Marco
04 Settembre 2018
buongiorno. non riusciamo ad entrare in possesso, come eredi, di somme depositate su un libretto di risparmio presso l'ufficio postale di Viale l. Einaudi 1 in Bari e caduto in successione. Le somme sono irrisorie, circa 75 euro ma, poiché nostre, preferiamo essere noi a detenerli e non "donarle" a Poste Italiane. L'azienda pur conoscendo le generalità degli eredi dagli atti di successione, ufficialmente non si rifiuta di corrispondere le somme ma pone condizioni di fatto impossibili: chiede la presenza ti tutti i tre eredi, ma io non posso sostenere un viaggio di 700 km fino a Bari perdendo anche giorni di lavoro per introitare una somma (circa 23 euro poiché siamo 3 eredi) inferiore al costo dell'operazione; in alternativa Poste Italiane mi impone di delegare alla riscossione altro erede (perché) su un modello autenticato che più di un Comune afferma di non poter autenticare.
Ho inviato anche pec con firma digitale alla direzione centrale di Poste Italiane con anche indicato il mio codice iban facilmente verificabile come appartenente alla mia persona ma Poste italiane mi ha risposto che l'operato dell'ufficio postale di Bari è corretto, ma quando ho chiesto di specificare se fosse corretto in base a disposizioni interne o a normative dello stato che, di fatto, permettono al debitore di non assolvere ai propri obblighi, non ho ricevuto risposta. Se utile posso produrre lo scambio di pec con Poste Italiane e lo scambio di email avuto con uno dei Comuni (Mirandola) che hanno negato l'autentica.
Peraltro se l'autentica fosse stata possibile, sarebbe costata 16 euro di imposta di bollo e, di fatto, avrebbe annullato il beneficio sulla mia quota ma, almeno, avrebbe liberato le quote degli altri due eredi (le mie sorelle) disponibili a recarsi presso l'ufficio postale ma alle quali Poste Italiane nega ugualmente il loro diritto ad entrare in possesso delle loro quote per "l'inerzia" dell'altro erede terzo
