“La Corte Costituzionale, in relazione alle questioni di legittimità costituzionale sollevate con le ordinanze R.O. n. 76/2014 e R.O. n. 125/2014, ha dichiarato, con decorrenza dalla pubblicazione della sentenza, l’illegittimità costituzionale sopravvenuta del regime del blocco della contrattazione collettiva per il lavoro pubblico, quale risultante dalle norme impugnate e da quelle che lo hanno prorogato. La Corte ha respinto le restanti censure proposte”.
Con questo scarno comunicato la Consulta ha annunciato che è illegittimo il blocco dei contratti dei lavoratori pubblici che dura da ben 6 anni e, nello stesso tempo, ha precisato che la pronuncia non avrà effetti retroattivi. Evitato, dunque, il buco di bilancio di 35 miliardi di euro stimato dall’Avvocatura generale dello Stato. Le norme impugnate sono quelle che prevedevano il blocco dal 2010 al 2013, mentre le altre lo hanno prorogato nei due anni successivi. Il deposito della sentenza avviene entro 20 giorni dalla decisione. L’Avvocatura aveva chiesto, nel caso in cui la Corte avesse optato per una pronuncia di incostituzionalità, che si tenesse conto di quanto previsto dall’articolo 81 della Costituzione, nella nuova formulazione, relativamente al principio di pareggio di bilancio.
Secondo l’UNC è un’ottima notizia, non solo per i 3,5 milioni di dipendenti pubblici, ma perché si stabilisce il diritto di un lavoratore di difendere la propria retribuzione dalla perdita del potere d’acquisto. Si spera che nelle motivazioni non si sostenga che l’incostituzionalità dipende solo dalla durata eccessiva del blocco, altrimenti prima o poi il problema si ripresenterà.
I sindacati hanno chiesto l’apertura immediata di un tavolo di contrattazione per arrivare subito al rinnovo del contratto.
Autore: Mauro Antonelli
Data: 30 giugno 2015
Consulta: illegittimo blocco contratti
Vuoi ricevere news sul mondo dei consumatori?
Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere aggiornamenti sui reclami più diffusi.