Vittoria degli Ncc: il Tar sospende la sosta di 20 minuti

Redazione UNC
17 Dicembre 2024
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Vittoria! Il Tar del Lazio ha sospeso parzialmente il decreto interministeriale di Salvini sugli Ncc (Noleggio con conducente), il n. 226 del 16 ottobre 2024, nella parte in cui obbligava gli autisti a fare una pausa di 20 minuti fra una corsa e l’altra se non partivano dalla rimessa.

La battaglia degli Ncc

Il ricorso era stato presentato dall’Associazione Ncc Italia. Una battaglia vinta per i consumatori che sarebbero stati danneggiati per il rallentamento del servizio, per la minore flessibilità in fase di prenotazione e nell’uso delle app, ma soprattutto per il rischio di rialzo delle tariffe, visto questa inefficienza avrebbe costretto gli autisti a stare al lavoro per più ore a parità di ricavi o, in alternativa, ad aumentare le tariffe per compensare il tempo inutilmente perso e la minore produttività.

Una tassa Salvini. Una situazione paradossale, atteso che, se l’Ncc si trovava già per strada, non poteva far salire subito a bordo un cliente che aveva prenotato, ma doveva farlo aspettare per 20 minuti.

La sospensione del Tar

Sospesa anche la seconda regola assurda, ossia che, quando non si parte dalla rimessa, il luogo di partenza deve coincidere “con l’arrivo del servizio precedente e “deve essere svolto nella stessa data, fatti salvi i servizi notturni svolti nelle prime quattro ore della giornata successiva“.

Insomma, se si arrivava in un comune, non si poteva ripartire per una nuova corsa da un comune confinante, e, anche se si ripartiva dallo stesso comune, non si poteva nemmeno andare a dormire e viaggiare la mattina dopo belli riposati, visto che l’unica eccezione era riservata ai servizi svolti entro le 4 del mattino.

Alla faccia della sicurezza stradale!

La posizione di UNC

Una battaglia vinta, anche se la guerra non si è ancora conclusa, visto che il Tar, per ora, ha solo concesso una sospensiva, ossia ha congelato temporaneamente il decreto impugnato in attesa della fase di merito e della decisione definitiva, che sarà presa nella prossima udienza, prevista per il 13 gennaio.

Certo è che, finora, ha confermato in pieno le nostre tesi, ritenendo che “appare discendere un pregiudizio grave ed irreparabile per i titolari dell’attività di noleggio con conducente per effetto delle imposizioni introdotte“, ossia delle due regole previste dal decreto del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, di concerto con il Ministero dell’Interno.

Per il Tar, poi, non discende, da tale accoglimento della richiesta degli Ncc, “alcun pregiudizio per l’interesse pubblico, potendo le altre disposizioni  (…) spiegare la loro efficacia, ed attuandosi in tal modo un equo bilanciamento tra i contrapposti interessi“.

Insomma, dopo la bocciatura dell’Antitrust e dell’Autorità del trasporti, ora arriva anche quella del Tar.

Cosa succede adesso?

Basterà tutto questo a indurre il ministro Salvini a scendere a più miti consigli? Ne dubitiamo, atteso che il suo commento è stato: “Abusivi, clandestini, irregolari non devono poter lavorare in Italia“.

Evidentemente non ha letto la sentenza della Consulta n. 56 del 2020, che, nel dichiarare incostituzionale l’obbligo di rientro in rimessa dopo ogni servizio, non solo l’aveva ritenuto “un aggravio organizzativo e gestionale irragionevole” ,  ma anche una misura “sproporzionata rispetto all’obiettivo prefissato di assicurare che il servizio di trasporto sia rivolto a un’utenza specifica e non indifferenziata (ossia per contrastare quelli che Salvini chiama  abusivi, n.d.r.), in quanto travalica il limite della stretta necessità, considerato che tale obiettivo è comunque presidiato dall’obbligo di prenotazione presso la sede o la rimessa e da quello, previsto all’art. 3, comma 2, della legge n. 21 del 1992, di stazionamento dei mezzi all’interno delle rimesse (o dei pontili d’attracco)“.

La necessità di ritornare ogni volta alla sede o alla rimessa per raccogliere le richieste o le prenotazioni colà effettuate può essere evitata, senza che per questo si creino interferenze con il servizio di piazza, proprio grazie alla possibilità, introdotta dalla stessa normativa statale in esame, di utilizzare gli strumenti tecnologici, specie per il tramite di un’appropriata disciplina dell’attività delle piattaforme tecnologiche che intermediano tra domanda e offerta di autoservizi pubblici non di linea“.

Invitiamo ora il ministro Salvini a rivedere le sue posizioni e a convocare tutti attorno a un tavolo, non solo tassisti e Ncc, ma, per una volta, anche gli unici che in questo scontro senza fine tra le due categorie non sono mai stati considerati, ossia i consumatori, che sono poi le vere vittime di un trasporto pubblico di linea che non funziona, tra attese snervanti e tariffe poco chiare.

Autore: Mauro Antonelli

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