Wϋrstel di pollo, tramezzini al salmone e pancake: cos’hanno in comune questi prodotti ritirati dal mercato?
Da settembre 2022, in seguito all’aumento di casi clinici di listeriosi alimentare, il Ministero della Salute ha rilevato una correlazione tra alcuni casi clinici e la presenza del ceppo di Listeria ST 155 in diversi alimenti in commercio. Così sono stati ritirati alcuni lotti di wϋrstel a base di carni avicole prodotti dalla ditta Agricola Tre Valli, così come i tramezzini salmone e maionese dell’azienda produttrice Allegri Sapori e i pancake al cioccolato Creperie Jarnoux.
Vediamo insieme cos’è la listeriosi, chi è più a rischio, come evitare la contaminazione e come avere informazioni aggiornate sui prodotti ritirati dal commercio.
Cos’è la listeriosi e quali sono i suoi sintomi
La listeriosi è una malattia trasmessa agli esseri umani tramite il batterio Listeria monocytogenes che si trova nel suolo, nell’acqua e nella vegetazione e si trasmette agli esseri umani principalmente attraverso l’alimentazione.
Trattandosi di un’infezione, risulta difficile definire un quantitativo tollerabile e anche un alimento che all’origine è contaminato da poche unità di batteri e relativamente sicuro può diventare pericoloso se lasciato in condizioni ambientali che favoriscono la “riproduzione” dei microrganismi.1
I sintomi della malattia variano a seconda della dose infettante e soprattutto dello stato di salute della persona. Nella forma più lieve si presenta in modo simile a un’intossicazione alimentare (mal di stomaco, febbre, vomito, diarrea), i sintomi compaiono a poche ore di distanza dall’ingestione degli alimenti contaminati e scompaiono rapidamente.
La forma più grave ha periodi di incubazione dai 30 ai 90 giorni e colpisce persone immunodepresse, persone anziane, neonati e donne in gravidanza. Queste categorie di persone hanno una probabilità più alta di contrarre l’infezione e, quando la contraggono, questa assume forme setticemiche, meningiti, aborto e si sono anche verificati casi di morte.
I rischi della listeriosi durante la gravidanza
La malattia nel caso di donne in gravidanza si presenta solitamente con sintomi lievi, ma il batterio può raggiungere la placenta e causare la placentite, un’infiammazione con conseguenze anche gravi. Nei primi tre mesi di gravidanza c’è il rischio di un aborto spontaneo (15-25% dei casi). Nel 70% dei casi la gravidanza giunge al termine ma durante il parto il neonato può contrarre la listeriosi congenita. In questi casi si ricorre a un antibiotico, l’Ampicillina, che non presenta controindicazioni né rischi per il feto.
Dove si trova il batterio Listeria monocytogenes
Listeria monocytogenes si trova nel suolo, nell’acqua e nella vegetazione e si trasmette agli esseri umani soprattutto attraverso l’alimentazione. In mancanza di adeguate condizioni igieniche può raggiungere frutta, verdura cruda e diversi prodotti animali come latte, formaggi molli lavorati con latte non pastorizzato, carni poco cotte, insaccati poco stagionati, pesci, crostacei.
Il batterio resiste molto bene alle basse temperature e all’essiccamento e all’interno di alimenti conservati a temperatura di refrigerazione (4°C) mentre è sensibile alle temperature di cottura domestica, per cui solitamente la corretta conservazione degli alimenti abbinata alla forma di cottura adeguata è sufficiente a evitare la listeriosi.
Il rispetto delle condizioni igieniche deve avvenire sia da parte del consumatore finale sia da parte di produttori e distributori che devono controllare l’intera filiera e rispettare la “catena del freddo”.
Le norme per il controllo della sicurezza degli alimenti
Per quanto riguarda la verifica delle condizioni di igiene da parte di produttori e distributori, l’UE con il “pacchetto igiene” del 2004 ha attribuito ai produttori la responsabilità primaria della salubrità degli alimenti. Ad accompagnare le norme di “autocontrollo” e di HACCP, in Italia ci sono anche controlli effettuati dai Servizi di Prevenzione delle ASL che prelevano dei campioni degli alimenti in commercio per verificarne la sicurezza presso i Laboratori degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali.
Nel caso siano riscontrate delle anomalie gli alimenti non conformi sono ritirati dal commercio e ne deve essere data informazione ai consumatori: il sito del Ministero della Salute ha una sezione in cui sono indicati tutti i ritiri di prodotti da parte delle aziende alimentari produttrici.
Come ridurre il rischio di contaminazione
Per quanto riguarda le norme igieniche che ogni persona può e deve attuare, riportiamo le linee guida del Ministero della Salute sulle corrette modalità di conservazione, preparazione e consumo degli alimenti2, che riducono il rischio di contrarre la malattia:
- lavarsi spesso le mani, pulire frequentemente tutte le superfici e i materiali che vengono a contatto con gli alimenti (utensili, piccoli elettrodomestici, frigorifero, strofinacci e spugnette);
- conservare in frigorifero gli alimenti crudi, cotti e pronti al consumo in modo separato e all’interno di contenitori chiusi;
- cuocere bene gli alimenti seguendo le indicazioni del produttore riportate in etichetta;
- non preparare con troppo anticipo gli alimenti da consumarsi previa cottura (in caso contrario conservarli in frigo e riscaldarli prima del consumo);
- non lasciare i cibi deperibili a temperatura ambiente e rispettare la temperatura di conservazione riportata in etichetta.
Oltre a quanto indicato consigliamo di evitare l’acquisto di prodotti che già alla vista risultano deteriorati o che sono conservati in esercizi commerciali in cui le condizioni igieniche risultano insufficienti.
Fonti
1. Agostino Macrì, 2022, LISTERIOSI: COSA DOBBIAMO SAPERE, Sicurezza alimentare
2. 2022, Listeriosi alimentare, casi clinici segnalati in diverse regioni, Ministero della Salute