E voi lo sapevate qual è la generazione Beta?
Introduzione alla Generazione Beta
Oggi parliamo della “Generazione Beta”, arrivata proprio con questo inizio del 2025. Generazione Beta, la annuncia la società di ricerca sociale australiana McCrindle che sceglie la β, seconda lettera dell’alfabeto greco, per individuare chi nasce tra il 2025 e il 2039. Insomma parliamo dei figli della Gen Y e forse anche dei più anziani appartenenti alla Gen Z… Entro il 2035 rappresenterà il 16% della popolazione mondiale!
Generazione Beta e il valore del non-definitivo
Ora, perché ne parlo qui, dal punto di vista dei consumatori? Perché trovo che l’ordine dell’alfabeto greco (dopo alfa, beta) ci regali qualcosa di poeticamente ironico nel chiamare “Beta” proprio la generazione che potrebbe insegnarci il valore del non-definitivo. Mi spiego meglio: da appassionato di consumi, ho visto passare “versioni beta” di qualsiasi cosa, dai software alle scarpe da ginnastica, fino ai programmi di governo: il “versioning” (1.0, 2.0, beta, release…) ha colonizzato il nostro modo di pensare. Viviamo cercando la versione definitiva dei prodotti, ma anche di noi stessi: c’è chi soffre (come me) di FOBO (fear of best option), la paralisi degli acquisti nell’attesa che esca una versione migliore di un determinato prodotto…)
Il manifesto della vita in versione Beta
Del resto siamo quelli che scrolliamo all’infinito alla ricerca della “versione definitiva” di ogni cosa: dai social, alla vacanza, alla cena, al partner… continuamente in cerca della release definitiva della felicità, mentre la vita scorre ostinatamente in versione Beta. Ma cosa succederebbe se questa Generazione Beta ci insegnasse che “beta” non è uno stato temporaneo da superare, ma un modo di essere? Non più “beta testing”, ma “beta living”. Ho visto aziende annunciare versioni Beta ad uso e consumo di consumatori early adopter, ma forse i veri innovatori saranno quelli che capiranno che “beta” non è un difetto da correggere, ma una feature da celebrare: la capacità di rimanere aperti, incompleti, in divenire.
La Generazione Beta come modello di innovazione
Immaginate un mondo dove il “work in progress” non sia più una scusa, ma un manifesto. Dove i brand non vendano più certezze, ma possibilità. Dove l’imperfezione non sia un bug da fixare, ma il segno distintivo dell’autenticità.
La Generazione Beta potrebbe essere la prima a capire che la vera innovazione non sta nel raggiungere la versione finale, ma nel restare magnificamente “beta”: in evoluzione, in ascolto, in divenire.
È una prospettiva rivoluzionaria: mentre noi corriamo tra un’emergenza e l’altra – clima, guerre, disuguaglianze – trattando problemi millenari come bug inaspettati del sistema, loro potrebbero essere i primi a vedere queste “crisi” non come errori da eliminare, ma come variabili da gestire. Non più “solving problems”, ma “living with complexity”.
Questo non significa arrendersi ai problemi o accettare passivamente le imperfezioni del mondo. Al contrario: significa affrontarli con una nuova consapevolezza.
Ed ecco allora un buon proposito per cominciare l’anno: e se smettessimo di cercare la versione definitiva di noi stessi e iniziassimo a valorizzare il nostro perpetuo stato “beta”?
E ovviamente, mentre lo scrivo, penso ai consumatori più giovani. A tutti, a cominciare da mio figlio Vincenzo… nato “Alfa”, ma spero “Beta” nel cuore…
E voi lo sapevate?
Per saperne di più ascolta il podcast Arriva la Generazione Beta, quella che vivrà provvisoriamente
Autore: Massimiliano Dona
Data: 15 gennaio 2025