Nell’alimentazione degli animali domestici, di fronte a un alimento preconfezionato, ci si pone molte domande riguardo il contenuto, se gli ingredienti siano sicuri ed efficaci rispetto alle immagini e lo slogan pubblicitario e quali garanzie sono fornite al consumatore.
Per valutare l’adeguatezza nutrizionale e la sicurezza dei propri prodotti, le industrie serie utilizzano vari sistemi: esame della composizione chimica, appetibilità, digeribilità e controllo del loro effetto sullo stato sanitario, l’assenza di sostanze tossiche. Questi metodi presi singolarmente danno delle indicazioni parziali.
In primis, è fondamentale considerare il contenuto nutrizionale, gli effetti sulla funzionalità gastrointestinale (feci piccole e poco odorose), la densità calorica e gli effetti a lungo termine sul benessere animale.
La composizione chimica ci indica se sono presenti i nutrienti di cui l’animale necessita ma non ci da nessuna indicazione sulla loro biodisponibilità̀. L’appetibilità̀ non fornisce alcuna indicazione sul valore nutritivo.
Tra i tanti alimenti offerti, è necessario individuare quello corretto per il nostro cane facendo attenzione all’etichetta per accertare le componenti reali dell’alimento.
Le leggi attuali forniscono gli strumenti che permettono una valutazione utile delle caratteristiche di un prodotto: le etichette per alimenti devono riportare molteplici dati quali la denominazione del prodotto e della specie cui è destinato, l’elenco degli ingredienti, il contenuto in umidità, proteine, grassi, fibre, vitamine e oligoelementi e la presenza di additivi.
L’alimento è classificato in base al potere nutritivo e ha diverse denominazioni: completo e bilanciato, cibo complementare, miscela di cereali e snack.
Oltre alla denominazione del prodotto, nelle etichette troviamo indicazione della specie cui è destinato o la categoria animale con distinzioni in funzione dello stato fisiologico: cane in mantenimento, cucciolo, anziano ecc.
Nell’elenco degli ingredienti, questi ultimi sono indicati in ordine decrescente in base alla quantità̀ presente: quello al primo posto presente in quantità̀ maggiori e all’ultimo quello presente in quantità̀ minore.
La conoscenza del valore nutritivo dei singoli ingredienti permette un primo giudizio di merito (riso più̀ digeribile di frumento e orzo ma il suo indice glicemico è più elevato, carne di pollo più ricca di acidi grassi essenziali rispetto alla carne bovina ecc.). Gli ingredienti possono essere dichiarati per categorie (cereali, carni e derivati) oppure per singolo alimento.
Altro fattori indicati sui prodotti sono rappresentati dal contenuto in umidità, le proteine, i grassi, le ceneri e le fibre: la dichiarazione del contenuto in umidità non è obbligatoria per i mangimi che ne contengano più del 5 % e meno del 14 % (quelli secchi).
L’eventuale contenuto in vitamine e oligoelementi: in etichetta sono segnalati solo quelli aggiunti al prodotto per compensarne le carenze. La mancata segnalazione non va intesa come un difetto in quanto l’integrazione viene effettuata quando è necessario assicurare determinate quantità̀ in aggiunta o a compensazione di quelle mancanti nelle materie prime.
Le quantità̀ consigliate sono finalizzate a situazioni medie e, pertanto, possono discostarsi notevolmente dalla realtà̀ e dalle esigenze dei singoli individui. L’azione professionale del veterinario, quindi, è quella di calcolare le dosi più adeguate a ogni singolo soggetto.
Dopo poche settimane i benefici sono riscontrabili: feci solide, piccole e poco odorose, pelle morbida e in salute, mantello e condizioni fisiche migliorate. Nel medio e lungo periodo i benefici si moltiplicano: ossatura robusta, muscolatura tonica e ben sviluppata, denti forti e sani.
Articolo realizzata in collaborazione con il portale animalidacompagnia.it
Autore: Giorgia Meineri
Data: 22 giugno 2018
Cibo per animali, attenzione all’etichetta
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