Si può combattere lo spreco con gli imballaggi intelligenti? 

Marcella Mastrobuono
23 Aprile 2024
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Conservare meglio per sperperare meno: gli imballaggi intelligenti potrebbero aiutarci a combattere lo spreco alimentare, che in Italia ha raggiunto i 13 miliardi di euro nel 2023

Sapete che la metà di tutto lo spreco alimentare nel nostro Paese avviene dentro le nostre case

Leggi i nostri consigli contro lo spreco alimentare.

Combattere lo spreco alimentare

Buttiamo nella spazzatura circa 6 miliardi di euro ogni anno, ognuno di noi getta via mezzo chilo di cibo ogni settimana. Due chili al mese.

Venticinque chili all’anno soprattutto di frutta, insalata, pane fresco e verdure, buttati perché vanno a male velocemente, perché se viviamo da soli non riusciamo a consumare confezioni troppo abbondanti, perché sono conservati male. 

Un problema economico, ma anche di sostenibilità.

Oggi, però, la tecnologia ci viene in aiuto e il packaging non è più solo il contenitore per proteggere il prodotto e trasportarlo, ma è in grado di monitorarne le condizioni, di tracciarlo e addirittura di interagire con il cibo per farlo durare di più. 

Cosa fa un imballaggio intelligente  

Immaginiamo una confezione di salmone che non è stata ben conservata durante il trasporto o nei magazzini: la sola data di scadenza su un packaging tradizionale ci direbbe che possiamo consumarlo tranquillamente, eppure quel prodotto non è più commestibile.

Un packaging intelligente è in grado di dirci, per esempio, se la catena del freddo è stata interrotta o se il prodotto è stato contaminato. 

Come?  

Grazie a indicatori tempo-temperatura che segnalano l’eventuale interruzione della catena del freddo o il superamento della temperatura di sicurezza, a etichette stampate con inchiostri termosensibili che segnalano la temperatura giusta per il consumo, a etichette che si azionano all’apertura della confezione indicando precisamente il tempo rimasto prima della scadenza o a packaging che individuano organismi patogeni e tossine grazie ad uno strato che al contatto con sostanze nocive cambia colore

Questi moderni imballaggi sono di 3 tipi

  • Packaging attivo, per preservare i cibi 
  • Packaging intelligente, per monitorarne le condizioni 
  • Smart packaging, per tracciarlo  

Preservare con il packaging attivo 

Un imballaggio attivo è in grado di interagire con l’ambiente circostante o con il cibo stesso per prolungarne la cosiddetta shelf-life, cioè la durata di conservazione. 

Il packaging riesce a preservare il prodotto che contiene e a farlo durare di più, per esempio rilasciando sostanze utili o assorbendo sostanze indesiderate come ossigeno, etilene e umidità, eliminando eventuali gas nocivi e ostacolando la formazione di batteri e muffe.  

Abbiamo questi imballaggi sotto gli occhi tutti i giorni:  

  • i foglietti che troviamo sotto la carne e il pesce nelle confezioni al supermercato servono ad assorbire i liquidi rilasciati dal prodotto 
  • le bustine, vassoi o etichette assorbi-ossigeno catturano il gas presente nell’involucro, per impedire la formazione di microorganismi e l’ossidazione precoce degli alimenti, come la frutta e la verdura già tagliata 
  • il materiale assorbi-etilene eliminano il gas rilasciato, per esempio, da frutta e verdura rallentandone la maturazione  
  • le bustine, o pellicole che rivestono l’interno delle confezioni, assorbono l’umidità che rende molli biscotti, frutta secca e patatine e fa proliferare muffe e batteri 
  • gli involucri che rilasciano etanolo o enzimi per impedire la formazione di microrganismi patogeni e batteri causa della deperibilità dei cibi, ma anche aromi, per quei prodotti che durante la produzione o il confezionamento perdono il loro caratteristico profumo, come caffè e succo d’arancia

Monitorare con il packaging intelligente 

Questo gruppo di imballaggi non agisce direttamente sul prodotto, ma lo monitora. Grazie ad indicatori posizionati all’interno o all’esterno della confezione, fornisce informazioni sullo stato di conservazione, su eventuali variazioni di temperatura o manomissione della confezione.  

Il packaging che propriamente si definisce intelligente utilizza, per esempio, coloranti sensibili alle variazioni di ph, causate dal deterioramento del prodotto e sensori come indicatori tempo-temperatura (TTI), che cambiano colore o forniscono indicazioni visive per segnalare una qualità ridotta o una alterazione dovuta al contatto con microrganismi, ma anche indicatori di umidità, che cambiano colore o mostrano visivamente i livelli di umidità per monitorare i prodotti sensibili, come i surgelati o prodotti freschi come carne e pesce. 

Tracciare con il packaging smart 

Oltre a dare molte informazioni sul prodotto che contiene, quello smart è un imballaggio tecnologicamente avanzato e connesso, che attraverso codici o sensori trasmette dati in tempo reale a dispositivi esterni come smartphone, tablet e computer o a piattaforme basate su cloud.  

Dà informazioni più dettagliate sul prodotto e inoltre permette il controllo, anche a distanza, della temperatura e di altri parametri di qualità.

Il packaging smart è importante anche perché consente di tracciare la posizione di un prodotto e sapere dove si trova in ogni momento, ad ogni livello della filiera. 

Gli imballaggi smart utilizzano tecnologie come i QR code e i tag NFC (Near Field Communication) per rimandare a piattaforme esterne e avere più informazioni, gamification e realtà aumentata, oltre a tag RFID (Identificazione a Radiofrequenza) per tracciare un imballaggio lungo l’intera filiera e ottenere dati in tempo reale sulla posizione, il movimento e le condizioni dell’imballaggio.   

L’impegno di UNC contro lo spreco alimentare 

Abbiamo davanti a noi sfide importanti: fornire alla popolazione mondiale cibo sufficiente da mangiare e garantire che sia sicuro, ma allo stesso tempo combattere gli enormi sprechi e le perdite alimentari.

Perché circa 1/3 del cibo prodotto per il consumo umano viene perso o sprecato a livello globale e all’interno dei paesi dell’UE. Ogni anno si sprecano 57 milioni di tonnellate di cibo (24% verdure, 22% frutta, 12% cereali, 11% tuberi, 11% carne, 10% colture oleaginose, 7,5% prodotti lattiero-caseari e uova e 3% di pesce).

Nel frattempo 36,2 milioni di persone non riescono a permettersi un pasto nutriente.

Per questo noi di UNC lavoriamo insieme ad altri 19 partner europei al progetto FoodGuard, che vuole rendere più sostenibili le filiere alimentari e combattere lo spreco.

Il progetto FoodGuard sta studiando soluzioni tecnologiche innovative basate sul microbioma, sulle attività microbiche, sul packaging intelligente, sull’ecolabeling dei prodotti per allungare e monitorare la durata di conservazione dei prodotti deperibili (come carne, pesce, formaggio e verdure in busta) in modo da ridurre significativamente gli sprechi.

Questo articolo è stato realizzato nell’ambito del PROGETTO FOODGUARD – 101136542

“Finanziato dall’Unione Europea. I pareri e le opinioni espressi sono tuttavia quelli esclusivi dell’autore/i e non riflettono necessariamente quelli dell’Unione Europea o di [nome dell’autorità concedente]. Né l’Unione Europea né l’autorità concedente possono essere ritenuti responsabili per essi”.

Ti interessano i temi della sostenibilità e dello spreco alimentare? Segui le attività del progetto qui.

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