presenta la settima edizione del Premio “Vincenzo Dona”, dedicato alla memoria
del suo fondatore, offrendo un momento di riflessione su sostenibilità e green economy,
due fattori su cui si può puntare per far ripartire il nostro Paese.
L’incontro, ispirato al ricordo del fondatore, autentica “voce dei consumatori” ed iniziatore del movimento consumerista italiano, intende quest’anno fare il punto su sostenibilità e green economy alla presenza di autorevoli personalità del mondo accademico, politico e istituzionale.
Ecco le dichiarazioni di alcuni partecipanti alla mattinata di convegno:
L’avvocato Massimiliano Dona, Segretario generale dell’Unione Nazionale Consumatori, spiega perché questa edizione è dedicata alla sostenibilità: “abbiamo scelto un tema positivo e ottimistico. Sostenibilità e green economy sono sinonimi di italianità: ci fanno pensare alle tradizioni, al local, all’impegno e, di conseguenza, al nostro Paese che può ripartire facendo leva proprio su questi due fattori. Tuttavia c’è bisogno anche e soprattutto della collaborazione dei consumatori che – come ha dimostrato un recente sondaggio secondo cui il 90% dei consumatori è incline a consumare prodotti di aziende attente alla responsabilità sociale di impresa – sono pronti a dare il proprio contributo a patto che il messaggio sia quanto più serio e veritiero possibile”.
“Ringrazio l’Unione Nazionale Consumatori che ha deciso di assegnarmi il Premio Dona 2013, un riconoscimento di cui sono davvero onorato. Il Premio Dona è un’iniziativa meritevole perché difende la qualità italiana, la trasparenza e la corretta informazione dei cittadini consumatori, che quest’anno accende i riflettori sulla sostenibilità e la green economy. Tutti temi che sono da sempre al centro del mio impegno politico”. Così Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente della Camera, che oggi è stato insignito del Premio Dona. “Quella della green economy -prosegue Ermete Realacci- è la via che può cambiare l’Italia. E’ un’idea di futuro per l’economia, la società, la politica. Ed è una prospettiva credibile per superare la dura crisi che stiamo attraversando. Dobbiamo puntare sulla qualità ambientale, sulla green economy, come hanno fatto in questi anni il 22% delle imprese italiane. Perché investire in tecnologie e prodotti ‘verdi’ non vuol dire ‘solo’ diventare più sostenibili, contribuire a costruire un futuro migliore per il pianeta, per noi e i nostri figli. Significa anche fare innovazione e creare occupazione: ad oggi sono tre milioni gli occupati verdi nell’intera economia italiana, dalle imprese della green Italy arriverà il 38% di tutte le assunzioni programmate nell’industria e nei servizi quest’anno e sempre a queste realtà, che sono più innovative e competitive ed esportano di più, si devono 100,8 miliardi di euro di valore aggiunto. Un caso eclatante di come la politica abbia spesso da imparare dalle imprese”.
Serge Latouche, Professore emerito di economia all’Université d’Orsay, obiettore di crescita, esprime il suo punto di vista sulla sostenibilità: “la società dei consumi o della crescita è insostenibile – e per questo non ha futuro – perché è fondata su una triplice illimitatezza: illimitatezza del prodotto, dunque della distruzione delle risorse rinnovabili e non rinnovabili, illimitatezza dei consumi, dunque della creazione di bisogni sempre più artificiali, e soprattutto illimitatezza della produzione dei rifiuti, dunque dell’inquinamento dell’aria, dell’acqua e della terra. L’economia verde, la crescita verde, epigoni dello sviluppo sostenibile, fondate sulla finzione di un capitalismo verde o ecocompatibile, non rimettendo in causa la religione della crescita, sono degli ossimori e partecipano al greenwashing del big business a scapito dei cittadini e dei consumatori”.
Andrea Segrè, Presidente di Last Minute Market, dichiara: “il riconoscimento del Premio ‘Vincenzo Dona, voce dei consumatori’ mi onora e certamente mi motiverà con rinnovato impegno nel nuovo incarico di coordinatore del Piano nazionale di prevenzione degli sprechi alimentari, ricevuto dal Ministro dell’Ambiente: un ruolo che implica uno sguardo sempre attento alle esigenze dei consumatori e quindi all’interesse diffuso dei cittadini. In questo senso, la crescita sostenibile segna la strada per uscire da una profonda crisi non solo economica ed ecologica, ma anche estrema nel suo impatto sociale. Occorre oggi una visione lungimirante che pre-veda, nel senso letterale del termine, un investimento sul futuro, prestando attenzione prima di tutto ai giovani e al lavoro. Noi stessi dobbiamo ribaltare la nostra visuale per vedere un nuovo orizzonte: sostenibilità per un mondo che deve durare nel tempo, che deve mantenere la sua musica – che è la vita – allungando le note e la loro risonanza come si fa con il pedale del pianoforte, sustain in inglese. Risorse come il suolo, l’acqua e l’energia non sono infinite e neppure scarse, come sostiene più di qualcuno. Se le dobbiamo consumare, dobbiamo anche consentire la loro rigenerazione nel tempo. Per questo la campagna europea ‘Un anno contro lo spreco’, da quattro anni avviata con Last Minute Market, sensibilizza l’opinione pubblica e promuove la necessità di una maggiore efficienza nell’uso delle risorse, trasversale a tutti i settori dell’economia. A partire dal settore agroalimentare, che necessita di una transizione verso produzioni meno intensive e filiere più efficienti ma anche di cittadini informati e responsabili: solo lo spreco domestico, dalle stime dell’Osservatorio Waste Watcher, costa agli italiani 8,7 miliardi di euro, ovvero oltre mezzo punto di PIL, cioè 7,06 euro settimanali a famiglia”.
Guido Bortoni, Presidente Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas, riflettendo sull’importanza dell’efficienza energetica, afferma: “l’efficienza energetica è una leva strategica di crescita industriale e di sviluppo sostenibile: il recepimento della Direttiva 2012/27/EU rappresenta l’occasione per farne il ‘biglietto da visita’ della politica energetica italiana. L’Autorità è pronta a definire un quadro regolatorio e gli strumenti necessari per dare concreta attuazione ad uno scenario stabile ed organico che riconosca il significativo contributo che può derivare dall’efficienza. In questa prospettiva, la regolazione dei servizi di teleriscaldamento può rappresentare un ambito di intervento importante, dove il regolatore può fornire un quadro solido per lo sviluppo di investimenti e introdurre adeguate tutele ai consumatori ed utenti”.
Fulco Pratesi, presidente onorario del WWF Italia, concentra la sua attenzione sul problema del riscaldamento globale: “il riscaldamento globale è un problema reale, che sta cambiando il nostro pianeta con gravissimi rischi per gli ecosistemi, le straordinarie specie che li popolano e la stessa sopravvivenza degli esseri umani. Dobbiamo agire subito per invertire la rotta, a tutti i livelli della società: i governi, arrivando al più presto a un serio accordo per il clima, il mondo produttivo avviando un nuovo modello di economia che rientri nei limiti del pianeta, i cittadini scegliendo stili di vita più sostenibili e chiedendo con forza il cambiamento. Dalla natura dipende la nostra vita e le soluzioni sono già a portata di mano: mettiamole in pratica, per dare al mondo un futuro più vivo, più sicuro e più sostenibile”.
Alessandro Ortis, Commissione Economia Assemblea Parlamentare del Mediterraneo, sostiene: “un’economia da ‘sviluppo sostenibile’ esige sistemi energetici sempre più sicuri ed accessibili, rispettosi dell’ambiente e convenienti quanto a prezzi e qualità. Ciò significa anche dare a problemi globali, come la montante ‘fame’ energetica e il cambiamento di clima, soluzioni altrettanto globali, coinvolgendo necessariamente tutti i continenti. In questo senso vanno superati gli approcci tipo ‘protocollo di Kyoto’ o ‘cap & trade’ a scacchiere geografico limitato della UE. Essi si stanno dimostrando inefficaci, inefficienti e non sono in grado di contrastare il ‘dumping ambientale’ operato da importanti Paesi sul mercato mondiale. Bisogna adottare invece meccanismi di mercato che, legati ad obiettiva ‘etichettatura’, addebitino direttamente a prodotti e servizi il costo del loro specifico contenuto di CO2. Sarà così il consumatore finale, informato, attento ai prezzi ed alla tutela ambientale, a decretare l’insuccesso commerciale di chi sporca; di chi non attua ancora politiche energetico-ambientali basate su sorgenti primarie e tecnologie, rinnovabili comprese, sempre più ambientalmente benigne, impegnate in sviluppi infrastrutturali ed iniziative sempre più favorevoli all’efficienza energetica, a produzioni e consumi energetici sempre più razionali ed intelligenti”.
Tullio Fanelli, Dirigente Enea, soffermandosi sulla necessità di grande riforme per muovere l’economia, afferma: “non possiamo più accontentarci di una green economy di nicchia basata sul volontarismo e su costosi incentivi: servono grandi riforme che mettano al centro la forza dei consumatori per muovere l’economia. Nel settore dei rifiuti bisogna superare un modello fondato sulle discariche, inquinato dalla criminalità e reso iniquo da tasse non legate ai comportamenti e dalla morosità.
La riforma, secondo il principio del ‘chi inquina paga’, dovrebbe attribuire i costi agli operatori che immettono sul mercato i prodotti che generano i rifiuti: i consumatori non pagherebbero più la TARES o la TARI ma in base alla natura e alla quantità dei rifiuti che originano dai prodotti acquistati; una parte degli oneri sostenuti andrebbe restituita ai consumatori attraverso un sistema premiante che incentivi la raccolta differenziata. La riforma creerebbe filiere industriali del riciclaggio e indurrebbe una riduzione “a monte” dei rifiuti attraverso prodotti più ecocompatibili”.
Maurizio Melis, Giornalista scientifico Radio 24, sostiene: “termini come Smart City o Green Economy rimandano a un dibattito ancora percepito da gran parte dell’opinione pubblica come distante e per addetti ai lavori; un dibattito carico di buone intenzioni e di valori etici importanti – sebbene in qualche caso anche un po’ oscuri – ma comunque di scarso impatto pratico sulla vita quotidiana. Uniche eccezioni quando di mezzo ci vanno direttamente la salute o il portafoglio.
La portata delle trasformazioni che si celano dietro a questi inglesismi, invece, è enorme: parliamo dei nuovi modi di lavorare, di viaggiare, di studiare, di produrre, di essere consumatori e cittadini. Ecco perché è importante comprendere e indirizzare queste trasformazioni, assumendo un ruolo attivo, come certamente possono fare le associazioni di consumatori. Se non altro, perché guidarle è l’unico modo per non esserne travolti”.
Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente, riflettendo sul problema della crisi, dichiara: “la crisi che sta vivendo il nostro Paese ci indica l’urgenza di individuare uno nuovo modello di sviluppo sostenibile per il pianeta. La via da percorrere per superare questo momento buio si chiama green economy: un’economia verde trasversale a tanti settori in grado di costruire una nuova dimensione di diritti e di welfare, di benessere e di qualità della vita unendo ambiente, economia e società. Guardare ed investire sulla forza dei territori, sulle energie rinnovabili, sull’efficienza energetica significa, infatti, investire sul futuro, rilanciare l’Italia rendendola più competitiva e all’avanguardia creando nuovi posti lavoro e nuove opportunità, di cui la Penisola ha fortemente bisogno. Ma per far ciò ci vuole la voglia e il coraggio di fare scelte politiche innovative che vadano in questa direzione, che abbandonino la strada delle fonti fossili e che fermino lo sperpero di denaro pubblico destinato a inutili e devastanti grandi opere a favore, invece, della green economy e della sostenibilità ambientale”.
Roberto Grossi, presidente Federculture, concentrandosi sul tema della sostenibilità culturale, dichiara: “se andiamo oltre una visione troppo spesso retorica del Bel Paese e un approccio ‘monumentalistico’ alle ricchezze culturali, ci rendiamo facilmente conto che l’industria culturale e creativa può rappresentare una prospettiva straordinaria e irrinunciabile di sviluppo sostenibile del territorio, nel segno dell’innovazione. La cultura e la conoscenza sono del resto il filo rosso sul quale si è costruita la nostra identità nazionale e che ancora oggi ci rende unici nel mondo. Da qui è necessario ripartire, ricostruendo un ponte tra i luoghi della cultura, l’attività creativa, l’educazione, la produzione culturale e i cittadini. Per questo serve, anche, una politica fiscale che incentivi gli investimenti delle imprese e i consumi delle famiglie e per questo Federculture da tempo propone l’introduzione della detrazione fiscale delle spese culturali e per la formazione. Consapevoli, inoltre, che se l’Italia e l’Europa non torneranno ad essere produttori di cultura, saremo destinati al declino rispetto ai processi mondiali nei quali proprio alla conoscenza e alla cultura vengono affidati i destini dello sviluppo”.
Roberto Morabito, Direttore Unità tecnologie ambientali Enea, dichiara: “le crisi economiche e climatiche in atto e la scarsità delle risorse e delle materie prime ci impongono una transizione verso un nuovo modello di sviluppo, quale può essere la green economy, basato su un uso sostenibile delle risorse ed una riduzione drastica degli impatti ambientali e sociali ai fini di un miglioramento generalizzato della qualità della vita. La società dell’usa e getta, centrata sullo spreco delle risorse, deve trasformarsi nella società dell’usa e ricicla, centrata sull’uso efficiente e sostenibile delle risorse. Dobbiamo produrre meglio con meno passando da un’economia lineare ad una circolare. Il passaggio alla green economy implica la capacità di eco-innovare non solo cicli produttivi ma anche consumi, approcci culturali e stili di vita. A tal fine è necessario un nuovo patto verde (un Green New Deal) che metta insieme, con i relativi strumenti, istituzioni e finanza (strumenti politici, normativi e fiscali), ricerca e imprese (eco-innovazione tecnologica e di sistema per processi e prodotti verdi), cittadini e consumatori (comportamenti e consumi)”.
In occasione dell’incontro si svolgerà la cerimonia di consegna dei premi “Vincenzo Dona”: nella scorsa edizione sono stati premiati Pietro Grasso (allora Procuratore Nazionale Antimafia), Sergio Marini (Presidente Coldiretti), Capitanerie di Porto rappresentate da Pierluigi Cacioppo (Comandante generale del Corpo delle Capitanerie di Porto Guardia Costiera), Guardia di Finanza, rappresentata da Giorgio Toschi (Comandante dei Reparti Speciali della Guardia di Finanza).
Questi i premi che saranno assegnati per il 2013:
“Premio Vincenzo Dona” per le personalità che si sono distinte per l’impegno a favore dei consumatori:
• Ermete Realacci (Presidente Commissione Ambiente, territorio e lavori pubblici Camera dei deputati)
• Serge Latouche (Professore emerito di economia Université d’Orsay, obiettore di crescita)
• Andrea Segrè (Presidente Last Minute Market)
“Premio Vincenzo Dona” per i giornalisti:
• “Quattroruote” rappresentato dal direttore Carlo Cavicchi.
“Premio Vincenzo Dona” per le migliori tesi di laurea in materia di tutela dei consumatori. Riceveranno il Premio:
• Selmin Sara Alma Mater Studiorum – Università di Bologna.
• Ornago Eleonora dell’Università degli Studi di Padova.
“Premio Vincenzo Dona” per i comitati locali dell’Unione Nazionale Consumatori: delegazione di Molfetta (BA).
“Premio Consumo Sostenibile” a:
“L’acqua del sindaco e la sua impronta” : ritira il premio Gaia Checcucci Vice Presidente di Federutility.
“L’impegno del Consorzio per la tutela del Grana Padano” : interviene in rappresentanza il Prof. Ettore Capri (Prof. Università Cattolica del Sacro Cuore – Piacenza).
“L’impronta ambientale dei prodotti”: ritira il Premio Luca Pereno Coordinatore Sviluppo Sostenibile di Leroy Merlin.
Per ulteriori informazioni:
Sonia Galardo, addetta stampa
Unione Nazionale Consumatori
Tel: 06-32600239
Mobile: 333-2347747
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