I tatuaggi sono sempre più diffusi: per la maggior parte delle persone hanno uno scopo prettamente estetico, ma esistono anche delle motivazioni “terapeutiche” che spesso vengono sottovalutate. L’importante è che chi decide di tatuarsi lo faccia in piena sicurezza, affidandosi a professionisti seri e nel rispetto delle regole. Scopriamo insieme tutto quello che c’è da sapere sui tatuaggi in questo approfondimento realizzato in collaborazione con il Centro nazionale delle sostanze chimiche, prodotti cosmetici e protezione del consumatore (istituito da ISS), nell’ambito del progetto “Informare per proteggere”.
Un po’ di storia sui tatuaggi
I tatuaggi sono stati praticati dalle popolazioni sin dall’antichità a scopo rituale o semplicemente estetico. In qualche caso sono stati avversati dalle religioni come quella ebraica; la religione mussulmana consente solo un tatuaggio leggero. Quella cristiana invece ne ha permesso l’applicazione soltanto nel 787 da parte di Papa Adriano I.
I tatuaggi a scopo “estetico” hanno avuto un andamento altalenante nel corso dei secoli e negli ultimi decenni ha preso decisamente piede e sono moltissime le persone che vi ricorrono.
Come si fanno i tatuaggi
La pelle è formata da diversi strati di cui il più superficiale (epidermide) è continuamente rinnovato. Il successivo strato (derma) è invece stabile.
Il tatuaggio si effettua inserendo proprio nel derma le sostanze chimiche colorate per “dipingere” le superfici del corpo; in tal modo le figure che si ottengono restano permanenti e non c’è il pericolo che scompaiano con la naturale “desquamazione” della pelle.
Da un punto di vista medico si tratta di piccoli interventi chirurgici in quanto, anche se soltanto superficialmente, richiedono una “scarificazione” della cute su cui si fissano delle sostanze chimiche che potremmo anche considerare come delle “microprotesi”.
Esistono però anche dei tatuaggi non permanenti che consistono nell’applicare sulla pelle delle sostanze colorate che si possono asportare in modo relativamente facile.
Molto importanti sono i tatuaggi a scopo “terapeutico” che sono praticati sulla pelle delle persone che hanno necessità di coprire condizioni patologiche della cute, ripristinare l’aspetto di una cute sana o come complemento agli interventi di chirurgia ricostruttiva. In alcuni casi questa tecnica può essere utilizzata anche per la somministrazione di sostanze farmacologiche con specifiche indicazioni terapeutiche.
Ci sono rischi per chi fa un tatuaggio?
I tatuaggi comportano dei rischi a breve termine e anche a lungo termine.
Quelli a breve termine riguardano la possibilità di infezioni dovute al mancato rispetto di norme igieniche (pulizia degli ambienti, igiene dell’operatore, mancata sterilizzazione degli strumenti, ecc.), ma anche a reazioni allergiche che possono verificarsi in soggetti “sensibili” ai componenti degli inchiostri utilizzati. Per questo motivo è fondamentale rivolgersi soltanto a professionisti che siano in possesso dell’idoneità igienico-sanitaria ed abilitati ad operare in un locale autorizzato utilizzando strumenti sterili.
Per quanto riguarda gli aspetti igienico sanitari in questo particolare momento di rischio di contaminazione da Covid-19 si rimanda al manuale “Indicazioni sulle misure contenitive del contagio da SARS-CoV-2 nel settore della cura della persona, per le attività di:TATUAGGIO, DERMOPIGMENTAZIONE E PIERCING.” che l’Istituto Superiore di Sanità e l’INAIL hanno pubblicato nel 2020.
Più subdoli sono i possibili effetti a lungo termine e sono legati alle caratteristiche tossicologiche delle sostanze impiegate per “colorare” il derma. Mentre i pigmenti rimangono nei pressi dell’area in cui è localizzato il tatuaggio, gli altri ingredienti contenuti negli inchiostri possono distribuirsi nell’intero organismo nel giro di qualche ora o di qualche giorno. Di conseguenza, la pelle e gli altri organi sono esposti agli effetti di tali sostanze per un lungo periodo. La principale preoccupazione riguarda le sostanze mutagene e/o cancerogene che una volta “inserite” nelle cellule potrebbero attivare processi neoplastici. Ovviamente si tratta di fenomeni che possono manifestarsi dopo lungo termine dall’applicazione e sono difficilmente prevedibili. Sostanze mutagene e/o cancerogene possono essere presenti negli inchiostri come impurezze o possono rappresentare dei prodotti di decomposizione degli stessi ingredienti impiegati per la formulazione degli inchiostri. Ad esempio, alcuni coloranti possono subire decomposizione e rilasciare sostanze cancerogene.
Altre sostanze che gli inchiostri potrebbero contenere sono quelle potenzialmente “allergologiche”. Il Nichel è forse il più conosciuto, ma anche il rame e altri metalli pesanti meritano di essere considerati. Al fine di garantire un elevato livello di protezione della salute dei consumatori, a partire dal 4 gennaio 2022 non sarà consentito immettere sul mercato inchiostri per tatuaggi e trucco permanente che non rispettino le prescrizioni del Regolamento REACH. In particolare, a partire da questa data, gli inchiostri non potranno contenere le sostanze chimiche (sia ingredienti che impurezze) a concentrazioni superiori a quelle consentite dal Regolamento. I “tatuatori” potranno quindi utilizzare nella pratica del tatuaggio solo inchiostri conformi al Regolamento REACH.
Purtroppo, in commercio possono trovarsi “inchiostri” che contengono sostanze chimiche pericolose. Ciò è confermata dall’intensa attività di vigilanza compiuta dal nostro Servizio Sanitario Nazionale che vigila sul mercato effettuando controlli mirati sugli inchiostri in commercio. I risultati di questo lavoro sono riportati in tempo reale dal Ministero della Salute mediante il sistema RAPEX.
Per quanto riguarda la composizione degli inchiostri, studi specifici sulle metodologie di controllo per la ricerca di sostanze pericolose e sulla tematica sono stati svolti dal Centro Nazionale Sostanze Chimiche, Prodotti Cosmetici e Protezione del Consumatore dell’Istituto Superiore di Sanità, che ha anche redatto un vademecum dal titolo “Come leggere l’etichetta degli inchiostri usati nei tatuaggi e PMU”.
I nostri consigli
L’applicazione di un tatuaggio è quindi una operazione complessa che richiede una buona perizia da parte degli operatori, ma anche e soprattutto, una approfondita conoscenza dei problemi igienico sanitari che possono insorgere. Per tale motivo chi volesse tatuarsi dovrebbe rivolgersi esclusivamente presso strutture specializzate con personale qualificato.
Ancora più complesso è il tatuaggio “terapeutico” che, sostanzialmente, deve essere fatto su tessuti che presentano delle lesioni. In questi casi è necessario rivolgersi a strutture in cui c’è un medico in grado di effettuare il tatuaggio e, soprattutto, intervenire in caso di eventuali effetti collaterali avversi.
E’ anche importante ricordare che i tatuaggi riguardanti il derma sono permanenti. La loro eventuale “asportazione” è complessa anche perché bisogna asportare le cellule provocando delle lesioni e quindi richiedono una notevole perizia da parte di che esegue l’operazione.
Chi intende farsi tatuare dovrebbe rivolgersi a strutture e professionisti che assicurano di lavorare in ottime condizioni di igiene. Sarebbe bene avere informazioni precise sugli “inchiostri” utilizzati e in particolare le sostanze chimiche presenti per essere certi di non andare incontro ad effetti avversi. I tatuaggi hanno il carattere di permanenza e quindi si tratta di scelte che si possono revocare a prezzo di operazioni molto fastidiose. In conclusione prima di tatuarsi è consigliabile tenere presente tutte queste considerazioni.
Articolo realizzato nell’ambito del progetto #informareperproteggere di Unione Nazionale Consumatori in collaborazione con Istituto Superiore di Sanità.
Autore: Agostino Macrì in collaborazione con Istituto Superiore di Sanità
Data: 18 maggio 2021