Reclamo N° 142966

Ornella
07 Marzo 2019
A settembre 2017 c’è stata un’interruzione di energia elettrica per più di 36 ore continuative. Come noto, per legge mi è dovuto un indennizzo automatico che secondo i miei calcoli ammonta a euro 135. A dicembre 2017 mi è stato corrisposto un indennizzo di 45 euro. Dopo svariati reclami telefonici e scritti ai quali non ho avuto adeguata risposta, ho acceduto al servizio di conciliazione tramite il sito dell’ARERA. Dopo 3 incontri non siamo arrivati all’accordo. Secondo “ENEL” (in realtà e-distribuzione) mi è dovuto solo 105 euro. 15 euro li hanno tolti considerando il mio comune come “media densità” abitativa, adducendo a questa affermazione l’applicazione della riclassificazione di porzioni di territorio ai sensi della Delibera n.128/99, anche se io sono in possesso di una dichiarazione che la richiesta di riclassificazione non è mai stata presentata. Gli altri 15 euro li hanno tolti perché affermano (cosa che non leggo nella legge applicativa) che il conteggio delle ore va fatto dal momento della prima telefonata ricevuta per segnalare il disservizio. Nel calcolo fanno riferimento alla telefonata della mia vicina (che pare sia stata circa 40' dopo l'inizio dell'interruzione), e per pochi minuti (meno di 10) riducono l’interruzione da più di 36 ore a più di 32 ore, e quindi di 15 euro l’indennizzo. Non ho contezza se ci sia stata un'altra telefonata di qualche altro vicino (guarda caso è uscita fuori solo la telefonata della vicina citata nella mia richiesta di conciliazione!). Ho chiesto i dati delle registrazioni (che mi sono dovuti) sia al distributore che al fornitore: il fornitore mi ha detto che devo chiederli al distributore e il distributore non ha mai risposto né alla prima né alla seconda richiesta. Io sono sicura che o non hanno questi dati oppure li hanno e dimostrano che sono dovuti anche gli altri 15 euro. In attesa di ricevere i 60 euro aggiuntivi, desidero sapere che mezzi hanno gli utenti per far valere i propri diritti. Il primo calcolo che ha portato al risarcimento dei primi 45 euro si è dimostrato errato. Il secondo calcolo che ha portato alla somma totale di 105 euro (di cui i 60 euro aggiuntivi non ancora corrisposti) è certamente errato. Alla richiesta di avere dati che mi sono dovuti non rispondono. Le stesse leggi che mi riconoscono questi diritti, non mi tutelano quando non mi vengono riconosciuti (per esempio non è prevista alcuna forma di multa). Cosa posso fare?
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