Non solo acqua, quali sono le bevande consumiamo di più? 

Agostino Macrì
16 Luglio 2024
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L’acqua è l’unico alimento di cui non possiamo assolutamente fare a meno e che nel nostro Paese è a disposizione di tutti, direttamente nelle nostre case a costi molto contenuti. Ma accanto all’acqua del rubinetto disponiamo di una grande quantità di bevande in grado di soddisfare la nostra sete, anche se a costi decisamente maggiori e alle volte non molto utili alla nostra salute. Quali sono le bevande che consumiamo di più? E come sono arrivate a noi? 

Come è cambiato il consumo di acqua 

L’acqua rimane sempre insostituibile per la nostra sopravvivenza, ma le modalità di assumerla sono state profondamente modificate nel corso della evoluzione della nostra società.  

Da semplice alimento primario l’acqua è divenuto un importante veicolo di altri alimenti (alcol, succhi di frutta, principi attivi di vario tipo) per soddisfare, oltre che la sete, la necessità di stimolare il sistema nervoso e anche integrare alcuni micronutrienti, come sali minerali e vitamine

L’evoluzione delle bevande dall’antichità in poi 

Nell’antichità, circa 3500 anni prima di Cristo, gli abitanti della Mesopotamia impararono a produrre la birra, mentre nell’area del Mediterraneo era già conosciuto il vino.

Tuttavia, i Romani sono stati quelli che per primi hanno utilizzato al meglio l’acqua, imparando a potabilizzarla e a trasportarla nei centri urbani mediante un imponente sistema di acquedotti

Il sidro e l’idromele 

Mel Medioevo in Europa si diffuse la produzione del sidro e dell’idromele che, insieme alla birra e al vino, venivano consumati in grande quantità anche perché a volte l’acqua era contaminata e poteva essere causa di malattie infettive, mentre per le bevande alcoliche questo pericolo non c’è.  

In Europa arrivano cioccolato, tè e caffè  

Nel Rinascimento, a seguito della scoperta dell’America e grazie ai contatti commerciali sempre più frequenti con l’Asia, fanno la loro comparsa in Europa la cioccolata, iled il caffè. In pratica con queste bevande si introducono nella nostra alimentazione le prime sostanze stimolanti, che però poco servono a togliere la sete. 

La nascita di acque in bottiglia e bevande gassate 

Nell’Età Moderna (dal XVII al XIX secolo) fanno la loro comparsa le acque minerali in bottiglia, le prime bevande gassate, i succhi di frutta e si assiste ad una notevole evoluzione dei distillati (acquavite, gin, rum, whisky, ecc.). 

Ma è nel XX secolo che assistiamo all’esplosione delle bevande gassate. Si cominciano a produrre quelle dolcificate, sia a base di agrumi (aranciate, limonate) che aromatizzate con sostanze chimiche naturali o di sintesi (cole, cedrate, chinotti, acque toniche).  

Cosa beviamo di più oggi? 

Prendono piede le bevande energetiche (generalmente ad alto contenuto di caffeina) ed anche delle bevande salutistiche che sono, in pratica, degli integratori alimentari. Compaiono anche il tè e il caffè senza teina e caffeina e sono disponibili anche i sistemi depuranti, basati su filtri che eliminano possibili sostanze sgradevoli ma anche alcuni sali minerali, per cui i vantaggi non sempre sono reali.  

Nel XXI secolo, almeno nel nostro Paese, si assiste a una sensibile diminuzione del consumo dell’acqua di rubinetto a favore dell’acqua imbottigliata, compaiono le bevande funzionali arricchite di vitamine, sali minerali, antiossidanti che poco hanno a che vedere con un bel bicchiere di acqua. 

Scelte sostenibili e bevande salutiste 

Oggi è in corso una ulteriore evoluzione, con la comparsa di bevande a basso o nullo potere calorico, confezionate in bottiglie con minore impatto ambientale, bevande vegetali surrogate del latte, bevande con probiotici e altre alcoliche o analcoliche, frutto di miscele più o meno colorate e aromatizzate. 

Si verificano dei fenomeni spiegabili come ricerca di piacere nel bere senza che ci siano vantaggi aggiuntivi. Un esempio è il tè deteinato o senza zucchero. In pratica si tratta dell’infuso di te privato della teina oppure reso dolce dall’aggiunta di un dolcificante. Si tratta di una bevanda che da un punto di vista nutrizionale è identica all’acqua, ma più piacevole e, ovviamente, più costosa.  

Attenzione agli ingredienti 

Discorso analogo si può fare per le bevande gassate senza zucchero in cui sono ampiamente presenti i dolcificanti. Non tutti sanno che per questi additivi alimentari esistono delle dosi accettabili giornaliere che non dovrebbero essere superate, ma nelle etichette non sono riportate le quantità aggiunte e quindi non è possibile regolarsi nei consumi.  

Ci sono poi bevande apparentemente ricche di frutta, come le cedrate e i chinotti. Basta leggere attentamente le etichette per scoprire, però, che degli agrumi evocati è presente soltanto l’estratto della buccia

Un discorso a parte meritano le acque minerali di cui la pubblicità magnifica le proprietà benefiche, non sempre dimostrate con dati scientifici. 

Impariamo a leggere le etichette 

Il mercato delle bevande è ovviamente molto appetito dalle aziende produttrici e dalla distribuzione, con una concorrenza accesa per cercare di accaparrarsi la fiducia dei consumatori. Il consumatore a sua volta non sempre si rende conto del reale valore delle singole bevande e dei benefici (o danni) che ne può ricavare.  

Il consiglio è quello di leggere attentamente le etichette senza lasciarsi abbindolare dalle indicazioni accessorie (dissetante, diuretico, senza…) che servono ad attirarli. 

Articolo realizzato nell’ambito del Progetto RiGenerAzioni Finanziato dal MIMIT D.M. 6/5/2022 art. 5 

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