Reclamo N° 61658

Barbara
07 Settembre 2017
In data 3 marzo 2017 mi sono recata presso un parrucchiere per ravvivare il mio taglio con nuances di colore rosa, viola e arancione. Ma durante la decolorazione della base, la tinta è rimasta in posa troppo a lungo, procurandomi una bruciatura alla cute (la parrucchiera addirittura temeva che la tinta mi fosse colata anche negli occhi). Sono uscita dal negozio entusiasta della mia nuova acconciatura. Ma l'euforia è durata poco. Già durante la notte, la bruciatura ha cominciato a dolere in modo insistente, disturbando continuamente il mio sonno. Nei giorni successivi, e nelle notti, il dolore è stato incessante ma, ingenuamente, pensavo che la questione si sarebbe risolta a breve. La settimana successiva ho notato un rigonfiamento dei linfonodi dietro l'orecchio destro che il medico curante, interpellato in proposito, ha immediatamente ricondotto alla bruciatura alla testa. Ma il rigonfiamento avrebbe dovuto svanire autonomamente entro al massimo un paio di settimane. Nel frattempo, la ferita sulla mia testa continuava a dolere e a produrre liquido che incrostava pelle e capelli. Ma, ancora ingenuamente, ero convinta che ormai la guarigione sarebbe stata questione di giorni. Trascorse le due settimane senza notare alcun segno di miglioramento, decido di chiedere consulto alla farmacia, e il medico di turno stabilisce che è il caso di somministrarmi un antibiotico in polvere (Streptosil) e un antistaminico (Cetirizina) che favorisca lo sgonfiamento dei linfonodi. Ma dopo pochi giorni la situazione è degenerata, la crosta sulla testa si è sollevata e ha rivelato una abrasione molto estesa da cui sgorgava sangue e pus. In data 10 aprile 2017 mi sono quindi dovuta rivolgere d'urgenza a una dermatologa privata che mi ha prescritto una cura intensa di due settimane a base di antibiotico da assumere per via orale due volte al giorno (Velamox), crema per mantenere morbidi i capelli ed evitare il più possibile la generazione di altre croste da applicare tutte le sere (Gentalyn crema), base lavante da utilizzare ad ogni lavaggio (Physiogel) e impacchi da effettuare dopo ogni lavaggio (Euclorina). Ma la cura non ha prodotto i benefici sperati, e il mio medico curante mi ha prescritto un secondo ciclo di antibiotico a base di amoxicillina. Essendo risultata inefficace anche questa ulteriore terapia antibiotica, ho deciso di interpellare nuovamente la dermatologa privata, che mi ha immediatamente rasato l'area di cuoio capelluto interessata dalla ferita e mi ha prescritto una biopsia da effettuare con urgenza. La biopsia ha rivelato una “flogosi cronica marcata peri-annessiale, focalmente riacutizzata ed erosiva”. La terapia successiva si è basata su medicazioni con Mercuro Cromo e crema Fucidin. Ma durante le vacanze estive, nonostante tutte le precauzioni del caso, l'infezione si è ripresentata. Al rientro dalle ferie sono stata dirottata verso l'Istituto Clinico Humanitas di Rozzano (MI), dove ieri ho eseguito una nuova visita specialistica durante la quale mi è stato effettuato un tampone per la ricerca di batteri e di miceti e un nuovo prelievo di tessuto per analisi istologica. La specialista mi ha anche prescritto una nuova terapia antibiotica a base di Levofloxacin e medicazioni due volte al giorno con Betadine chirurgico e Aureomicina. In tutto questo periodo ho inviato due mail alla titolare del negozio, in data 11 aprile e in data 12 luglio, portandola a conoscenza del mio calvario e inviandole anche le immagini della ferita, e ho pubblicato una recensione sulla sua attività su Facebook. Ma ad oggi non ho ricevuto nessun riscontro da parte sua. Ho diritto a vedere riconosciuto il danno che mi è stato causato? Come mi devo comportare per far valere le mie ragioni? Posso chiedere un rimborso per danni fisici, psicologici ed economici (vergogna per le condizioni della mia testa, visite, esami, medicinali, caparre perse per vacanze non godute, abbonamento in piscina non sfruttato, impossibilità di utilizzo del casco con conseguente raddoppio delle spese e dei tempi per raggiungere ogni giorno il luogo di lavoro, divieto assoluto di bagnare la parte lesa con relativa impossibilità di fare docce e bagni in mare “completi”,...)? In quale cifra possono essere quantificati questi danni? Rimango a disposizione per ogni ulteriore chiarimento in merito. Grazie
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