Tasse comunali
In Italia sono moltissimi i Comuni in cui, ancora oggi, i contribuenti devono versare una tassa istituita nel 1904, anno in cui attraverso un regio decreto venne chiesto ai cittadini di contribuire al finanziamento della bonifica delle aree paludose. A distanza di oltre un secolo che senso ha continuare a pagare un servizio che, di fatto, non viene più erogato? Restando ai Comuni, sono molti quelli che sfruttano la Tosap, ossia la tassa di occupazione del suolo pubblico, per chiedere balzelli surreali: dall’imposta sull’ombra che le tende di parasole proiettano sul suolo pubblico a quella per gli zerbini.Energia
Nel 1987 e nel 2011 gli italiani sono stati chiamati a pronunciarsi sull’uso dell’energia nucleare tramite referendum abrogativi. In entrambe le occasioni la vittoria del sì è stata netta, chiudendo così la strada all’utilizzo dell’energia nucleare in Italia. Ma nonostante ciò, nella bolletta elettrica i contribuenti continuano a pagare oneri per la messa in sicurezza del nucleare.Carburanti
Storicamente in Italia, dopo ogni guerra e tragedia naturale, vengono aumentate le accise sui carburanti: è accaduto per la guerra di Abissinia del 1935, con la crisi del Canale di Suez del 1956, con il disastro del Vajont del 1963, con l’alluvione di Firenze del 1966 ecc ecc. Ma a decenni di distanza da questi momenti di crisi, quelle accise sono rimaste. Senza dimenticare che sul costo della benzina i consumatori devono pagare anche l’Iva.Tasse da pagare… anche da morti
Le tasse perseguitano gli italiani anche quando passano a “miglior vita”. Occorre infatti pagare per il trasporto del defunto, per l’illuminazione votiva. Per chi prova a risparmiare sul costo del loculo, diventato ormai per molti proibitivo, le spiacevoli sorprese non mancano: anche nel caso della cremazione, è prevista infatti una tariffa per l’affido dell’urna cineraria.Cosa dice lo Statuto del contribuente?
Di fronte a tutte queste tasse occulte, è bene ricordare che il consumatore è tutelato dallo Statuto del contribuente secondo cui “le disposizioni tributarie non possono prevedere adempimenti a carico dei contribuenti la cui scadenza sia fissata anteriormente al sessantesimo giorno dalla data della loro entrata in vigore o dell’adozione dei provvedimenti di attuazione in esse espressamente previsti”. Eppure, nonostante quanto scritto in questo Statuto, i casi in cui la norma viene sistematicamente violata sono tanti. Accade ad esempio con il pagamento del canone Rai nella bolletta elettrica. Molti italiani hanno infatti dovuto presentare la dichiarazione di non detenzione della televisione senza che prima gli venisse spiegato cosa si intendeva per “apparecchi atti o adattabili alla ricezione delle radioaudizioni”. Con l’ingresso di computer e smartphone nella vita quotidiana di ognuno di noi, quelle utilizzate sono espressioni alquanto datate, ancorate al regio decreto, tuttora vigente, del 1938, emanato prima ancora che ci fossero le trasmissioni della Rai, andate in onda per la prima volta il 3 gennaio del 1954.Le tasse occulte servono davvero?
Secondo uno studio della Cgia di Mestre (Associazione Artigiani e Piccole Imprese Mestre) del 2015, le principali dieci imposte italiane coprono da sole l’85,3% del totale del gettito tributario. Tutte le altre tasse contribuiscono dunque in maniera esigua a rimpinguare le casse dello Stato, nonostante rappresentino il 90% del panorama fiscale. Oltre a non generare grandi introiti, questi balzelli ingolfano l’Agenzia delle Entrate e i vari enti che le devono riscuotere. Non va dimenticato, infatti, che se queste tasse non si pagano spesso il costo del loro recupero è superiore alla mancata riscossione. Inoltre, questi mini tributi violano l’art. 53 della Costituzione, secondo cui ogni contribuente deve partecipare alle spese pubbliche in ragione della propria capacità contributiva. Queste tasse occulte, invece, sono pagate indistintamente da tutti: ricchi e poveri, famiglie in difficoltà economica e benestanti.La nostra proposta
La soluzione del federalismo fiscale, piuttosto che ridurre gli sprechi e le tasse, ha moltiplicato i centri di spesa, prodotto disavanzi (è il caso della sanità regionale) e consentito ai Comuni di introdurre in modo arbitrario nuovi tributi. Allo stesso modo, l’abbassamento delle tasse centrali ha avuto come conseguenza il taglio dei trasferimenti di risorse ai Comuni, consentendo loro di compensare le perdite con aumenti dei tributi locali. Negli ultimi vent’anni si è così assistito al taglio delle aliquote Irpef (imposta sul reddito delle persone fisiche), l’unica in linea con l’art. 53 della Costituzione, o delle tasse destinate alle classi più solide economicamente, come l’Iva sui beni di lusso e le imposte di successione. Mentre sono aumentate quelle che toccano le persone meno abbienti, come l’Iva sui prodotti per la pulizia della casa e le imposte su luce e gas. Scelte politiche sbagliate che hanno contribuito a impoverire le famiglie e il ceto medio, aumentando le diseguaglianze e facendo raggiungere al nostro Paese nel 2016 il triste primato storico di 4.742.000 individui in povertà assoluta, con il 45,2% degli italiani che non può permettersi di passare una settimana di vacanza all’anno lontano da casa (dati Istat 2016). Alla luce di questo stato di cose, la proposta che l’Unione Nazionale Consumatori lancia è che, a parità di gettito, sia più giusto ed equo chiedere ai contribuenti di pagare le tasse che incidono realmente sulla tenuta delle casse dello Stato.Autore: Unione Nazionale Consumatori Data: 14 novembre 2017