Il made in Italy dei prodotti alimentari è un fiore all’occhiello del nostro Paese che va salvaguardato, lottando anche contro la contraffazione. Vediamo come.
I marchi di origine a tutela del made in Italy
Uno dei primi mezzi utilizzati per difendere i prodotti alimentari italiani è stato quello di definire dei marchi di origine. Per ottenere un marchio di origine è necessario definire la procedura di produzione, quale tipo di controlli vengono effettuati per garantirne l’autenticità oltre che ovviamente descriverne le caratteristiche organolettiche e nutrizionali.
La documentazione viene esaminata dalle competenti Autorità della UE che se sussistono i requisiti previsti concedono il marchio. Nell’Unione Europea ogni Paese ha i suoi prodotti alimentari “marchiati” come DOP, IGP, ecc., che consentono di identificare specifici alimenti ed a caratterizzarli come provenienti da determinate aree geografiche. Non tutti questi prodotti, anche se “marchiati” sono totalmente espressione di uno specifico territorio in quanto le materie prime provengono da aree geografiche diverse e addirittura straniere. Un esempio è la bresaola della Valtellina IGP che, pur essendo prodotta in Italia, è ottenuta utilizzando carni bovine importate dal Sud America.
L’esportazione dei prodotti made in Italy
Gli alimenti che vengono esportati con la dicitura “made in Italy” sono in gran parte prodotti industrialmente e sono venduti a un vasto pubblico. mentre quelli di “nicchia” invece sono spesso di produzione limitate e/o artigianali, raggiungono mercati selezionati e disposti a pagare cifre anche importanti. Quello che si può osservare nei mercati internazionali è di trovare delle confezioni di alimenti tradizionali del nostro Paese (salumi, pasta, formaggi, conserve, ecc.) in cui sono raffigurati uno o più simboli italiani (il tricolore o l’immagine di qualche monumento o città), ma che sono stati prodotti in altri Paesi. Leggendo attentamente le etichette, magari scritte in caratteri minuscoli, si può leggere che questi alimenti non sono stati prodotti in Italia.
Il consumatore straniero viene quindi tratto in inganno e potrebbe essere convinto di acquistare un prodotto “made in Italy”, mentre in realtà acquista un alimento “italian style”.
Esistono anche delle imitazioni clamorose delle produzioni italiane come, ad esempio, in Australia è stata creata una “via del Prosecco” in una zona a vocazione vinicola.
Non bisogna però dimenticare che anche nel nostro Paese ci sono situazioni in cui il consumatore è convinto di acquistare un prodotto italiano, mentre in realtà ne acquista uno interamente di importazione. Un esempio è rappresentato da alcune marche di tonno in scatola che è totalmente prodotto in alcune località che si affacciano sull’Oceano Indiano, ma che hanno una etichetta italiana.
La lotta alla contraffazione
La lotta alla contraffazione deve essere rivolta sia sul versante straniero che su quello italiano.
Su quello straniero il lavoro da fare è veramente complesso perché bisogna dimostrare che mettere il simbolo del tricolore oppure un nome italiano come marca di una confezione di pasta prodotta in qualsiasi paese del mondo non è consentito. E’ ovviamente più semplice contrastare la presenza di alimenti “copia” venduti con una falsa etichettatura; in questi casi l’azienda italiana copiata può intervenire efficacemente ed è necessario un completo sostegno da parte delle nostre Autorità nell’affrontare complesse azioni legali in Paesi che magari non prevedono questo tipo di reati.
La lotta alla contraffazione in Italia è apparentemente più semplice e sembrerebbe essere sufficiente imporre delle etichette in cui è indicata l’origine degli alimenti. Il nostro Paese ha infatti varato un provvedimento in tal senso che è stato anche in parte fatto proprio dall’Unione Europea.
L’indicazione del luogo di origine degli alimenti è relativamente semplice quando si tratta di “materie prime”, come ad esempio la frutta, la verdura o la carne fresca. Diviene molto più complicato quando si ha a che fare con alimenti trasformati in cui sono presenti magari diversi ingredienti (ad esempio salumi come la mortadella, alimenti precotti, yogurt alla frutta, ecc.) di diversa origine.
Certamente nella etichetta di una mortadella è difficile poter scrivere da dove arriva la carne suina, quella bovina, quella equina, il pistacchio ed i vari altri additivi che vengono aggiunti. E’ ancora più complicato poter effettuare delle indagini analitiche per accertare la veridicità delle etichette.
I controlli
Il controllo è il tallone di Achille di molti provvedimenti legislativi in quanto non sempre sono disponibili metodi di analisi adeguati per verificare quanto previsto nelle etichette. Per un ignaro consumatore è praticamente impossibile verificare la validità di una dichiarazione sull’origine geografica di un maiale da cui è stato ottenuto un prosciutto italiano. Ma è altrettanto impossibile verificare se i fagiolini dichiarati italiani lo sono davvero oppure sono stati coltivati in Egitto. Le difficoltà divengono poi del tutto insormontabili quando si tratta di prodotti trasformati.
Conclusioni
Alla base della contraffazione degli alimenti italiani c’è sicuramente una debolezza del nostro sistema produttivo alimentare primario, ma anche un eccesso di richiesta di cibo da parte della nostra popolazione che è eccedente rispetto alle quantità prodotte in Italia. Di conseguenza esiste la necessità di importare notevoli quantità di derrate alimentari.
Per ridurre la nostra dipendenza dagli alimenti di importazione è necessario rivitalizzare la nostra agricoltura e la zootecnia con adeguate misure che potrebbero essere:
- Sviluppo di metodologie per l’incremento delle produzioni agricole vegetali ed animali. In particolare andrebbero verificate le possibilità delle applicazioni delle biotecnologie (OGM, clonazione, ecc.).
- Valorizzazione delle aree “marginali” (colline, montagne, bacini idrici) ai fini produttivi nel rispetto dell’ambiente.
- Sviluppo di tecniche innovative per l’utilizzazione delle materie prime alimentari.
- Sviluppo di tecniche per l’utilizzazione dei sottoprodotti dell’agricoltura, della zootecnia e dell’industria alimentare che attualmente vengono distrutte.
- Sviluppo di impianti di trasformazioni versatili ed adattabili alla stagionalità delle produzioni primarie.
- Sviluppo di sistemi alternativi all’attuale sistema di autocontrollo aziendale attualmente troppo costoso.
- Facilitare la cooperazione agricola.
- Definizione di un programma di educazione alimentare rivolto ai consumatori finalizzato ad una migliore utilizzazione del cibo.
- Studio dei problemi sanitari e nutrizionali correlati con gli alimenti e l’alimentazione. Questa attività di ricerca è strategica in quanto sulla base dei risultati che verranno ottenuti sarà possibile rivedere i criteri per la sicurezza alimentare ed anche meglio organizzare le attività di controllo degli alimenti.
Realizzato nell’ambito del progetto finanziato dal Ministero dello Sviluppo Economico DGTPI-UIBM” “Io Sono Originale Linea B (2019 – 2023)”.