Chiara Ferragni è indagata per truffa aggravata nell’ambito dell’indagine della Procura di Milano con al centro il caso del pandoro ‘Pink Christmas‘, prodotto dall’azienda piemontese Balocco. Indagata anche Alessandra Balocco, presidente e amministratrice delegata, sempre per truffa aggravata.
Non solo, Ferragni è stata iscritta nel registro degli indagati di Milano, con l’ipotesi di truffa aggravata, anche per le uova di Pasqua della Dolci Preziosi e per la bambola Trudi, proposte dalla influencer con scopi solidali.
Perché si indaga su Chiara Ferragni per truffa
La questione del pandoro Balocco è nota: secondo quanto ricostruito dall’Antitrust, un anno fa quando la campagna di comunicazione Balocco-Ferragni è stata condivisa sui social della nota influencer, si sarebbe “fatto intendere ai consumatori che acquistando il pandoro «griffato» Ferragni avrebbero contribuito a una donazione all’Ospedale Regina Margherita di Torino. Tuttavia, la donazione, di 50 mila euro, era stata già effettuata dalla sola Balocco mesi prima».
Per questo motivo Chiara Ferragni e il produttore dolciario sono stati sanzionati per circa 1 milione e 495mila euro per scarsa trasparenza nei confronti dei consumatori.
Nelle ultime ore gli inquirenti milanesi hanno acquisito le e-mail (già analizzate dall’Autorità garante della concorrenza), che sono state scambiate per programmare la campagna di promozione del pandoro. Da qui l’ipotesi di reato è mutata da frode in commercio a truffa.
Secondo le prime ricostruzioni, anche la sponsorizzazione delle uova di pasqua sarebbe avvenuta in maniera simile a quella del pandoro. A fronte di una donazione di 36mila euro all’associazione “I bambini delle fate” , Ferragni avrebbe percepito 500mila euro nel 2021 e 700mila euro nel 2022.
Questo invece il messaggio che accompagnava il progetto relativo alla bambola Trudi, venduta sul sito e-commerce “the blonde salad” ed andata sold out in sole cinque ore:
«Visto che molti di voi hanno amato la bambola Chiara Ferragni che creammo per il nostro matrimonio, abbiamo deciso di creare un’edizione limitata della Chiara Ferragni mascotte. Tutti i profitti andranno a Stomp out bullying, un’organizzazione no profit per combattere il cyberbullismo, un argomento molto vicino al mio cuore».
Il parere di Massimiliano Dona
Sulla questione, Massimiliano Dona è intervenuto dedicando una puntata del podcast Scontrini; sulla nuova indagine per truffa commenta: “non sarà facile dimostrare l’eventuale truffa. Devono ricorrere una serie di elementi per accertarla, come l’intenzione di arrecare un danno alla vittima e contemporaneamente quello di arricchirsi”.
Se si provasse l’illecito su più situazioni (come nel caso delle uova di Pasqua o della bambolina), il quadro si aggraverebbe, ma soprattutto “andrebbe dimostrato che c’era dolo da parte di tutti i partecipanti, il che nel mondo penale viene valutato con grandissima cautela”.
Sicuramente nella beneficenza è fondamentale la trasparenza: “il consumatore deve conoscere già all’atto della proposta della comunicazione di un’iniziativa di beneficenza, come il suo contribuito aiuterà la causa”.
“In ogni caso -afferma Dona su Instagram- se cominciasse un processo per truffa rappresenterebbe uno spartiacque tra il prima e il dopo Chiara Ferragni. Si potrebbero aprire una serie di riflessioni su tutta la content economy che rischia di subire un danno reputazionale che, probabilmente, non merita.”