Le famiglie vedono “nero” per il proprio futuro e per quello del Paese. Saltate le vacanze e gli acquisti di mobili, auto ed elettrodomestici. Sono alcuni dei dati contenuti nel rapporto annuale Confcommercio-Censis su fiducia, consumi e impatto del Covid-19, effettuato su un campione di 1000 famiglie intervistate dal 15 al 30 aprile, ossia dopo un po’ più di un mese dal lockdown.
A causa dell’emergenza sanitaria e della chiusura del Paese, il 42,3% delle famiglie ha visto ridursi l’attività lavorativa e il reddito, il 25,8% ha dovuto sospendere del tutto l’attività e il 23,4% è finito in Cassa integrazione (Cig), il 21% ha avuto una riduzione dello stipendio (esclusa Cig), il 16,2% ha cessato o sospeso una collaborazione. Dallo studio emerge inoltre che quasi sei famiglie su dieci (57,4%) temono di perdere il posto di lavoro o che la posizione reddituale sia soggetta a rischi; molto ampia la fascia di chi, dopo la riapertura del Paese, guarda al futuro con pessimismo: il 52,8% vede “nero” per la propria famiglia, percentuale che sale al 67,5% con riferimento alle prospettive del Paese.
Quanto ai consumi, il 23% ha dovuto rinunciare definitivamente all’acquisto di beni durevoli (mobili, elettrodomestici, auto) già programmati e il 48% a qualunque forma di vacanza (week end, ponti, Pasqua, vacanze estive). A quest’ultimo proposito, oltre la metà delle famiglie (54,3%), nell’incertezza non ha programmato nulla, il 29,3% rimarrà a casa non avendo disponibilità economica (percentuale che sale al 57% per i livelli socio economici bassi). Solo il 9,4% si permetterà il “lusso” di partire ma con una riduzione di budget e di durata, mentre il 7% andrà in vacanza senza limiti di budget o durata.
L’UNC considera che questi dati allarmanti attestano che il bonus vacanze, che peraltro grava per l’80% sugli alberghi, già in crisi di liquidità, non può certo bastare per salvare la stagione turistica. Gli sconti, infatti, non sono sufficienti se le famiglie sono in difficoltà e faticano ad arrivare a fine mese. Solo ridando capacità di spesa agli italiani, il settore turistico potrà risollevarsi. Invece, non solo non è stato fatto finora nulla per compensare le perdite che i consumatori hanno avuto durante l’emergenza Coronavirus, ma addirittura, con l’operazione voucher, si è chiesto loro di svolgere il ruolo pubblico di sovvenzionare e finanziare le imprese di viaggi e vacanze, sacrificando il diritto di essere rimborsati in denaro previsto dalle normative europee e nazionali pre-Covid.
Autore: Mauro Antonelli
Data: 3 giugno 2020
Confcommercio-Censis: 48% famiglie rinuncia a vacanze
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