Voi lo sapevate che i parchi di divertimento sono luoghi di consumo? Dai parchi a tema a quelli più adrenalinici, fino ai parchi acquatici sono tutti posti in cui si paga un biglietto per accedervi e all’interno siamo stimolati ad acquistare di tutto: gadget e souvenir, bibite, panini, dolciumi. C’è poi il così detto “salta fila” che permetter di accorciare il tempo di attesa per accedere alle attrazioni pagando un sovraprezzo. Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta e se è legittimo.
A cosa serve il “salta fila”
Soprattutto in alta stagione i consumatori in visita ai parchi di divertimento si ritrovano a dover affrontare per ogni attrazione file prolungate, talvolta in condizioni non proprio comode, in piedi e sotto il sole cocente. Dunque il “salta fila” diventa un’opzione, anche se non mancano le proteste: secondo molti, questo sistema non sarebbe corretto per chi ha acquistato un biglietto tradizionale se la presenza delle persone dotate di accesso prioritario arriva a pregiudicare la possibilità di usufruire di tutte le attrazioni nel corso della giornata.
Alcuni arrivano a sostenere che saltare la coda sarebbe diseducativo per i numerosi bambini e ragazzi che frequentano il parco perché darebbe un messaggio sbagliato. Ora, lasciando stare la questione etica, da un punto di vista giuridico, devo dirvi che il “salta fila” non può essere ritenuto, in sé, una pratica commerciale sleale. A condizione che il tutto sia organizzato correttamente e che i consumatori non siano indotti ad acquistare il biglietto prioritario con modalità ingannevoli.
Le caratteristiche del “salta fila”
La prima caratteristica che deve governare la vendita del “salta fila” riguarda la necessità di assicurare l’ottimale godimento del parco da parte di tutti gli ospiti, sia che abbiano acquistato un biglietto tradizionale sia che abbiano acquistato una priority: il parco deve studiare le modalità di distribuzione giornaliera allo scopo di evitare ripercussioni sui tempi d’attesa. Insomma, per assicurare a tutti di utilizzare le diverse attrazioni, il numero di vendite giornaliere deve essere appositamente limitato.
Ovviamente, poi, a tutela degli stessi acquirenti del “salta fila”, andrebbe specificato nelle condizioni di acquisto, che si tratta di una modalità per risparmiare tempo, ma che non si promette l’eliminazione totale del tempo di attesa (il nome “salta fila” di per sè è ingannevole).
Tre condizioni per la legittimità
Inoltre perché sia corretta la vendita di biglietti prioritari, questa dovrebbe rispettare almeno tre condizioni:
- il consumatore non dovrebbe essere costretto ad acquistare il “salta fila” nella biglietteria esterna, ma anche all’interno, così da permettergli di percepire se ne ha davvero bisogno;
- il gestore del parco dovrebbe evitare di rendere più appariscente la fila all’esterno di un’attrazione (cosa che si può fare manipolando gli accessi ai corridoi interni talvolta lasciati vuoti proprio per allungare la fila fuori);
- non dovrebbe essere in alcun modo modificato il funzionamento della giostra (talvolta allo scopo di allungare la fila, viene appositamente rallentata la frequenza di partenza delle attrazioni proprio per accumulare la fila all’esterno).
Ma se queste condizioni di “trasparenza” sono rispettate, il “salta fila” è lecito.
Quanto agli aspetti etici: non sarebbe la prima volta che i consumatori sono posti davanti a tariffe diverse che danno servizi ulteriori a chi ha maggiore capacità di spesa. E ciò non contrasta con i principi di uguaglianza stabiliti dalla costituzione, visto che il parco dei divertimenti non è certo servizio “essenziale”. E poi il salta la fila è ormai un classico anche nelle città turistiche di tutto il mondo.