Pubblicità del Mulino Bianco fatta per “rasserenare”
Fin dal primo spot in bianco e nero, apparso su carosello nel 1976, Mulino Bianco venne salutato dai consumatori con grande entusiasmo. Era un’oasi di tranquillità a buon mercato, una favola a lieto fine che si “puccia” nel latte. Ogni particolare della comunicazione è studiato nei minimi dettagli con lo scopo di evocare nella mente delle persone dell’epoca un profondo senso di nostalgia per i bei tempi andati e un rassicurante senso di quiete: dal logo, che riprende lo stile delle grafiche e delle stampe dell’ottocento, al colore e alla forma del packaging, che ricordano quello del fornaio sotto casa. I biscotti hanno la forma volutamente irregolare, come quelli fatti dalla nonna, e i nomi dei prodotti rievocano un lessico antico. Per quasi dieci anni gli spot televisivi cavalcano con successo la romantica e stucchevole rappresentazione di un mondo rurale idilliaco in cui si vive in armonia con la natura, dove le famiglie sono unite e i contadini, vestiti di candido cotone ricamato, si muovono con la grazia degli elfi di Gran Burrone sorridendo amorevolmente ai loro pargoli. Nonostante il fatto che i prodotti Mulino Bianco avessero ben poco di casalingo e naturale, e che questo tipo di suggestioni messe in atto per nascondere la natura industriale dei prodotti sia un’abitudine discutibile, la comunicazione di quegli anni fu un capolavoro di marketing mai visto fino ad allora nella storia della pubblicità. Per saperne di più segui su Instagram @storiadellapubblicità Autore: Hiram GellonaData: 16 luglio 2021