Di cosa parliamo quando diciamo povertà energetica? 

Marcella Mastrobuono
6 Settembre 2024
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In Italia colpisce 2 milioni di famiglie e ben 1 miliardo e 300 milioni di persone nel mondo, ma di cosa parliamo esattamente quando diciamo povertà energetica? 

Che cos’è la povertà energetica 

Eurostat definisce la povertà energetica come “l’impossibilità di procurarsi un paniere minimo di beni e servizi energetici”, l’incapacità di fruire di servizi energetici essenziali. 

La povertà energetica è la condizione di chi non può permettersi il livello minimo di servizi per avere uno stile di vita dignitoso: il riscaldamento in inverno e il raffreddamento in estate, l’energia elettrica per illuminare la casa e per gli elettrodomestici, il gas per cucinare

Le persone in povertà energetica non hanno le risorse per coprire i costi delle bollette a causa dei prezzi elevati dell’energia, di redditi troppo bassi, ma anche dell’inefficienza delle abitazioni e degli elettrodomestici, che consumano così tanto da rendere impossibile alle famiglie sostenere la spesa. 

Due tipi di povertà energetica 

La povertà energetica assume forme diverse a seconda del territorio e del tipo di difficoltà che la popolazione affronta per procurarsi l’energia. Ed è proprio in base a questo elemento che si può fare una distinzione sostanziale, anche se sentiamo parlare quasi sempre di povertà energetica in generale: 

  • L’incapacità ad accedere ai servizi energetici (accessibility), non solo per problemi legati a reddito e ai costi dell’energia, ma anche all’assenza di infrastrutture. È quella che troviamo soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. 
  • L’incapacità di acquistare beni e servizi energetici (affordability). Questa è la condizione delle famiglie che vivono nelle economie avanzate, alla quale ci riferiamo parlando, più specificamente, di fuel poverty, povertà di carburante. 

I poveri energetici non sono solo a Sud del mondo 

Quando parliamo di poveri energetici non dobbiamo pensare necessariamente ad una condizione assoluta di povertà, perché a causa di eventi contingenti, come lo spropositato aumento del costo dell’energia dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, possono improvvisamente cadere in povertà energetica anche persone che fino a quel momento non avremmo considerato vulnerabili, perché riuscivano ad assicurarsi almeno i servizi essenziali per vivere, mentre ora non riescono a pagare le bollette. 

La povertà energetica non è, quindi, solo un problema da Sud del mondo. Anche nelle economie avanzate come la nostra, sono tante le famiglie che pur avendo elettricità e sistemi di cottura moderni non possono consumare tutta l’energia di cui avrebbero bisogno: secondo l’Osservatorio europeo sulla povertà energetica, circa 45 milioni di persone non sono in grado di riscaldare adeguatamente la propria casa e 41 milioni non riescono a saldare le bollette.  

Nella nostra ricca Europa una famiglia su quattro non può permettersi un sufficiente riscaldamento, raffreddamento o illuminazione. 

Cosa succede nei Paesi più poveri del mondo 

Secondo International energy agency, nei Paesi in via di sviluppo la povertà energetica affligge addirittura 1 miliardo di persone, che non ha accesso alla rete elettrica, e circa 2,7 miliardi di persone che usano combustibili sporchi e inquinanti per cucinare. Una persona su cinque nel mondo non dispone di energia elettrica per soddisfare bisogni primari come cucinare, illuminare e riscaldare la propria abitazione, mentre quasi 3 miliardi di persone dipendono da legno, carbone, carbonella o concime animale per cucinare e riscaldarsi. 

Come si misura la povertà energetica 

L’Osservatorio europeo sulla povertà energetica considera quattro indicatori per misurare la povertà energetica: 

  • Consumo energetico troppo basso  
  • Quota di reddito dedicata alla spesa energetica troppo elevata 
  • Ritardo nel pagamento delle bollette  
  • Incapacità di mantenere la casa adeguatamente calda d’inverno o fredda d’estate 

Come si finisce in povertà energetica? 

Abbiamo già detto che i costi troppo alti dell’energia, come accaduto in questi due anni di guerra in Ucraina, possono far cadere in povertà energetica anche famiglie che non consideriamo povere, che hanno sempre potuto permettersi condizioni di vita salutari, ma ci sono naturalmente anche altri fattori.  

L’efficienza energetica dell’abitazione e degli elettrodomestici è uno di questi: case ed elettrodomestici vecchi, non efficienti ed energivori, fanno lievitare i costi in bolletta, portando le famiglie a non riuscire a pagarle.  

Anche quelle che vengono definite competenze hanno un ruolo nella povertà energetica: sono le conoscenze che le persone dovrebbero avere sui modi per uscirne, per esempio la capacità di accedere ai bonus o di scegliere un fornitore con un prezzo più favorevole.  

E, naturalmente, hanno un grosso peso anche le scelte politiche di contrasto alla povertà energetica, come si sceglie di arginare il fenomeno e quanto funzioni, da solo senza nessun intervento strutturale, il sistema di bonus e agevolazioni. 

I numeri della povertà energetica in Italia 

Secondo L’Osservatorio italiano sulla povertà energetica, alla fine del 2022 erano oltre 2 milioni le famiglie in povertà energetica, il 7,7% del totale. Il numero (dagli ultimi dati Istat disponibili), seppure impressionante, è in calo dello 0,8% rispetto all’anno precedente. 

Nel 2022 la spesa energetica media delle famiglie italiane è aumentata rispetto al 2021, raggiungendo i 1.915 euro (500 euro in più rispetto al 2021, +32%).  

Arera, l’Autorità pubblica che regola il settore dell’energia, ha calcola che in Italia, tra il luglio 2022 e il giugno 2023 la spesa media di una famiglia per la bolletta della luce sia stata di 1.267 euro, un terzo in più rispetto all’anno precedente. 

Quante differenze tra regione e regione 

Da sempre i cittadini che vivono nelle regioni del Sud e nelle isole sono i più svantaggiati e i dati peggiori sono quasi sempre quelli di Basilicata, Calabria e Sicilia

L’ultimo report dell’Osservatorio italiano sulla povertà energetica indica la Calabria come la regione che ha la performance peggiore in assoluto, con un tasso di povertà energetica del 22,4% e l’aumento maggiore, +5,7, a fronte della stabilità o addirittura la riduzione nelle altre regioni d’Italia nel 2022. 

Il dato più basso lo registrano le Marche e la Toscana, 4,5%.  

La povertà energetica è, naturalmente, molto maggiore nelle famiglie più numerose e cresce a percentuali rilevanti tra le famiglie che vivono in affitto rispetto a quelle che vivono in una casa di proprietà, sia perché queste hanno in genere una capacità di spesa più alta, sia perché i proprietari hanno maggiore possibilità di fare lavori che rendano l’abitazione più efficiente dal punto di vista energetico. 

L’impegno di UNC contro la povertà energetica

É proprio con l’obiettivo di aiutare le famiglie più fragili ad uscire dalla povertà energetica, che UNC partecipa al Progetto CircE Circular Energy & Circular Economy, finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.   

Realizzato in partnership con UNC Comitato di Faenza, Adoc, Adoc Abruzzo, U.Di.Con Unione per la Difesa dei Consumatori, U.Di.Con regionale Calabria, U.Di.Con regionale Lazio, il progetto CircE vuole promuovere la formazione di una cultura della sostenibilità e del consumo responsabile attraverso azioni mirate, tra cui: 

  • L’attivazione di 29 sportelli in 19 regioni e 3 sportelli nazionali, con consulenti esperti che aiuteranno le famiglie a rischio o in povertà energetica 
  • Un’analisi sperimentale su un campione di 16 famiglie, che saranno dotate di sistemi di controllo e monitoraggio dei consumi energetici al fine di fornire loro consigli su misura e strumenti pratici per modificare quelle abitudini di consumo che comportano sprechi di energia 
  • Laboratori gratuiti sui temi del consumo sostenibile e la gestione del budget 
  • Campagne di informazione sull’efficienza energetica e lo spreco. 

Quali provvedimenti contro la povertà energetica? 

Nel Piano nazionale integrato energia e clima del 2020, inviato dal Governo alla Commissione europea, l’obiettivo dichiarato è ridurre la povertà energetica entro il 2030

In Italia, però, sono ancora insufficienti gli interventi strutturali per contrastare la povertà energetica, ma, almeno, restano attivi i bonus per aiutare le famiglie a basso reddito ad affrontare la spesa per l’energia e detrazioni. 

Il bonus elettrico e il bonus gas stralciano direttamente dalla bolletta un importo che varia in base al numero dei componenti e, per il bonus gas, in base alla zona climatica. Per le persone che hanno bisogno di macchinari salva-vita alimentati a corrente, il bonus viene erogato indipendentemente dal reddito.  

Un altro provvedimento rivolto alle famiglie in difficoltà è il Reddito energetico, un finanziamento in conto capitale per la realizzazione di impianti fotovoltaici nelle abitazioni dei nuclei familiari in condizione di disagio economico, con l’obiettivo di sostenere l’autoconsumo energetico e favorire la diffusione delle energie rinnovabili. 

Ecobonus e Superbonus hanno funzionato?

Negli ultimi anni si sono potuti usare Ecobonus e Superbonus, detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica degli edifici, e agevolazioni fiscali per efficientare le proprie case e ridurre i consumi domestici.  

Migliorare l’efficienza energetica delle abitazioni, infatti, è un punto cruciale: abitazioni più efficienti, per esempio con migliori serramenti e impianti di climatizzazione, hanno bisogno di meno energia e possono garantire maggiore comfort a prezzi più bassi. 

Nessuno di questi strumenti, però, è riuscito ad essere decisivo ed i motivi sono ovvi: le famiglie in povertà energetica spesso non hanno né le informazioni né le risorse per eseguire lavori costosi di efficientamento energetico e, soprattutto, sono per la maggior parte in affitto.  

Secondo l’International energy agency, del Superbonus hanno beneficiato principalmente i proprietari e le famiglie con i redditi più alti. 

Articolo realizzato per il progetto “CircE, Circular Energy & Circular Economy”, finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali nell’ambito delle iniziative e progetti di rilevanza nazionale di cui all’art. 72, c. 1, del D.Lgs  n. 117 del 03/07/2017 s.m.i., Avviso n. 2/2023. 

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