Chi sono i consumatori di sport? Tutti quei 19.500 milioni di italiani che nel 2013, secondo il rapporto Istat-Coni, hanno dichiarato di praticare una qualunque attività sportiva durante l’anno. Tanti su una popolazione di poco più di 60 milioni di persone, poco se si fa la percentuale e si scopre che è di poco inferiore al 33%, cioè 1 su 3. D’altronde si sa che gli italiani non sono propriamente un popolo di sportivi.
Intorno a questo numero di persone (che parte dai 3 anni e non si sa dove arriva) ruota però un enorme numero di consumi che va dalle bibite rinfrescanti a quelle energetiche, dalle magliette ai cappellini, dagli attrezzi tecnici alle scarpe. Per non parlare dell’abbigliamento meno “tecnico”, ma che fa moda!
Il punto di partenza è quanto spendono gli individui e le famiglie ogni anno per lo sport: 22 miliardi di euro nel 2013. La ripartizione nelle tre principali voci riporta 1)abbigliamento e calzature (6.7 mld); 2)sport attivo (3.3 mld); 3)turismo sportivo (2.9 mld).
In questo contesto è chiaro che la prima voce risulta la più meritevole di attenzione perché è quella sulla quale punta la pubblicità per stimolare gli acquisti non solo dei ragazzi e dei bambini, ma anche degli adulti. In molti credono che avere la stessa racchetta di Federer consenta di fare gli stessi colpi o che avere le stesse scarpe di Ronaldo o Messi faccia fare gli stessi gol o ancora inforcare la stessa bici di Nibali o indossare lo stesso costume della Pellegrini faccia fare gli stessi tempi.
Certamente questi strumenti tecnici sono di altissima qualità, possono aiutare la prestazione sportiva e in qualche caso valgono il prezzo che viene chiesto (sempre volendo ammettere che sul mercato circoli esattamente lo stesso prodotto consegnato ai campioni).
E qui sta il primo problema: proprio perché i materiali dei campioni sono realizzati “ad personam” vanno bene solo per loro, cioè per quei campioni che hanno contribuito a migliorarne le perfomance suggerendo forse anche le modifiche da fare agli attrezzi. Quindi vale la pena di chiedersi se una racchetta firmata sia davvero qualitativamente migliore di altre che non lo sono.
Insomma, per cominciare una pratica sportiva non è affatto necessario spendere delle cifre esorbitanti come troppo spesso la pubblicità (o negozianti interessati) vorrebbero farci credere. Anche perché non sono la bicicletta o il costume a fare il campione, ma esattamente il contrario!
Oltre ai materiali, alcune problematiche sono relative alle iscrizioni e ai certificati (tema che affronteremo nei prossimi appuntamenti); intanto se è capitato anche a te di avere un problema nell’ambito di un’attività sportiva, scrivici attraverso il nostro sportello.
Leggi la seconda parte Quanto costa fare sport
Autore: Eduardo Lubrano
Data: 29 marzo 2016
Consumatori di sport
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