E voi lo sapevate: può servire una sugar tax?
Entra in vigore la sugar tax?
Se ne parla da tempo e finalmente sembrava arrivato il momento dell’entrata in vigore della sugar tax, cioè di una tassazione dedicata ad alimente e bevande ad alto contenuto di zuccheri. L’imposta (insieme alla ‘plastic tax’) è stata introdotta con la Legge di Bilancio 2020 dal Governo Conte II, ma fino ad oggi è stata oggetto di continui rinvii. Poi, questa settimana il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha dichiarato di aver trovato una copertura finanziaria per rinviare l’entrata in vigore della sugar tax al primo di gennaio del 2025.
E questo è bastato per scatenare (nuovamente) il dibattito tra favorevoli e contrari. Vi dico subito la mia: pur non essendo tra quelli che credono che siano le leggi ad insegnarci come stare a tavola, con l’Unione Nazionale Consumatori abbiamo detto sì alla tassa sulle bevande zuccherate, purché accompagnata da messaggi educativi. Troppi bambini, infatti, consumano quotidianamente dolci e bevande gassate e servono messaggi chiari. Di campagne educative nel nostro Paese neppure l’ombra ed allora che non possa essere una sanzione ad evidenziare che con i cibi super zuccherini non si deve esagerare?
Il vero problema è che il Governo non deve limitarsi a mettere la tassa, solo per fare cassa, ma deve svolgere un’azione educativa sui corretti stili e comportamenti alimentari, ad esempio attraverso un bollino da mettere sulle confezioni dei prodotti tassati, così da stimolare anche le aziende a mettere in commercio prodotti sempre più salutari.
Non mancano pareri opposti
Ma come vi dicevo, non mancano pareri di segno diametralmente opposto: alcuni sono contrari alla Sugar tax, considerandolo un balzello ipocrita e discriminatorio che rischia di portare l’unico effetto di un rincaro dei prezzi al dettaglio senza alcun beneficio sul fronte della salute pubblica.
Certo, è probabile che le imprese colpite dalla nuova tassa possano avere la tentazione di scaricare i maggiori costi sui consumatori finali, attraverso un incremento dei prezzi al dettaglio. Ma forse, di questi tempi non credo sia facile, almeno se si spera di restare competitivi sugli scaffali del supermercato.
D’altro canto l’obesità infantile è ormai una emergenza conclamata: in Italia, i bambini di 8-9 anni in sovrappeso sono il 19% e quelli con obesità il 9,8%, inclusi minori con obesità grave che rappresentano il 2,6%.
E ciò, secondo gli ultimi dati di Okkio alla Salute, il sistema di sorveglianza nazionale coordinato dal Centro Nazionale per la Prevenzione delle Malattie e Promozione della Salute (CNaPPS) dell’ISS che è parte dell’iniziativa della Regione Europea dell’OMS “Childhood Obesity Surveillance Initiative-COSI”.
Insomma Sugar tax: sì o no?
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) non ha dubbi: l’applicazione di tasse sui prodotti zuccherati è una strategia che ha conseguenze solo positive, “win-win”, sia per i governi che per le persone, e per questo continua a stimolare tutti i paesi affinché ne adottino una. E infatti, secondo i suoi ultimi dati, quelli che l’hanno fatto sono già 108, pari al 51% della popolazione mondiale, e ne hanno applicato una soprattutto alle bevande, cioè una soda tax.
Le cosiddette SSB, o sugar-sweetened beverage (bevande dolce o dolcificate), sono infatti tra i prodotti considerati maggiormente responsabili dell’aumento dell’obesità, pur non essendo affatto indispensabili, anzi, essendo quasi sempre povere, dal punto di vista nutrizionale. Per questo sono ritenute quelle sulle quali intervenire primariamente.
Per questo l’OMS ricorda che è necessario svolgere un lavoro preliminare di studio, e poi varare norme razionali, i cui risultati siano già stati dimostrati, proprio per neutralizzare gli argomenti con i quali le aziende del settore tentano da sempre di boicottare queste iniziative. La sugar tax sui prodotti zuccherati è una strategia che ha conseguenze positive. Ma da noi si continua a rinviare!
Tuttavia, negli oltre cento paesi hanno adottato soluzioni molto diverse, non sempre sostenute da prove scientifiche che ne dimostrino l’efficacia e la sostenibilità in termini sociali, esponendosi così alle critiche dei produttori. Le aziende, infatti, di solito sottolineano la possibile perdita di posti di lavoro e di introiti. Inoltre, affermano che le sugar tax sarebbero poco eque, perché colpirebbero soprattutto le persone meno abbienti.
Per conoscere gli altri consigli e sapere come far valere i tuoi diritti ascolta: A cosa serve introdurre una sugar tax?
E voi lo sapevate?
Autore: Massimiliano Dona
Data: 22 maggio 2024