“A tavola con l’inflazione” è il titolo del Premio Vincenzo Dona 2022, che si è tenuto venerdì 25 novembre alle ore 13.00 in streaming sul canale Youtube di UNC.
Tutti gli ospiti di questa sedicesima edizione del più importante evento sui consumi nel panorama italiano, hanno dialogato seduti intorno ad un tavolo per un vero e proprio pranzo, discutendo sugli aspetti economici, sociali e psicologici di questo particolare momento storico. Ad ospitare l’evento: Binario F from Facebook, spazio nel cuore di Roma dove il digitale e la condivisione sono di casa.
Dall’aumento dei prezzi al caro energia, si è discusso dell’emergenza sociale, delle implicazioni psicologiche e dell’importanza di essere consapevoli dei propri consumi e delle questioni economiche.
GUARDA IL VIDEO DEL PREMIO VINCENZO DONA 2022
Uno dei concetti fondamentali sarà l’inflazione e i suoi effetti tangibili nella vita reale.
L’inflazione questa sconosciuta
Come diceva Luigi Einaudi, l’inflazione è la più iniqua delle tasse, perché colpisce soprattutto i ceti più bassi che, a differenza di quelli alti, spendono in consumi la maggior parte del loro reddito. Quindi i primi a perderci con l’inflazione sono i poveri: i consumatori con un reddito basso sono quelli che ci rimettono di più perché spendono i loro soldi in beni di prima necessità, difficilmente comprimibili (come cibo, luce e gas), mentre per i ricchi le spese obbligate incidono in misura ridotta sul reddito complessivo. E poi, chi ha redditi più alti, ha più strumenti per difendersi: si pensi, ad esempio, al fatto che potrà permettersi elettrodomestici nella classe energetica più efficiente, case ristrutturate ben isolate termicamente, impianti domotici o fotovoltaici che consentono di risparmiare sui consumi energetici. Certo i benestanti spendono di più dei meno abbienti in acquisti non essenziali, come alberghi, ristoranti, viaggi, vacanze, ma sono spese che (volendo) sono rinviabili a tempi migliori, in attesa che i prezzi diventino più ragionevoli.
Cosa dice la BCE sull’inflazione
Non che ce ne fosse bisogno, ma l’ennesima conferma è arrivata nei giorni scorsi dallo studio della Bce “The impact of the recent rise in inflation on low-income households”, secondo il quale l’alta inflazione sta provocando una frattura fra classi di reddito, con un differenziale nell’impatto fra la fascia più povera e quella più benestante che è ai massimi dal 2006. Insomma, l’inflazione fa crescere il divario tra ricchi e poveri e aumentare le disuguaglianze.
Chi ci guadagna?
E chi invece ci guadagna? Il primo a guadagnarci con una inflazione alta è lo Stato: si tratta, infatti, di una tassa occulta grazie alla quale l’erario incassa più soldi tramite l’Iva. Una tassa iniqua, perché colpendo tutti in modo eguale (con la stessa aliquota ordinaria del 22%), non rispetta il criterio della progressività e della capacità contributiva fissato dall’art. 53 della Costituzione. Un “tassa” che ha effetti regressivi e redistribuisce la ricchezza in senso opposto a quello che servirebbe. Insomma, una specie di “Robin Hood al contrario”. Nei primi 9 mesi dell’anno l’erario ha avuto un incremento del gettito Iva di 17.797 mln (+18,0%) rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
Aziende e consumatori in difficoltà
Ovviamente anche le aziende e i negozianti sono in difficoltà per i rialzi del costo delle materie, dei costi di produzione (luce e gas) e di distribuzione (carburanti), ma a differenza degli altri, loro hanno una scappatoia: i maggiori costi possono essere traslati sui consumatori e sui prezzi finali dei beni e dei servizi. E’ quello che è accaduto ed è il motivo per cui l’inflazione sta galoppando in questo modo. A loro volta, i consumatori reagiscono contraendo gli acquisti, ma i consumi costituiscono il 60% del Pil. Se le famiglie non acquistano, i commercianti non vendono, le imprese non producono. Un circolo vizioso che, se non si interverrà, sarà nefasto per tutto il Paese.