PUBBLICITA’: da Mariano Di Vaio alle sorelle Nasti, urge l’intervento dell’Antitrust sugli influencer
Comunicato stampa Unione Nazionale Consumatori
Non solo le star, ma anche nuovi influencer seppur meno conosciuti al grande pubblico, fanno pubblicità sui social senza alcuna trasparenza. UNC si rivolge nuovamente all’Autorità.
Roma, 28 novembre 2017 – La moral suasion dell’Autorità Antitrust dello scorso luglio sul web marketing degli influencer sui social network non ha sortito gli effetti auspicati. Non solo infatti molti influencer continuano a pubblicizzare senza alcuna avvertenza vari prodotti, ma si moltiplicano i micro-influencer che pubblicano post pubblicitari non etichettandoli in modo trasparente o inserendo l’hashtag #AD in modo improprio, cioè ad esempio troppo in là nel corpo del testo di accompagnamento così da non essere visibile al pubblico. Per questo motivo, l’Unione Nazionale Consumatori, prima associazione a denunciare il fenomeno, ha depositato all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato una integrazione alla prima segnalazione dello scorso aprile, aggiungendo nuovi eclatanti casi.
“Da Luca Argentero a Mariano Di Vaio -dichiara il Presidente di UNC Massimiliano Dona- fioccano i casi di personaggi più o meno noti al grande pubblico, ma comunque con un seguito di migliaia di followers (se non addirittura di milioni nel caso di Di Vaio) che pubblicizzano abbigliamento, occhiali e quant’altro senza alcuna indicazione circa la natura commerciale del post. Accanto a queste vere e proprie celebrità -continua l’avvocato Dona- esiste tutta una serie di altri personaggi, cosiddetti “micro-influencer” (dalle sorelle Nasti a Eliana Cartella solo per citarne qualcuno) sui quali intendiamo attirare nuovamente l’attenzione dell’Autorità, trattandosi di profili che possono vantare un numero più contenuto di followers, ma sempre significativo: il fatto che non siano ‘personaggi famosi’ per il grande pubblico (come un attore del cinema o una star della tv) rende invero la loro influenza ancora più pervasiva, soprattutto se considerato che sono seguiti da migliaia di adolescenti.”
Il problema non è certo solo il comportamento delle star di internet, ma anche quello delle aziende che richiedono alle agenzie che gestiscono i vip, di pubblicare, con evidenti finalità promozionali, foto e video su popolari piattaforme social, in contrasto con quanto richiesto dall’Autorità che, a seguito della nostra denuncia, aveva inviato lettere di moral suasion ad alcuni dei principali influencer e alle società titolari dei marchi visualizzati, ricordando “che la pubblicità deve essere chiaramente riconoscibile come tale, affinché l’intento commerciale di una comunicazione sia percepibile dal consumatore”, evidenziando “il divieto di pubblicità occulta” e chiedendo “l’inserimento di avvertenze, quali, a titolo esemplificativo e alternativo, #pubblicità, #sponsorizzato, #advertising, #inserzioneapagamento, o, nel caso di fornitura del bene ancorché a titolo gratuito, #prodottofornitoda; diciture alle quali far sempre seguire il nome del marchio.”
“Chiediamo all’Autorità di intervenire il prima possibile per accertare la legitimità di questa pratica di pubblicità camuffata sui social network -conclude Dona- e ribadiamo l’urgenza di regole chiare per la pubblicità social”.