Reclamo N° 53523

Andrea
07 Luglio 2017
Gentile associazione dei consumatori, vorrei portare alla vostra attenzione una problematica. Questa sarebbe l'impunita, macchinata truffa che giorno per giorno la popolazione italiana è costretta a subire dalle compagnie telefoniche. Non ho gli strumenti per comprendere di quale entità questa truffa sia e quanto sia resa legale dai contratti stipulati fra i fruitori dei servizi telefonici e le compagnie. Il fatto è che continuamente riceviamo addebiti per l'attivazione di servizi che non abbiamo richiesto o altri addebiti incerti: per disattivare i primi spesso sono necessari codici particolari o procedure che non tutti sono in grado di ricercare ed eseguire (soprattutto la parte della popolazione meno abituata ad utilizzare mezzi telematici quali "Google"), mentre per contestare i secondi spesso si devono chiamare numeri a pagamento che rendono tutta l'operazione svantaggiosa in quanto l'eventuale recupero dell'addebito errato o fraudolento verrebbe pareggiato o sorpassato dai costi della chiamata. L'entità delle somme "derubate" è dunque bassa ma continua e diviene uno stillicidio, l'organizzazione del quale rende quasi impossibile una reazione o denuncia. Quale è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso? A novembre 2016 ho terminato il mio contratto con la compagnia telefonica Tre passando a Vodafone. Tre, addebitando fatture bimestrali, mi addebitò comunque una fattura per i mesi di novembre e dicembre (anche se il servizio era interrotto dal 20 novembre), spiegandomi che avrei ricevuto un rimborso di quel che avevo pagato in più (36 euro) nei successivi due mesi. Aspettai, ma niente. Allora chiamai il servizio clienti in qualità di "non cliente" spiegando il mio problema e mi dissero che avrei ricevuto un assegno di traenza entro tre mesi dall'emissione della fattura di rimborso (emessa a febbraio 2017). Ok. Aspettai nuovamente, ma niente. Tornai in un negozio Tre, dentro il quale, un operatore contattò il servizio Tre per conto mio: questa volta spiegarono che non avevo ricevuto i soldi perché non avevo comunicato con quale metodo volevo essere pagato. Ma come? Prima mi dicono di attendere un assegno e dopo tre mesi mi dicono che non sanno come pagarmi? Comunicai dunque l'IBAN del mio conto bancario e, dopo due ulteriori visite al negozio Tre e due ulteriori chiamate al servizio, sono riuscito finalmente ad avere il rimborso dei miei 36 euro. Dopo ben sette mesi! Non credo che molte persone si sarebbero impuntate come me nel pretendere un rimborso che gli era dovuto, soldi loro. Nel mio caso, come in altre centinaia o migliaia ogni anno, le compagnie telefoniche fanno leva sulla frustrazione della gente e sulla complessità dei processi di rimborso e denuncia, riuscendo spesso a derubare i cittadini. I danni economici subiti possono risultare insignificanti o no per il cittadino, ma, comunque, sommate le entità di tutte queste mini-truffe, potrebbero risultare in ingenti guadagni al limite del lecito per le compagnie telefoniche. Penso che lo Stato dovrebbe intervenire mettendo regole più rigide per le compagnie e tutelando di più il consumatore.
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