Cerchiamo di capire come sono andate le cose
Le galline ovaiole, come tutti gli animali, sono esposte alla infestazione di ectoparassiti ed in particolare della pulce rossa; quando si verifica questa malattia il benessere degli animali viene compromesso e si ha anche una diminuzione della produzione di uova. Per combatterla sono disponibili dei “preparati” a base di sostanze naturali quali mentolo e eucaliptolo da impiegare come “spray” negli allevamenti, ma la loro efficacia è modesta. Sono molto efficaci invece alcune sostanze come Fipronil e Amitraz il cui impiego è consentito come disinfestanti ambientali, per combattere gli ectoparassiti dei cani e dei gatti e anche in agricoltura. Quello che sembra sia successo è che alcuni allevatori abbiano impiegato in modo improprio il Fipronil (e forse anche l’Amitraz) nei loro allevamenti. Le modalità non sono chiare, ma sembra che questi insetticidi siano stati miscelati fraudolentemente nelle soluzioni di sostanze naturali e quindi diffusi negli allevamenti mediante spray. In questo modo potrebbero essere state contaminate l’acqua di bevanda e i mangimi e quindi, indirettamente, le galline li hanno ingeriti con la conseguente contaminazione delle uova. Fortunatamente la “tossicità” del Fipronil per l’uomo è modesta; inoltre i livelli di residui sono molto bassi. Ne consegue l’assenza di pericoli significativi per i consumatori. Questo però non giustifica in nessun modo l’uso illegale degli insetticidi. Infatti le partite di uova contaminate sono state distrutte e interventi drastici sono stati fatti anche negli allevamenti sottoposti a trattamenti illegali. La proposta proveniente da qualcuno di etichettare le uova come “Fipronil free” sembra fuori da ogni logica perché i residui di insetticidi non debbono esserci in nessun modo. Bisogna aggiungere che agli allevatori è imposto un sistema di autocontrollo e che esiste anche un rigoroso sistema di controllo pubblico esercitato dei Servizi Veterinari delle ASL. Semmai si debbono ulteriormente migliorare le procedure dei controlli e reprimere con sanzioni adeguate le infrazioni.Dobbiamo tracciare le uova di importazione?
Qualcuno sta proponendo di tracciare le uova e i prodotti derivati di importazione per distinguerli dalle produzioni nazionali lasciando ritenere che le nostre uova siano più sicure. Dai dati forniti da Unaitalia (l’associazione dei produttori di pollame), nel nostro Paese vengono prodotte circa 13 miliardi di uova, se ne importano circa un miliardo e se ne esportano circa 800 milioni. In pratica quindi esiste una autosufficienza che si avvicina al 99 %. Sulle uova in guscio è già stampigliata l’origine italiana e anche di che tipo di allevamento si tratta (biologico, a terra, in batteria) quindi non sembra utile un appesantimento della etichettatura. Leggi a riguardo Uova: l’etichetta più completa La preoccupazione potrebbe riguardare gli “ovoprodotti”. Si tratta di uova non in guscio utilizzate dall’industria alimentare o dagli artigiani (pasticcerie, forni, produttori di pasta fresca, ecc.) e che difficilmente arrivano come tali al consumatore. Si vorrebbe che negli alimenti finiti sia indicata l’origine dell’ovoprodotto. A parte la difficoltà degli operatori a fare delle etichette ogni volta che si cambia fornitore, esistono problemi obiettivi, soprattutto per controllare l’origine delle uova nelle fettuccine o nei pasticcini alla crema che acquistiamo nei negozi. Considerato che i sistemi di allevamento sono simili nei diversi Paesi non sembra utile impegnarsi in una nuova forma di etichettatura che ha il sapore di una misura protezionistica. Forse è meglio spiegare al consumatore che le uova che trova in commercio sono sicure e che episodi come quelli dei residui di Fipronil si scoprono grazie ai controlli costanti condotti sia in Italia, sia in altri Paesi soprattutto se comunitari. Indipendentemente dall’episodio delle uova al Fipronil che non sembra destare particolari preoccupazioni, si può affermare con una ragionevole certezza che i controlli sono efficaci e tali da impedire l’immissione in commercio di alimenti potenzialmente pericolosi. Per discutere delle uova contaminate e dell’importanza di una corretta comunicazione, il ministero della Salute, a seguito di una nostra proposta (leggi a riguardo ALIMENTAZIONE: uova contaminate, riunione al ministero), ha convocato per lo scorso 7 settembre, la Sezione consultiva delle associazioni dei consumatori e dei produttori in materia di sicurezza alimentare del Comitato nazionale per la sicurezza alimentare. Durante la riunione i Direttori Generali Silvio Borrello e Giuseppe Ruocco, hanno illustrato le attività svolte dal Ministero per controllare e prevenire il fenomeno delle contaminazione delle uova con l’insetticida Fipronil. A seguito delle segnalazioni in Olanda e Belgio, sono stati fatti dei campionamenti su uova, ovoprodotti e prodotti da forno, sia di importazione, sia di produzione nazionale. Si è visto che la contaminazione con Fipronil riguarda anche uova di produzione nazionale. Tra i vari campioni esaminati al momento risulta che uno solo ha una contaminazione dell’ordine di 0,71 mg/kg, ritenuto potenzialmente pericoloso qualora ci sia un consumo giornaliero protratto nel tempo. La Regione Marche, che avrebbe dovuto ritirare dal commercio la partita contaminata, non ha ancora provveduto a farlo. Circa il 5 % delle uova finora esaminate è positivo all’insetticida a concentrazioni nettamente inferiori al valore di 0,71 mg/kg e comunque in gran parte sono state ritirate dal commercio. Il Ministero ha intensificato i controlli sull’intera filiera produttiva delle uova è ha esteso la ricerca di residui anche all’Amitraz e altri insetticidi. Inoltre ha concordato con le Associazioni dei produttori dei piani di autocontrollo ancora più severi. I Direttori Generali hanno anche sottolineato il ruolo dei Servizi Veterinari e di Prevenzione delle ASL, nonché degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali che con i loro interventi hanno consentito di evitare pericoli significativi per i cittadini. Autore: Agostino MacrìData: 11 settembre 2017