Siete in molti a chiederlo ai
nostri sportelli: “i commercianti sono obbligati ad accettare i
pagamenti tramite Pos?” Il dubbio è lecito visto che troppe volte ci si sentiamo dire che la somma è troppo piccola, il terminale è spento, non funziona, oppure che la legge prevede un minimo di spesa, in realtà, l’
obbligo di accettare pagamenti tramite Pos esiste da tempo e finalmente dal 30 giugno 2022 sono arrivate le sanzioni.
Pos obbligatorio per legge: arrivano le sanzioni?
In Italia abbiamo vissuto a lungo una
situazione paradossale: la legge prevede da tempo l’obbligo per esercenti e professionisti di accettare i pagamenti con
Pos (quindi con carta di credito o bancomat), ma non c’erano sanzioni per coloro che non rispettano tale norma.
Ma andiamo con ordine: quali sono i soggetti tenuti a dotarsi di un terminale di pagamento?
La lista è molto ampia perché la legge attualmente si riferisce ai “soggetti che effettuano attività di vendita e prestazione di servizi anche professionali. Quindi in pratica l’obbligo si estende a:
- commercianti
- tabaccai
- artigiani
- attività di ristorazione
- professionisti che esercitano in proprio e hanno un rapporto diretto con il cliente (ad esempio: avvocati, notai, commercialisti, medici)
- attività ricettive come hotel, B&B e agriturismi.
La storia della normativa sul Pos
L’
obbligo di Pos è stato introdotto per la prima volta nel nostro Paese nel 2012 dal Governo Monti e risale al
Decreto Crescita 2.0 (Decreto-legge 179/2012, articolo 15, comma 4). Successivamente a gennaio 2014, il
Ministero dello sviluppo economico stabiliva la soglia per l’accettazione dei pagamenti con carte di debito fissandola a 30 euro (al di sotto di questa cifra l’obbligo veniva meno). Inoltre, con un successivo decreto, il termine per l’entrata in vigore dell’obbligo veniva spostato
dal 1° gennaio 2014 al 30 giugno 2014, senza prevedere alcuna sanzione per chi lo avesse violato.
In seguito, la norma è stata riproposta nella
Legge di Stabilità del 2016 (con il Governo Renzi e il Ministro Padoan) che, oltre alle carte di debito, introduceva
la possibilità di utilizzare anche le carte di credito come strumento di pagamento, abbassava la
soglia minima da 30 euro a 5 euro (limite che NON ESISTE PIU’) e stabiliva che l’obbligo poteva venire meno se si fosse verificata una “oggettiva impossibilità tecnica”.
Un successivo decreto ministeriale, mai emanato, avrebbe dovuto definire l’importo delle sanzioni pecuniarie per chi non rispettava l’obbligo del POS (oltre a chiarire che cosa si intendesse per
“oggettiva impossibilità tecnica”).
Le sanzioni per professionisti e commercianti sono state finalmente introdotte solo nel 2019 con il
Governo Conte II che, con l’articolo 23 del
Decreto Legge n.124/2019 (c.d. “decreto fiscale”), stabiliva che
dal 1° luglio 2020 si poteva incorrere in una
sanzione pecuniaria di
30 euro più il 4% dell’importo rifiutato. Tuttavia a seguito delle polemiche di commercianti ed esercenti le sanzioni sparirono: a seguito della conversione in legge del
Decreto Legge n. 124, l’art. 23 fu abrogato.
Insomma per lungo tempo la violazione dell’obbligo di accettare il Pos non era sanzionata e il consumatore non poteva far altro che segnalare l’accaduto all’
Agenzia delle Entrate, aumentando quindi le probabilità di controlli fiscali a carico dell’attività.
Con il
Governo Draghi la questione è diventata prioritaria (è il PNRR a chiederci di contrastare l’evasione fiscale) e con un emendamento del DL Recovery sono state previste le sanzioni
dal 1 gennaio 2023 a carico di commerciante o prestatore di servizio che non accettano i pagamenti elettronici. Successivamente il Governo ha anticipato di sei mesi (quindi il 30 giugno 2022) la data dell’avvio delle sanzioni.
Il limite all’uso dei contanti
La
legge n. 157/2019 di conversione in legge, con modificazioni, del
Decreto n.124 introduce anche una progressiva riduzione dell’uso del contante per pagamenti di beni e servizi.
Se la
Legge di Stabilità 2016 aveva portato il limite di utilizzo a 2.999,99 euro, con la
Legge di Bilancio 2020 la soglia è destinata ad abbassarsi: infatti, dal
1° luglio 2020 e fino al 31 dicembre 2021 si passa da 2.999,99 euro a 1.999,99 euro per ogni singolo pagamento e per transazioni frazionate tra loro.
Questo tetto subirà un ulteriore abbassamento
dal 1° gennaio 2022 quando il limite massimo all’uso del denaro contante, utilizzato per l’acquisto di beni e servizi, passerà da 1.999,99 euro a 999,99 euro.
Gli incentivi per i commercianti per l’uso del Pos
Ma torniamo all’obbligo del Pos: l’obiezione dei commercianti riguarda i costi bancari, ma molto è stato fatto per semplificare le cose e abbattere queste spese: il legislatore, infatti, ha anche previsto un
sistema di incentivi allo scopo di aiutare liberi professionisti, attività, esercenti e negozianti a sostenere le
spese di attivazione del terminale di pagamento Pos.
Il decreto Fisco, Lavoro e Imprese, con la modifica dell’articolo
22 D.L. n.124/2019, porta il
bonus POS del 30% al 100% per gli esercenti che sono dotati di un registratore di cassa elettronico collegato col terminale Pos (con un fatturato annuo uguale o inferiore a 400.000€, ovvero piccole e medie attività che dispongono di un registratore di cassa elettronico per la trasmissione dei corrispettivi).
Inoltre, il
Decreto-legge 30 giugno 2021, n.99 ha introdotto un doppio credito di imposta. Il primo credito riconosciuto agli esercenti che tra il 1° luglio 2021 e il 30 giugno 2022 acquistano, noleggiano o utilizzano strumenti collegati a registratori di cassa elettronici (nel limite massimo di spesa per soggetto di 160 euro). Il secondo, invece, è riconosciuto sempre agli stessi soggetti che, nel corso del 2022, acquistano, noleggiano o utilizzano strumenti evoluti di pagamento elettronico che consentono anche la memorizzazione elettronica e la trasmissione telematica dei corrispettivi giornalieri, (nel limite massimo di spesa per soggetto di 320 euro).
A partire dal
1° gennaio 2021, inoltre, molte banche rimborsano il 100% delle commissioni sostenute sulle transazioni fino a 5 euro avvenute tramite terminali POS fisici.
Cosa fare se viene rifiutato il pagamento con POS?
L’obbligo di accettare pagamenti tramite Pos persegue l’obiettivo di
combattere l’evasione fiscale: la cosiddetta
moneta elettronica è infatti quella che identifichiamo come
denaro tracciabile di cui è dunque possibile ricostruire la transazione. In questo modo, può esserci un maggiore controllo nei confronti di eventuali attività criminali, contro operazioni di
riciclaggio, nonché appunto in funzione della
lotta all’evasione fiscale.
Cosa fare se ci viene rifiutato il pagamento tramite Pos? Se abbiamo già usufruito del servizio (ad esempio abbiamo cenato in un ristorante che non aveva avvisato di avere il Pos fuori servizio) potremmo andare via senza pagare impegnandoci a
saldare il debito in un secondo momento, magari tornando dopo aver prelevato denaro contante o facendo un bonifico il giorno dopo.
In ogni caso se il commerciante rifiuta il pagamento con il Pos, è possibile segnalare la vicenda alla
Polizia Locale o alla
Guardia di Finanza, che faranno partire gli opportuni controlli per , ma anche per verificare se dietro al rifiuto c’è una volontà dell’esercente di non rendere tracciabili gli incassi ai fini fiscali.
Autore: Massimiliano Dona
Data: 3 novembre 2021
Aggiornamento: 1 luglio 2022