In tempi di truffe finanziarie (agli onori della cronaca in questi giorni la “truffa dei Parioli”) la regola è semplice: non credere a chi promette soldi e guadagni facili in poco tempo! Vale in tutti i campi ma probabilmente ancora di più in quello finanziario in cui ci sono in ballo rilevanti interessi economici, gestioni difficilmente comprensibili per il piccolo risparmiatore, meccanismi off shore e altre simili diavolerie con garanzie spesso insufficienti.
Il recente caso della maxi truffa da 170 milioni di euro perpetuata ai danni di molti vip della Capitale rivela un fenomeno in espansione in cui, però, non sono soltanto i “benestanti” ad affidare i loro risparmi ai promotori finanziari che fanno promesse allettanti. Anche il risparmiatore medio, che fatica a mettere qualcosa da parte, può cadere nella trappola dell’intermediario infedele rivolgendosi ad uno specialista alternativo con cui ritiene di poter instaurare un rapporto più diretto e personalizzato assumendosi, non sempre con consapevolezza, qualche rischio in più.
La vigilanza del settore è affidata alla Consob che registra nel 2010 il doppio delle sanzioni rispetto all’anno precedente: ben 78 promotori, infatti sono stati radiati dall’Albo lo scorso anno, contro i 43 del 2009. I casi più diffusi riguardano: somme di denaro sottratte ai clienti, contraffazione della firma per effettuare operazioni non autorizzate ed intascare i profitti, oltre ai nuovi raggiri telematici effettuati abusando delle password dei risparmiatori in Rete.
A denunciare gli abusi è spesso l’intermediario per cui il promotore lavora (come la banca) che nota un comportamento sospetto o riceve una segnalazione dalla vittima: a quel punto interviene la divisione di Vigilanza che se accerta la violazione lascia all’Ufficio sanzioni amministrative di Roma la decisione sulle modalità dell’intervento.
Ma troppo spesso il consumatore si lamenta anche della stessa banca che non vigila adeguatamente sui propri dipendenti: anche nella “truffa dei Parioli”, secondo Banca di Italia, è sospetto il ruolo svolto da chi avrebbe omesso di attivare la normativa antiriciclaggio.
La prima tutela, dunque, i consumatori la trovano in se stessi, nella consapevolezza e nel proprio senso di responsabilità che dovrebbe guidarli nel non lasciarsi allettare da promesse fuori luogo che nascondono l’inganno. Ecco allora l’importanza di alcune regole di prudenza: nel dare ordini ai promotori finanziari sarebbe bene non consegnare denaro contante; gli assegni devono essere intestati alla banca (mai al singolo incaricato); ricordare di conservare in copia i contratti che si stipulano e richiedere costantemente il rendiconto dei propri investimenti, anche presso lo sportello bancario. Inoltre è assolutamente sconsigliato delegare in bianco qualsiasi persona, anche se si ha totale fiducia.
Forse ai cittadini servirebbe anche l’aiuto delle istituzioni: non solo più controlli, ma anche iniziative di educazione finanziaria per spiegare al consumatore come investire in sicurezza.
Autore: Unione Nazionale Consumatori
Data: 19 aprile 2011
Truffe finanziarie: occhio ai soldi facili
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