“Investimento sicuro e senza rischio” questa la frase ricorrente che si sono sentiti rivolgere migliaia di piccoli risparmiatori che hanno affidato i risparmi di una vita a Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio, Banca delle Marche, Cassa Di Risparmio della Provincia di Chieti e Cassa di Risparmio di Ferrara, andati letteralmente in fumo dopo che il 22 novembre 2015 il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto attuativo della Direttiva europea 2014/59/UE, per il loro salvataggio facendolo in pratica pagare ai titolari di azioni ed obbligazioni subordinate che si sono visti azzerare il valore dei titoli delle banche suddette.
Dopo i casi recentissimi di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, dunque, altre quattro banche popolari assurgono agli onori della cronaca per una vicenda penosissima, caratterizzandosi i loro clienti per essere quasi tutti piccoli risparmiatori, in particolar modo anziani, che dopo una vita di lavoro e sacrifici avevano messo da parte i risparmi per affrontare serenamente la vecchiaia.
Questi strumenti finanziari venduti alla clientela retail si caratterizzano per essere particolarmente sofisticati e complessi e dunque adatti solo per investitori esperti intenzionati ad assumersi rischi notevoli pur di ricevere un buon profitto. La prima cosa da fare, quindi, è verificare se i clienti sono stati adeguatamente informati delle reali caratteristiche dei titoli e dunque hanno acquistato i prodotti consapevoli del rischio che correvano nonché verificare se le banche hanno adottato le procedure previste dalla legge in tema di appropriatezza ed adeguatezza dell’investimento rispetto al profilo di rischio dichiarato dal cliente.
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Autore: Unione Nazionale Consumatori
Data: 28 gennaio 2016
Risparmi traditi, cosa fare?
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