Un passo avanti per la difesa dell’ambiente
L’entrata in vigore di questo divieto consentirà di porre un argine alla dispersione di cotton fioc nell’ambiente. Un’emergenza non di poco conto, considerato che in base ai dati pubblicati dall’Agenzia europea per l’ambiente (EEA), i bastoncini rappresentano circa il 4% dei rifiuti censiti sulle spiagge europee. La maggiore concentrazione è stata riscontrata nelle spiagge affacciate sul Mar Mediterraneo, il 5,2%, valore superiore rispetto a quelli registrati sulle spiagge dell’Oceano Atlantico nord-orientale (4,6%), del Mar Baltico (0,75%) e del Mar Nero (0,49%). L’emergenza riguarda dunque direttamente anche l’Italia, come hanno dimostrato i monitoraggi e le attività di pulizia delle spiagge condotti negli ultimi anni dai volontari di Legambiente. Negli ultimi cinque anni l’associazione ambientalista ha monitorato 245 spiagge, censendo 162.936 rifiuti, di cui il 9% è rappresentato proprio dai cotton fioc (14.342), una media di 60 bastoncini di plastica per ogni spiaggia. Ma non solo. Secondo quanto emerso dall’indagine ‘Beach Litter 2018’, condotta sempre da Legambiente, i cotton fioc sono al terzo posto della top ten dei rifiuti spiaggiati, pari al 7,8% del totale di quelli trovati. Ciò significa che ogni 2 metri di sabbia si raccoglie un bastoncino per la pulizia delle orecchie. Questa enorme quantità di cotton fioc usati rivenute sulle nostre spiagge dipende principalmente da due fattori. Il primo rimanda alla cattiva gestione dei rifiuti solidi urbani e all’inefficienza dei sistemi di depurazione. Il secondo riconduce, invece, alla diseducazione delle persone. Se questi rifiuti dalle nostre case arrivano in riva al mare è infatti perché siamo noi a buttare i bastoncini nel wc dopo averli usati. A ciò va aggiunto anche un altro elemento di criticità, vale a dire i lunghissimi tempi di degradazione di questi prodotti, stimati dall’Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) in 10-30 anni.Dal 2020 stop anche ai prodotti con microplastiche
La stessa norma che ha introdotto il divieto ai cotton fioc in plastica e non biodegradabili prevede anche lo stop, dal primo gennaio del 2020, al commercio dei prodotti cosmetici da risciacquo ad azione esfoliante o detergente contenenti microplastiche. Quest’ultime sono le particelle di plastica grandi non oltre i 5 millimetri. A prima vista sembrerebbero dei rifiuti ‘innocui’, ma in realtà le microplastiche sono disperse nell’ambiente in grandissime quantità, e venendo ingerite soprattutto dalla fauna marina (ad esempio pesci e molluschi che finiscono sulle nostre tavole) rischiano di creare degli scompensi anche alla nostra catena alimentare. Per le violazioni al divieto sulle microplastiche sono previsti controlli e sanzioni pecuniarie dai 2.500 fino a 100mila euro. In caso di recidiva c’è la sospensione dell’attività produttiva di almeno un anno.Cosa possiamo fare di più per l’ambiente
Prevenire la dispersione nell’ambiente di questo genere di rifiuti è possibile. Ogni cittadino può fare la sua parte usando il cestino piuttosto che lo scarico dei servizi igienici per smaltirli. A ciò va aggiunto l’impegno costante da parte dell’istituzioni e di associazioni da sempre in prima linea per la tutela dell’ambiente, come Legambiente, affinché con una maggiore informazione si aumenti la sensibilità delle persone verso questi temi. A tale scopo Legambiente ha rilanciato la campagna #NoRifiutinelWC per stimolare il cambio di abitudini da parte dei cittadini e invitato tutti a segnalare confezioni o cotton fioc ‘sospetti’. Anche la nostra associazione si è impegnata per sensibilizzare i consumatori alla riduzione della plastica: l’estate scorsa abbiamo lanciato la campagna #nientecannuccia per dire basta all’utilizzo delle cannucce in commercio fatte di polipropilene, plastica di bassa qualità e non biodegradabile. Chissà se nei prossimi mesi riusciremo a ottenere la diffusione di cannucce di carta o bambù. Autore: Rocco BellantoneData: 8 gennaio 2019