Si registra in Italia un aumento dei
contratti fantasma per le forniture di
luce e
gas. Lo certificano le segnalazioni che continuano ad arrivare agli
sportelli dell’Unione Nazionale Consumatori. Sono tante, infatti, le persone che si sono viste attivare a loro insaputa nuove utenze. Ma come è possibile che un consumatore si ritrovi a essere cliente di un gestore senza aver
mai firmato un contratto? Proviamo a fare chiarezza su cosa sta succedendo, sugli escamotage e sulle tecniche utilizzate dai
truffatori per fare questi raggiri e sulle contromisure che andrebbero adottate per arginare i contratti fantasma di luce e gas.
Come funzionano le truffe dei contratti fantasma di luce e gas
Se fino a pochi anni fa i venditori porta a porta falsificavano le firme degli utenti sui contratti o, in tempi più recenti, erano gli
operatori telefonici a estorcere un “sì” alla cornetta per attivare forniture non richieste, oggi le tecniche utilizzate per far firmare a
utenti inconsapevoli i contratti fantasma sono ancora più
aggressive. Uno dei casi più comuni è quello dell’agente che prende di mira un condominio, citofona a un appartamento a caso e con una scusa banale (dicendo, ad esempio, di dover consegnare un pacco) si intrufola nell’androne del palazzo andando in cerca di
bollette lasciate dal postino sul bancone della portineria o che fuoriescono dalle cassette della posta. Preso possesso della bolletta, l’agente ha in mano una serie di dati personali dell’utente malcapitato molto importanti: nome e cognome della persona, il suo indirizzo, il suo codice fiscale e, soprattutto, il
numero che identifica la
fornitura energetica (per il gas è il
PDR, per l’elettricità il
POD). Per il truffatore sono informazioni più che sufficienti per avviare il trasferimento dell’utenza: gli basterà, infatti,
falsificare la firma su un
contratto precompilato.
A questo si aggiungono le sempre frequenti
truffe dei venditori porta a porta che propongono contratti di luce e gas con modalità a dir poco fraudolente, sfruttando la scarsa consapevolezza dei consumatori.
Come viene aggirata la legge?
Purtroppo non c’è più l’obbligo da parte dei venditori della cosiddetta
check-call per verificare la correttezza dell’attivazione di una nuova utenza. In pratica, si trattava di una
chiamata di conferma che il fornitore doveva fare al nuovo cliente per sapere se fosse stato veramente lui a richiedere il contratto. Alcune aziende continuano comunque ad effettuare la chiamata, ma questa contromisura è
facilmente aggirabile: il truffatore, infatti, inserisce sul contratto precompilato il suo numero di telefono. In questo modo, sarà lui a
rispondere a nome dell’utente alla chiamata di verifica dell’operatore. L’unico obbligo rimasto è quello dell’invio del
contratto in forma cartacea o di metterlo a disposizione dell’utente su supporto durevole. Anche questa, però, è una contromisura poco efficace aggirabile indicando un indirizzo di spedizione o di email errato.
Attenzione a chi vi contatta a nome dell’Associazione dei Consumatori
Ma non solo. Da molti consumatori abbiamo ricevuto delle segnalazioni di
sedicenti operatori che chiamano per proporre nuovi contratti a nome della nostra Associazione. Dunque i truffatori non solo si fingono operatori di un gestore di energia (ma anche di telefonia) inventando aumenti e costi non veritieri delle bollette, ma si stanno spingendo oltre citando nel corso della telefonata con gli utenti anche una fantomatica
“Tutela del Consumatore” che rappresenterebbe una sorta di garanzia nella scelta di un altro gestore. Purtroppo non sono pochi quelli che cadono in questo tranello. Senza dimenticare che per la nostra Associazione si tratta di un evidente
danno di immagine. L’utente che infatti digita sui motori di ricerca le parole “Tutela del Consumatore” finirà quasi sicuramente sul nostro sito.
Le nostre proposte
Tutto ciò dimostra che le
tutele previste dall’
Autorità per l’energia si stanno rivelando
inadeguate per smascherare i contratti fantasma. Ecco le nostre proposte per far fronte a questa truffa e tutelare i diritti dei consumatori:
- I gestori di energia non possono più limitarsi a dichiararsi parte lesa dalle agenzie che operano per loro conto nel libero mercato: devono fare di più verificando in modo puntuale l’attendibilità di queste agenzie;
- Le contromisure messe in atto dall’Autorità dell’energia sono facilmente aggirabili, motivo per cui servono norme più garantiste ed efficaci per fermare i truffatori;
- Il cliente deve essere messo nelle condizioni di poter comunicare in maniera più semplice e veloce con il fornitore energetico a cui si affida. Troppo spesso, infatti, l’assistenza del servizio di call center non è sufficiente per intervenire concretamente e risolvere un problema. Serve pertanto rendere più efficiente la gestione dei reclami. In questo modo si attiverebbero anche molte meno procedure di conciliazione;
- Non va l’automatismo nell’attivazione delle procedure di recupero del credito: perché il nuovo operatore, quello che (in buona fede?) crede di avere diritto a un pagamento, passa subito la pratica al recupero crediti?
- Infine, secondo quanto previsto dalla Delibera n. 228 del 2017 gli importi fatturati dal nuovo operatore (quello al quale sono stati trasferiti a insaputa dell’utente) devono essere comunque pagati dal consumatore, seppure nel limite minimo previsto dalla stessa ARERA (Autorità regolazione per energia reti e ambiente). Si tratta però chiaramente di una regola ingiusta, e la spiegazione è ovvia: per quale motivo il consumatore dovrebbe pagare una cifra, seppur minima, per un contratto che non ha mai sottoscritto? Ci stiamo battendo per cambiare la normativa così da scoraggiare queste truffe.
In attesa di risposte, i nostri sportelli continueranno a gestire questi casi e ad
assistere i consumatori danneggiati. E i risultati finora ci stanno dando ragione: sono tante, infatti, le persone per le quali abbiamo chiesto e ottenuto dalle aziende il
rimborso integrale delle
somme versate.