Auto: occhio ai ricambi taroccati
La contraffazione nei ricambi auto non ha ancora dimensioni dilaganti, ma è molto pericolosa. In questo campo è doveroso distinguere tra diverse aree di problemi:
• Ricambi contraffatti: è il caso di pastiglie e dischi freno marcati Brembo, prodotti in area asiatica; lubrificante minerale addittivato presentato nelle confezioni con il marchio Mobil 1 o Shell prodotto da raffinerie anche di grandi dimensioni, venduto in fusti da 10 galloni (~ 45 litri) per usi industriali, e trasformato in lattine o manichette da 4,5 litri, con i marchi suddetti, da “imbottigliatori”. Acquisire i marchi e riprodurli, con l’aiuto di tipografie compiacenti è gioco da ragazzi.
• Ricambi spacciati per “qualità conforme”, come definita dal Regolamento Europeo 1400/2002 (Direttiva Monti), e ripresa dal Regolamento Europeo 461/2010, cioè “ricambi non della Casa o del fornitore di primo equipaggiamento, ma rispondenti alle specifiche costruttive e funzionali del Costruttore”; secondo questi Regolamenti l’utilizzo di questo tipo di ricambi non pregiudica la Garanzia e del lubrificante è da considerarsi un ricambio a tutti gli effetti.
• Compatibili: sono ricambi compatibili che possono essere montati senza modifiche all’auto, ma le cui caratteristiche non è detto che siano quelle prescritte; nel gergo corrente tale tipologia è definita “ricambio commerciale”, ed è particolarmente diffusa nei filtri (olio, aria) e nella carrozzeria. Un fenomeno emergente è quello dei turbocompressori, organi particolarmente delicati e costosi, del costo, come ricambio, tra i € 600 E € 1.500, la cui produzione, cosiddetta OEM, è generalmente affidata a industrie operanti in Cina, che in spregio ai vincoli contrattuali non esitano a offrire turbine compatibili, con marchio diverso, intercambiabili con le originali ad una frazione del prezzo (tra $ 100 e $ 200). Quello che non si sa, è ovviamente quanto siano paragonabili con le originali, sottoposte a severi controlli di qualità, in termini di affidabilità, tenendo conto della sollecitazione estrema cui sono sottoposte in esercizio (160.000 giri/minuto, temperatura 800°C).
• Di recupero, revisionati o rettificati: provengono dal processo di demolizione di autoveicoli o dalla lavorazione di componenti recuperati da riparazioni precedenti, che potrebbero essere, in origine di una qualsiasi delle tre categorie suddette, ma in sostanza “Usati”, sia pure con diversi livelli di affidabilità e quindi di vita residua. In questa categoria abbondano componenti critici per la sicurezza, come pompa del servofreno, dei freni, dell’acqua, del carburante e simili.
La chiave del possibile inganno al consumatore è nelle mani dell’officina, che si procura i ricambi come meglio crede e può dichiarare al cliente quello che crede, perché le possibilità di controllo puntuale sono oggi pressoché zero.
Le turbine “compatibili” sopra descritte sono largamente usate nell’applicazione della Garanzia convenzionale per veicoli usati, dove, grazie alla nota di chiarimento al D.Lgs. 24 dell’allora Ministro Bersani, basta un orizzonte di durata di mediamente di 6 mesi, per terminare il periodo di garanzia, dopo di che liberi tutti.
La chiave del contrasto al fenomeno nella sua interezza è l’etichettatura del ricambio, di qualsiasi specie esso sia con indicazioni inequivocabili sulla sua identificazione rispetto al codice originale della casa, mediante etichetta autoadesiva, con codice a barre, da incollare sulla fattura per evidenza anche ai fini della garanzia legale. Dal Maggio 2018 con il recepimento della direttiva Europea 2014/45 il consumatone è direttamente responsabile di mantenere il veicolo i condizione di conformità alle caratteristiche di produzione, e accettare o permettere l’impiego di ricambi più economici ma non tracciabili potrebbe tradursi anche in pesanti sanzioni economiche.
I ricambi provenienti da rettifica o demolizione, comunque utilizzati per il “trapianto”) dovrebbero sempre riportare l’indicazione di:
• Numero di codice originale
• Data di revisione / rettifica
• Firma del responsabile tecnico dell’ente di rettifica
• Numero di telaio dell’auto di provenienza (donatrice).
Per i pneumatici l’etichetta oltre ai dati già noti come categoria di caratteristiche, dovrebbe riportare anche l’identificazione del pneumatico, riportando:
• Numero di lotto, settimana e anno di produzione (il Dot).
• Marca
• Tipo (invernale, M+S, ecc).
Il preventivo del’officina dovrebbe, anche per rispettare il Codice del Consumo, obbligatoriamente riportare analiticamente la tipologia di ricambio su cui si basa l’offerta e le conseguenze della scelta indicata in termini di aspettativa di durata (MTBF) del ricambio installato.
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Autore: Raffaele Caracciolo
Data: 17 ottobre 2017