Reclamo N° 167228

Elio
22 Ottobre 2019
Buongiorno, intendo segnalare quanto sta avvenendo da un pò di tempo a questa parte in relazione ai piccoli acquisti fatti da privati e di provenienza extracomunitaria. La segnalazione è esclusivamente riferita agli acquisti "piccoli" definiti tali riferendosi al valore totale della transazione che deve essere inferiore ai 22 euro comprensivi sia del valore dell'oggetto acquistato sia dei costi accessori di spedizione ed assicurazione. Va detto che normalmente tali pacchetti passano la dogana senza particolari problemi. Talvolta, con una media di 1/10 - 1/15 ed in modo spesso casuale, alcuni di questi pacchetti vengono fermati per ulteriori controlli ed a quel punto Poste Italiane invia una raccomandata al destinatario chiedendo alcuni documenti insieme alle prove del costo effettivo della transazione. Se il costo effettivo della transazione superasse i 22 euro verranno richieste somme aggiuntive di IVA e spese di sdoganamento , e nel caso anche i relativi dazi doganali. Viceversa se il costo complessivo pagato dall'acquirente fosse dimostrato essere inferiore ai 22 euro, l'oggetto dovrebbe essere recapitato senza alcun onere aggiuntivo. A tal riguardo Poste Italiane pubblica la seguente pagina web: https://www.poste.it/costo-sdoganamento-spedizioni-estero.html Il condizionale "dovrebbe" diventa necessario perché in realtà esiste un "trucco" . Per capire dove si nasconde "il trucco" che consente di applicare sempre e comunque gli "oneri e spese di sdoganamento" massimi di 15 euro (NON DOVUTI), si devono osservare i 2 asterischi e leggere il relativo richiamo. Per quanto la postilla richiamata tramite asterischi possa sembrare di poco conto, grazie all'utilizzo di un testo fumoso che riporta parole di carenza o non conformità della dichiarazione o dei documenti ...... consente a Poste Italiane di farsi sempre pagare il "disturbo" di gestione del fermo in magazzino e gestione della pratica. L'oggetto della spedizione, in questi casi, è spesso un pacchettino proveniente dall'oriente, quasi sempre Cina. Si tratta di pacchetti che attraversano continenti e passano fra le mani di vari vettori che per esigente di automazione logistica, sovrappongono etichette adesive legate al tracking, sovrapponendole a quella dei mittenti. Poste Italiane lo sa bene perché, pur con i propri protocolli e le proprie etichette, fa le stesse cose. E' palese quindi che tra scritte in cinese, barcode vari , valori espressi in dollari, note del vettore e format diversi di queste etichette, l'operatore doganale presso Poste Italiane che le guarda, ci possa riscontrare, a suo insindacabile giudizio, "carenze o non conformità della documentazione a supporto della spedizione" . Non è pensabile che i sistemi di logistica internazionale si adeguino alle elucubrazioni dell'operatore doganale italiano , ma soprattutto non ci sono standard internazionali a cui riferirsi per sapere ciò che può essere giusto o sbagliato per l'operatore italiano. Pertanto, anche se non dovrebbe essere così, qualora il pacchetto venga fermato, pur dimostrando che si è speso meno dei fatidici 22 euro, scattano gli "oneri e spese di sdoganamento" e l'oggetto che avevi acquistato per 11 euro alla fine lo hai pagato 26 euro. In questo modo si è aggirata la volontà normante la materia che stabiliva fossero nulli i costi di sdoganamento. Segnalo anche che molti che hanno dovuto rispondere per dimostrare l'effettiva spesa che poi si sono visti recapitare il balzello aggiuntivo di 15 euro hanno respinto la consegna con la conseguenza che hanno perso i soldi relativi all'acquisto, e con la beffa che Poste Italiane ha preteso comunque i 15 euro di oneri e spese doganali.
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