Acqua e piombo
L’acqua per uso potabile erogata dagli acquedotti è costantemente sotto controllo per verificare l’eventuale presenza dei tanti possibili contaminanti. Nei casi in cui dovessero accertarsi delle irregolarità l’erogazione viene interrotta tempestivamente. Negli ultimi anni i cittadini hanno seguito con molta attenzione la problematica relativa all’arsenico e le discussioni sorte in merito alle misure intraprese per evitare di superare i limiti indicati dalla UE.
Esiste però un problema importante, legato alla contaminazione da Piombo (Pb) che non ha suscitato particolare interesse dall’opinione pubblica anche se si tratta di una questione che le Autorità Sanitarie seguono costantemente.
Non molti sono informati che a partire dal 2013 il Pb nell’acqua potabile non deve superare il limite di 10 microgrammi/litro. Questo limite molto rigoroso è stato suggerito dall’OMS in quanto si ritiene che concentrazioni superiori con esposizioni prolungate possono risultare dannosi per il sistema nervoso, per quello cardiovascolare ed effetti negativi per la fertilità. Tali effetti possono più gravi nelle persone più sensibili (gestanti, bambini fino a sei anni, persone con disturbi renali gravi.
Si tratta ovviamente di un limite prudenziale il cui rispetto garantisce la sicurezza totale dell’acqua potabile.
Vediamo da dove nasce il problema.
Le acque immesse negli acquedotti sono in generale esenti da contaminazioni da Pb. Nel passato gran parte delle tubazioni che portavano l’acqua neille nostre case erano fatte in Pb ed il pericolo della contaminazione era reale. Successivamente si è proceduto alla sostituzione con tubi costruiti con altri materiali ed il pericolo è quasi scomparso. Purtroppo però, soprattutto nei centri storici, la sostituzione non è avvenuta in modo completo e , seppur raramente, esistono piccoli tratti di tubature in Pb. In questi casi basta il ristagno di qualche ora per provocare una contaminazione dell’acqua non accettabile.
I gestori della distribuzione dell’acqua potabile ne debbono garantire la purezza fino al momento della immissione nella rete idrica domestica o delle comunità (alberghi, ospedali, scuole, ecc.) e per fare questo fanno dei controlli sistematici. L’utente finale deve però fare controllare l’acqua che esce dal rubinetto e se necessario intervenire per rimuovere la causa della contaminazione.
I controlli analitici possono essere fatti dalle ASL, ma debbono essere richiesti.
I cittadini che utilizzano l’acqua potabile, debbono essere informati del pericolo e quindi prendere le necessarie misure sapendo che i servizi delle ASL hanno il compito di intervenire e che non è necessario ricorrere a laboratori privati.
Infine va ricordato che i gestori di edifici pubblici sono obbligati a garantire la potabilità dell’acqua potabile (art. 5, c. 2 d.lgs. 31/2001) e ovviamente possono avvalersi dei Servizi della ASL.
Informazioni più dettagliate si possono trovare nella nota informativa del Ministero della Salute.