavoratori pubblici e privati. La situazione confligge con la recente sentenza n. 178 della Corte Costituzionale che sblocca il congelamento delle retribuzioni.
Roma, 28 agosto 2015 – “I dati resi noti oggi dall’Istat sulle retribuzioni sono vergognosi. Non è possibile che ai lavoratori non siano rinnovati i contratti per più 4 anni e mezzo. I consumi non potranno mai riprendere se i lavoratori non ricevono uno stipendio adeguato all’inflazione e alla perdita del potere d’acquisto” ha commentato ha dichiarato Massimiliano Dona, (segui @massidona su Twitter), Segretario generale dell’Unione Nazionale Consumatori, commentando i dati Istat resi noti oggi, secondo i quali, a luglio, l’attesa del rinnovo per i lavoratori con il contratto scaduto è in media di 55,3 mesi per l’insieme dei settori e di 38 mesi per quelli del settore privato.
L’Unione Nazionale Consumatori evidenzia che i mesi di attesa per il rinnovo del contratto sono saliti in un solo anno, rispetto al luglio 2014, del 78%, passando da 31 mesi a 55,3. Rispetto al luglio 2010 il dato è ancora più clamoroso. Si tratta di un incremento del 313% (312,69), più di 4 volte l’attesa del 2010, che era pari a 13,4 mesi.
“E’ evidente che il Governo deve dare il buon esempio in questa situazione inaccettabile, cominciando con il rispettare la recente sentenza n. 178 della Corte Costituzionale, sbloccando il congelamento delle retribuzioni dei dipendenti pubblici ormai ferme da più di 6 anni” ha concluso l’avv. Dona
L’UNC ricorda che secondo la sentenza della Consulta “sarà compito del legislatore dare nuovo impulso all’ordinaria dialettica contrattuale, scegliendo i modi e le forme che meglio ne rispecchino la natura, disgiunta da ogni vincolo di risultato“. Il legislatore, cioè, può scegliere i modi e le forme per riaprire la contrattazione, ma non i tempi.