La Pasqua si avvicina e i social-network si sono riempiti di video di persone che pesano le uova di cioccolato nelle corsie dei supermercati. Ma perché lo fanno?
È presto detto: dal peso delle uova di Pasqua si riesce ad intuire la sorpresa contenuta al suo interno. Su Instagram e TikTok gli utenti danno addirittura le indicazioni sul peso esatto di ogni giochino e i collezionisti scelgono così l’uovo di Pasqua. Ti manca Goku? Scegli questo. Cerchi Vegeta? Allora prendi l’altro.
In molti supermercati vi sarà capitato di vedere cartelli che vietano di pesare le uova di cioccolato: ora sapete perché. Le file di persone che intasavano le code alle bilance del reparto ortofrutta hanno cominciato a indispettire i gestori, che hanno deciso di impedire la pratica, che nel frattempo è diventata virale.
Possono farlo? Dipende, come spiega Massimiliano Dona su Instagram.
Il supermercato può, sì, vietare l’utilizzo delle sue bilance per motivi igienici, ma non può impedire ad un cliente di pesare un prodotto. Basterebbe portarsi una bilancia da casa?
Pesare i prodotti contro la shrinkflation
C’è poi un’altra questione ben nota su cui noi di Unc abbiamo portato avanti diverse battaglie e che riguarda anche i prodotti pasquali: la shrinkflation. Proprio un anno fa abbiamo denunciato che la “sgrammatura” dei prodotti, cioè la diminuzione del contenuto a fronte di confezioni della stessa dimensione, riguardasse proprio le colombe pasquali e sul tema l’Autorità Antitrust ha aperto un procedimento.
Anche quest’anno ci aspettiamo situazioni simili considerando quando la pratica sia ormai diffusa: il vasetto di yogurt è riempito a metà, il gelato è molto più piccolo e il cartone nei rotoli di carta igienica ha un buco molto più grande per diminuire il numero di strappi, la busta di patatine è semivuota, i fazzoletti sono 9 e non più 10.
I consumatori per difendersi possono solo guardare l’etichetta che per legge deve riportare il peso esatto… il problema è che trovarlo (tra altre decine di informazioni e in caratteri microscopici) spesso può diventare una vera caccia al tesoro!
Scegliere le uova di Pasqua, attenzione all’etichetta
Guardare l’etichetta, è importante anche perché è qui che troviamo tutte le indicazioni sulla qualità del cioccolato e possiamo farci anche un’idea del prezzo più giusto.
La quantità di cacao, infatti, fa la differenza tra un cioccolato di pregio da uno di minore valore. Un cioccolato fondente con più del 50% di cacao, infatti, dovrebbe costare di più di un cioccolato al latte.
Questi sono i consigli del nostro esperto, il prof. Agostino Macrì:
- Facciamo attenzione alla data di scadenza del prodotto e alla qualità del cioccolato: solo il ‘cioccolato puro’ non contiene oli tropicali o altri grassi vegetali. In caso contrario, la dicitura ‘contiene altri grassi vegetali oltre al burro di cacao’ deve essere riportata in modo visibile e chiaramente leggibile, perché il consumatore possa consultarla con la massima facilità.
- Sull’etichetta possiamo leggere la natura dei grassi vegetali aggiunti. Se il cioccolato contiene olio di palma o altri oli deve essere scritto in modo molto chiaro. Indicare ‘senza olio di palma’, quindi, è inutile e serve solo a trarre in inganno i consumatori.
- L’etichetta ci dà indicazioni anche sul prezzo adeguato del prodotto: considerato il contenuto in cacao della cioccolata (inferiore al 50%) e valutati i costi di produzione, di confezione e della sorpresa, un prezzo ragionevole dovrebbe aggirarsi tra i 35 e i 45 euro al Kg.