I prezzi con i maggiori rialzi: Olio diverso da oliva +23,3%, vegetali freschi +17,8%, burro +17,4%
Roma, 4 aprile 2022 – L’Unione Nazionale Consumatori ha stilato la classifica dei prodotti alimentari che a marzo hanno registrato i maggiori rincari. In testa alla top ten l’olio diverso da quello di oliva che costa il 23,3% in più rispetto a marzo 2021 e che vince anche la classifica dei rialzi mensili con un astronomico +4,7%. Al secondo posto i Vegetali freschi aumentati del 17,8% in un anno. Sul gradino più basso del podio il Burro che vola del 17,4% e che in un solo mese registra un preoccupante +2,6%.
Al quarto posto il prodotto simbolo della cucina italiana, la Pasta (secca, fresca e preparati di pasta) con +13% (+2,4% in un mese). Seguono i Frutti di mare con un incremento del 10,8% e la Farina (+10%). Al settimo posto il Pollame, la prima delle carni con +8,4%, poi la Frutta fresca (+8,1%) che si colloca al secondo posto dei rincari mensili con un allarmante +2,8% su febbraio 2022. Chiudono la top ten il pesce fresco (+7,6%) e i gelati (+6,2%).
Nella top 20, in undicesima posizione, Carne macinata, wurstel e salsicce con +5,9%, il Pane (fresco e confezionato) salito del 5,8% (+1,2% su base mensile), ex aequo con i Succhi di frutta e verdura. Seguono il Latte conservato e la Margarina (ambedue a +5,7%), il Riso e lo Zucchero (entrambi a +5,6%), al 18° posto l’Olio di oliva con +5,5%, poi i Vegetali surgelati (+5,4%). Chiude la top 20 la Carne ovina e caprina con +4,9%.
“Se l’inflazione ha raggiunto il record dal luglio 1991, oltre trent’anni fa, lo si deve anche ai Prodotti alimentari e alle bevande analcoliche che con un +5,8% si collocano al terzo posto dei rialzi tra le divisioni di spesa, dopo Abitazione, acqua ed elettricità (+28,3%) e Trasporti (+12,1%). Si tratta di un aumento del costo della vita, solo per mangiare e bere, pari in media a 323 euro annui a famiglia, che sale a 391 per una coppia con 1 figlio, a 434 per una coppia con 2 figli, 475 per una con 3 figli, una vera e propria stangata” afferma l’avv. Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.
“E’ l’effetto caro bollette e caro carburanti, che oltre ad avere contraccolpi diretti sulle tasche degli italiani quando vanno a fare il pieno di benzina o pagano le fatture di luce e gas, determina una crescita esponenziale dei costi di produzione e di trasporto delle aziende che, indovinate, traslano poi sul consumatore finale i maggiori costi. Insomma, a pagare, alla fine, è sempre la casalinga di Voghera” prosegue Dona.
“Per alcuni specifici e limitati prodotti hanno influito anche alcuni cattivi raccolti, per la pasta ad esempio il frumento duro in Canada e negli Stati Uniti. Poi però è arrivata la guerra e, in un contesto già allarmante, si sono innescate speculazioni belle e buone. E’ ovvio che per alcune specifiche materie prime, come l’olio di girasole, per il quale Russia e Ucraina sono i primi due esportatori al mondo e i 2 primi fornitori dell’Italia, ci saranno inevitabili conseguenze sui prezzi, ma il fatto grave è che alcuni prezzi sono già esplosi prima ancora che si registrassero cali dell’import. Non per niente l’Antitrust, grazie al nostro esposto, sta indagando sul mercato dei carburanti. Per questo chiediamo al Governo Draghi nuovi interventi, ad esempio prolungando la riduzione di 25 cent delle accise su benzina e gasolio anche oltre il 21 aprile” conclude Dona.
Fonte: Unione Nazionale Consumatori su dati Istat